ITALIA BATTE GRECIA / COME TI SVENDO I PORTI AGLI “AMICI”

Come ti comincio a svendere l’Italia, pezzo per pezzo, boccone per boccone. Tutti a bordo, si inizia dai porti. Proprio come sta succedendo in Grecia. E proprio qualche big dell’ex parastato che avrebbe dovuto “valorizzare” (sic) il nostro patrimonio e le bellezze naturali sta per fare la parte del leone. Peggio che nell’ex Unione sovietica dove sono andati a ruba i pezzi pregiati dell’industria a vantaggio dei burosauri della politica. Qui ci vendiamo “il bello”, l’unica ricchezza dell’ex, appunto, Belpaese.

Una storia tutta da raccontare, quella del saccheggio, un copione degno del miglior Attila. Protagonista Invitalia, il carrozzone di Stato venuto alla ribalta, alcune settimane fa, perchè sarebbe stato individuato dal premier Renzi come “soggetto attuatore” della mai attuata (attesa da vent’anni, ma capace in questo lunghissimo buco nero di inghiottire palate miliardarie di danaro pubblico) bonifica di Bagnoli, l’ex area Italsider nella zona occidentale di Napoli da sempre al centro di mire speculative (e nel mirino della camorra imprenditrice). E infatti il numero uno di Invitalia, Domenico Arcuri, nominato su quella poltrona nel 2007 dall’allora ministro Bersani, ha già cominciato a snocciolare i primi progetti. Per la strategica poltrona di commissario straordinario alla bonifica (figura sempre osteggiata dal sindaco di Napoli de Magistris) c’è praticamente un unico nome in corsa, il grand commis Salvatore Nastasi, fresco di un’altra poltrona prestigiosa, quella di segretario generale di Palazzo Chigi (carica che cumula con quella di direttore d’orchestra – forse l’esperienza al San Carlo è servita – per la gestione dello strategico “Fondo Unico dello Spettacolo”).

Ma torniamo a Invitalia, l’ex Sviluppo Italia che ha sperperato a destra e a manca per quasi un decennio nel favorire il decollo di imprese degli “amici”, alla faccia dello sviluppo promesso per le aree meridionali e le reali vocazioni del territorio. In sella, per anni, Massimo Caputi, grande amico di ‘O Ministro Paolo Cirino Pomicino e poi passato alla grande nel “privato”, ossia alla gestione di miracolosi “fondi”, come il doratissimo Prelios che in questi giorni sta scalando la Borsa a botte di aumenti.

Mesi fa Invitalia ha promosso un progetto ad hoc, “Signa Maris”, finalizzato proprio al Sud e alla portualità, prevedendo l’utilizzazione di fondi comunitari e piani Poin. A beneficiarne, in prima battuta, 38 porti: nell’elenco è compresa anche la Marina di Arechi, a Salerno, che oggi, invece, figura nella lista dei 5 porti da (s)vendere ai privati!

Una delle partecipate di maggior peso di Invitalia, creata ad hoc per dar impulso al presente e al futuro dei porti turistici ma già in liquidazione, è Italia Navigando: sua mission, infatti, quella di investire massicciamente in una rete di 50 porti, con l’obiettivo di realizzare almeno 50 mila posti barca e quindi creare migliaia di posti di lavoro. Al timone, dal 2010, un diessino, dalemiano purosangue, il leccese Ernesto Abaterusso.

