Tutti i giochi sporchi di Big Pharma sulla pelle dei cittadini e con i soldi dell’Unione Europea per lucrare sul fronte dei vaccini anti Covid.
A denunciarli è un fresco rapporto di “Corporate Europe Observatory”, che è riuscito ad entrare in possesso di alcuni documenti scottanti in grado di alzare il velo sui rapporti certo poco trasparenti intercorsi tra alcune star dell’industria farmaceutica e i vertici UE.
Il dossier è titolato, in modo significativo, “Potere e profitto durante la pandemia – Perché l’industria farmaceutica ha bisogno di maggiore controllo”.
Una delle strategie perverse che vengono alla luce è quella di evitare i rapporti delle aziende con un fronte unico europeo capace di trattare prezzi e condizioni per i vaccini. Ed invece privilegiare le consuete intese con le singole nazioni, spesso tenute all’oscuro di quanto avviene per le trattative – coperte dal più stretto riserbo, se non addirittura secretate – con gli altri paesi.
La lobby europea del farmaco è rappresentata da EFPIA, la sigla che raduna le star del settore.
Ecco, per fare subito un esempio, cosa diceva il 9 aprile un suo rappresentante alla commissaria Ue per la Salute Stella Kyriakides: “Vorremmo continuare a fornire questi nuovi trattamenti attraverso i canali abituali e non con un approvvigionamento congiunto”.
Più chiari di così…
Lo stesso concetto veniva ribadito anche al commissario del mercato interno, Thierry Breton. Entrambi, a quanto pare, non hanno battuto un ciglio.
Viene sottolineato nel rapporto: “L’associazione rappresentativa di Big Pharma (EFPIA, ndr) ha usato il suo potere per fare lobby contro un meccanismo, quello della negoziazione congiunta, disegnato per migliorare l’accesso e il prezzo equo dei trattamenti durante la pandemia”.
Ad agosto scorso viene costituita una formazione ad hoc, il “Joint Negotiation Team”, che dovrà trattare sul futuro fronte dei vaccini anti Covid: i nomi dei suoi componenti – incredibile ma vero – sono e restano top secret. Ne trapela uno solo. E pensare che l’organismo, invece, dovrebbe garantire proprio quella trasparenza fino ad oggi mancata!
Il quotidiano belga HLM scopre che l’organismo è “infetto” ad origine: al suo interno, infatti, siede un membro in totale conflitto di interessi.
Si tratta di Richard Bergstrom, fino al 2016 a capo dell’EFPIA svedese e titolare di partecipazioni azionarie in svariate aziende del settore.
Eppure, sul neo sito viene assicurato che tutti i componenti di Joint sono stati nominati dai loro governi e che “hanno firmato una dichiarazione di assenza di conflitti di interesse”. Una bugia grossa come una casa.
Non è finita, perché in poche settimane la fresca commissione ne combina di cotte e di crude.
Come nel caso della combine con AstraZeneca, il colosso britannico (e di origini svedesi) al rush finale per il vaccino anti Covid studiato con l’Università di Oxford e prodotto in collaborazione con un’azienda di Pomezia.
Svela infatti l’autorevole agenzia Reuters: a fine settembre è stato sottoscritto un accordo – segreto, tanto per cambiare – tra la commissione e AstraZeneca secondo cui i governi-acquirenti delle dosi di vaccino britannico dovranno fronteggiare tutti i costi che potranno insorgere per i danni causati dallo stesso vaccino!
Una vera follia, che fa a pugni con quanto stabilisce una direttiva Ue del 1985 sulla responsabilità dei prodotti farmaceutici.
Cercano di mettere una pezza a colori alla Joint: lo abbiamo dovuto fare per ottenere uno sconto consistente sul prezzo, 2,5 euro a dose. Molto più basso di quello che fa pagare Sanofi-GSK, la quale non lo dà a meno di 10 euro.
Tanto per dimostrare – una volta di più – quanto le star di Big Pharma se ne fottano della salute dei cittadini: solo tese, invece, a realizzare i loro giganteschi profitti.
