AGENZIA DELLE ENTRATE / IL BUBBONE DEI CONCORSI

Concorsi pubblici sempre al centro di infuocate polemiche.

Non solo quello bandito dall’Agenzia delle Dogane e dei Monopoli, ma anche quello – ancor più corposo – messo in piedi dall’Agenzia delle Entrate, il tassello numero uno della nostra amministrazione per vigilare sui flussi di tasse che arrivano nelle casse dell’erario.

Ad inizio 2020 è salito sul ponte di comando per le Entrate Ernesto Maria Ruffini, al quale la Voce lo scorso maggio ha dedicato una cover story che potete leggere cliccando sul link in basso. Ed ha subito avuto le sue gatte da pelare, anche per quanto concerne quel bando.

Un bando che risale addirittura a dieci anni fa, quindi un anno prima rispetto a quello delle Dogane (2011). Prevedeva l’assunzione di 175 dirigenti.

Un concorso che presenta forti anomalie, impostato più su criteri privatistici che pubblici, e prevedendo canali preferenziali per gli ex funzionari dell’Agenzia.

Fioccano subito i ricorsi al Tar del Lazio, che annulla l’esito del concorso.

La patata bollente passa quindi, come di rito, al Consiglio di Stato, che ci mette ben 4 anni per partorire la sua sentenza. Che annulla ma… precisa.

E qui casca l’asino. Perché la sentenza viene annullata con una motivazione debole (solo la presenza di qualche clausola ‘infetta’) e per questo facilmente aggirabile.

Tanto che l’Agenzia delle Entrate ha subito provveduto a “riesumare la procedura, “mondata di diritto, ma non di fatto, di quelle clausole”, come fatto notare alcuni amministrativisti.

Anche stavolta una valanga di ricorsi, direttamente al Consiglio di Stato. Il quale coglie la palla al balzo per dar ragione all’Agenzia.

Commentano al Tar. “Da più di un anno proseguono le selezioni di concorrenti con un vero e proprio sistema inquisitorio, che di fatto privilegia gli ex dirigenti e funzionari, come l’Agenzia ha sempre inteso fare. Si tratta di procedure vecchie, taroccate ab origine, che impediscono a tanti aspiranti di accedere a quegli incarichi tramite una selezione equa e trasparente, capace di valorizzare i meriti e non le appartenenze”.

Dirpubblica è l’unica formazione sindacale – visti i sonni nei quali sono sprofondate da tempo le sigle storiche – scesa in campo per denunciare la mancanza di trasparenza in questi concorsi, come alle Dogane e alle Entrate.

Potranno avere successo i suoi sforzi contro i moloch della pubblica amministrazione?

 

Nella foto Ernesto Maria Ruffini

 

 

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