Tra le chicche della gestione Abaterusso (candidato dal Pd in Puglia al posto del figlio Gabriele, condannato in secondo grado per bancarotta) eccone un paio. Partiamo dal porto della Concordia di Fiumicino, dove Italia Navigando è impegnata nei maxi lavori per dar vita ad una marina da 1500 posti barca, per un totale di oltre 400 milioni investiti. E’ subito iniziato un balletto di sigle, molte delle quali riconducibili al costruttore romano Francesco Bellavita Caltagirone (Acqua Tirrenia srl, Sielt Immobiliare, Peschiera edilizia srl, Save Group srl) che si sono viste smistare la realizzazione delle opere dalla concessionaria “Iniziative Portuali srl”, partecipata sia della Regione Lazio che della stessa Italia Navigando. Insomma, affari tra amici, tra palate di soldi pubblici. E così ha anche ipotizzato la procura di Civitavecchia che ricostruisce un danno per le casse dell’erario da circa 100 milioni di euro: Italia Navigando, secondo i pm, avrebbe svenduto a 27 milioni di euro una concessione che ne vale almeno 130! Tra gli indagati (che rischiano a breve il rinvio a giudizio) figurano Arcuri, Abaterusso, Andrea Ripa di Meana (all’epoca amministratore delegato di Italia Navigando) e il re della monnezza romana, Manlio Cerroni. Pesanti i capi di imputazione: abuso d’ufficio, frode e appropriazione indebita. I primi tre – stando alle indagini – avrebbero in particolare “omesso di esercitare i patti parasociali tra Italia Navigando e Iniziative Portuali” permettendo a Caltagirone di mettere le mani sulla seconda “a fronte dei ricavi attesi e stimati di importo pari a 132 milioni 616 mila euro”. Staremo a vedere gli sviluppi dell’inchiesta.

Eccoci alla seconda chicca. Tra i soci di Italia Navigando ha fatto per alcuni anni capolino Renato Marconi. A un certo punto Marconi entra in rotta di collisione con Italia Navigando, volano le carte bollate, ma ecco che magicamente si trova un accordo, grazie all’impegno profuso da Arcuri in persona. Un accordo “a perdere”, pesantissimo per le casse dello Stato, costretto a versare ben 16 milioni di euro a Marconi, una parte in natura: ossia la cessione di alcuni gioielli di famiglia, in particolare gli approdi sardi (Cagliari, Villasimius, Teulada). Si parlò anche di Marina di Portisco ma, per allora, non se ne fece nulla. Comunque un super bottino per Marconi. Che da quel momento comincia a pensare in grande con le sue sigle, capitanate dalla corazzata Marinedi. Dichiara a fine 2014 ad una rivista specializzata: “Marinedi nel giro di nove anni ha l’ambizione di voler creare una rete portuale che abbracci tutto il bacino del mare nostrum. Il progetto è operativo già da due anni. Questo piano di portualità turistica parte dall’Italia con 7 porti e guarda strategicamente al Nord Africa: stiamo lavorando ad operazioni in Egitto e Tunisia e allo stesso tempo in Grecia e Albania”. E aggiunge: “Investire in nord Africa in questo momento è un’impresa. Per ora tutte le iniziative sono in stand by. Ma coltivo un progetto ambizioso per El Alamein”. Avete sentito bene, El Alamein.

Più concretamente, adesso, Marconi torna in Italia, e sta per profittare di nuovo delle ghiotte offerte Invitalia. Commenta un operatore del settore: “Ora la vendita-svendita promossa da Invitalia riguarda 5 location, e cioè Capri, Marina di Arechi a Salerno, Marina di Portisco, Roccella Jonica e Porto Lido a Trieste. Le offerte dovevano pervenire per fine luglio ma la data è stata prorogata. Per ora c’è un fitto mistero. E’ una grande occasione per i privati, perchè non ci sono basi d’asta, e i parametri richiesti sono davvero risibili. Ma negli ambienti circola un nome, su tutti, quello di Marconi: almeno per Portisco è sicuramente in pole position”.