Di seguito, l’articolo di Francesco Erspamer, Docente di Letteratura romanza all’Università di Harvard e direttore del Progetto di studi italiani presso la stessa Università, tratto da L’Antidiplomatico
Lo scandalo dei MILIARDI all’industria farmaceutica privata.
Neanche questo vi fa ribellare?
di Francesco Erspamer
Quando ero ragazzo il passato insegnava qualcosa e la Storia contava, a scuola e a casa; le precedenti generazioni, i genitori, i nonni, avevano tanto da raccontare e l’autorità per essere ascoltati: le due guerre mondiali, il fascismo, la Resistenza erano esperienze reali anche per chi non le aveva vissute e facilitavano l’accesso a memorie di periodi ed eventi ancora più lontani. Così gli errori commessi venivano in parte evitati; solo in parte ma era qualcosa.
Per esempio, ricordo la mia incredulità e il mio giovanile sdegno nell’apprendere, dagli anziani ma anche in romanzi e saggi o al cinema, che mentre la gente soffriva e moriva c’erano stati profittatori che avevano accumulato enormi fortune speculando, oltre che sugli armamenti, sulla povertà, sulla carestia, sulle medicine: sciacalli che calavano su chi era in difficoltà per comprarsi i suoi beni per due lire, pezzi di merda che invece di sacrificarsi come gli altri (e più degli altri essendo, tipicamente, ricchi) per la patria del cui nome si riempivano la bocca, facevano solo i propri interessi imponendo prezzi da strozzini ai beni di cui con la corruzione riuscivano ad assicurarsi il monopolio. Provocando morte e miseria e, il che è peggio, facendola franca: anche quando scoperti e incriminati se la cavavano con punizioni insignificanti dopo lunghi processi; negli stessi anni in cui i soldati al fronte venivano fucilati sul posto per un attimo di panico dopo mesi passati in trincea in condizioni intollerabili.
Non capiterà mai più, mi dicevo; adesso li sapremmo riconoscere, sapremo creare leggi in grado di reprimere questi crimini, più odiosi e socialmente più dannosi di furti e omicidi in quanto sono furti e omicidi ma su larga scala. E da buon comunista pensavo che i profittatori bisognasse impiccarli.
Poi i comunisti sono diventati piddini, buonisti e liberal, la questione morale e l’intransigenza sono diventate incomprensibili ai drogati di televisione, social e altra pornografia, i conservatori hanno smesso di conservare e hanno rinnegato le tradizioni per convertirsi al culto del successo e del denaro, come degli americani qualsiasi. Così non solo i profittatori sono tornati a dominare ma nell’indifferenza generale. Avete notato un briciolo di indignazione collettiva alla notizia che dall’inizio della pandemia i miliardari si sono immensamente arricchiti, anche in Italia? Macché: il leghista medio sogna di fare come loro e la sinistra, inclusa quella dura e pura, offre l’altra guancia.
Di oggi la conferma che la sregolata corsa al vaccino sta regalando miliardi all’industria farmaceutica privata (però i giornalisti preferiscono anglicismi eufemistici come biotech o Big Pharma): e la maggioranza degli italiani si consola con la filosofia del Franza o Spagna purché se magna, gli altri con il fanatismo NoVax. Nessuno che si ribelli davvero, che chieda allo Stato di fare lo Stato, ossia di prendere il controllo dei settori di importanza nazionale, a cominciare dalla sanità; nessuno che almeno dimostri di aver capito che le priorità sono più regole, più vincoli, più limitazioni, non più libertà individuale.
Senza una presa di coscienza, senza una ridefinizione di valori fondamentali e COMUNI (che non significa affatto universali) per i quali valga la pena di lottare e anche morire, questo diventerà il mondo (e il paese) dei vincenti, degli stronzi, dei profittatori.
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Un commento su “INDUSTRIE FARMACEUTICHE – BUSINESS E CONNECTION SUI VACCINI ANTI COVID”