Sì, proprio lui, vuol completare il bottino sardo con la gemma di Marina di Portisco, valore circa 25 milioni di euro e già si parla di cessione per la metà, 600 posti barca, un indotto da 3 mila addetti circa. E il prezzo poterebbe essere ulteriormente ribassato perchè la concessione non è lunghissima, scade nel 2029: una volta ottenuta una proroga, può essere facilmente rivenduta a più del doppio (arabi e russi sempre alla finestra), realizzando in un colpo solo una plusvalenza del 100 per cento e passa. L’attuale società di gestione, Marina di Portisco, quasi 8 milioni di capitale sociale, è presieduta dall’onnipresente Abaterusso. Ma sono soprattutto i progetti in cantiere ad ingolosire: mesi fa hanno fatto capolino alcuni carteggi riservati del cda, nei quali si parlava di un paio di società interessate a realizzare addirittura un 7 stelle con centro benessere e servizi di lusso, ampliando ulteriormente il porto e creando altre villette: da fantascienza. In zona fanno notare che il nome di Marconi è di gran lunga il più gettonato, con un possibile concorrente nella famiglia Molinas, che opera a Porto Rotondo.

Ma chi è Marconi? La Voce ne ha scritto diverse volte, soprattutto a proposito di un dettagliato rapporto del Ros dei carabinieri di Firenze che indagavano, per conto della procura gigliata, sugli affari della Cricca (G8 e 150 Anni dell’Unità d’Italia). Il nome di Marconi veniva associato a quello di Vincenzo Maria Greco, l’uomo ombra di Paolo Cirino Pomicino, il super progettista su tutto il fronte delle opere pubbliche, dal dopo terremoto alla Tav. Ecco cosa scrivevano gli uomini del Ros: “Italia Navigando, partecipata da Mare 2 srl (12 per cento), ha stabilito la cessione di alcuni asset a favore di Mare 2 srl (Renato Marconi) per compensare le pretese risarcitorie di Marconi per 16 milioni di euro (Portisco, Marina Vigliena e altro)”. Una cover story della Voce di marzo 2011 (“La Cassa del Bocchino”) ricostruiva il fitto arcipelago societario che ruotava intorno a Marconi, il quale ricopriva svariati incarichi: amministratore unico (Marinedi spa, Agropoli Navigando srl, Stintino Navigando srl, Marina di Margherita di Savoia srl), amministratore delegato (Marina di Villasimius srl, Marina di Vieste spa, Marine di Napoli srl), oppure di direttore generale (Consorzio Trapani Marina), di presidente del cda (Dam spa-studi ricerche progetti), in veste di membro del cda (Sirena Lazio e Sansovino srl), di procuratore (Acquatecno srl), o ancora di socio unico (Hydropineus srl). In alcune sigle, ad esempio Marinedi, venivano segnalate presenze in comune con gli entourage di Greco e di Italo Bocchino, all’epoca braccio destro di Gianfranco Fini nella poi abortita Fli.

Che fine avranno mai fatto quelle indagini del Ros e, soprattutto, della procura di Firenze?

Ma qualcuno, a livello politico, ha alzato un dito contro il super saldo di pezzi pregiati del nostro patrimonio? Qualche protesta in vista? A quante pare calma piatta, il silenzio più fragoroso. Rotto, a quanto pare, da un’interrogazione parlamentare dei Pd Vincenza Bruno e Nicola Stumpo. Che si lamentano e chiedono spiegazioni per il bando che riguarda il porto di Roccella Jonica. Ohibò, cosa sarà mai successo? I due eroici pd attaccano Invitalia: per la svendita? No, perchè avrebbe modificato, proprio per Roccella Jonica, il bando in corso d’opera, stabilendo una quota di riserva del 31 per cento a favore di enti e imprese pubbliche. E quindi, secondo Bruno e Stumpo, così viene “introdotta una limitazione di acquisto ai privati”. Insomma, un attacco in piena regola alla libertà d’impresa! Aiuto…

 

Nel fotomontaggio di apertura, la marina di Portisco. A destra Domenico Arcuri e, dall’altro lato, Renato Marconi.

 

PERR APPROFONDIRE:

https://www.lavocedellevoci.it/?p=2674


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