I MAXI UTILI DI ASTALDI. EXPLOIT ESTERI E UNA SORPRESA TAV

Tempi d’oro per una delle regine del mattone, Astaldi. Nonostante la perdurante crisi del settore edile, fa segnare performance da primato. L’utile netto del primo semestre, infatti, lievita addirittura dell’81 per cento, mentre i ricavi crescono di un più modesto 15 per cento. Da capogiro il portafoglio lavori, pari a 27 miliardi di euro, dei quali – fanno sapere in società – “16 per ordini in esecuzione e 11 per ulteriori iniziative acquisite e in via di finalizzazione”.

Il segreto, a quanto pare, è l’estero. Così commenta il Corsera nelle sue pagine economiche: “Il dato beneficia dell’incremento delle attività in Europa (Turchia, Russia, Polonia e Romania), nel Maghreb e nelle Americhe (Canada e Cile) che ha più che compensato l’andamento dell’Italia, che riduce la contribuzione alla determinazione dei ricavi per effetto della congiuntura poco favorevole e del completamento di alcune commesse rilevanti (Metropolitana di Milano Linea 5)”. Un zig zag non poco enigmatico, per far intendere – in soldoni – che se all’estero tutto fila liscio come l’olio, da noi la situazione è più complessa, ma non per questo meno “interessante”.

Vediamo, allora, due commesse di casa nostra, partendo proprio dal metrò meneghino. Un progetto che, a quanto pare, sotto il profilo finanziario viaggia con il vento in poppa: almeno delle banche che, al solito, sono di manica larga con i big e non danno credito a piccole imprese, artigiani, commercianti. Leggiamo cosa scrive Astaldi: “La società di progetto ha firmato un contratto di finanziamento del valore di 580 milioni di euro che sarà utilizzato per il rifinanziamento e il completamento della Metropolitana di Milano. L’azione prevede un prestito bancario di 430 milioni e l’emissione di un project bond da 150 milioni, entrambi con scadenza 2035. Si tratta di una operazione innovativa – viene aggiunto – che vede per la prima volta in Italia la combinazione di linee di credito con project bond ai sensi della recente normativa”. Interamente automatizzata, viene fatto ancora sapere, la linea 5 è realizzata in project financing da Astaldi, in qualità di mandataria di Metro 5 spa, di cui fanno parte Ansaldo, Ansaldo Breda, la francese Alstom (socia nella Ntv di Italo) e la partecipata del comune di Milano ATM. Una realizzazione travagliata, quella del metrò all’ombra della Madunina: e uno dei primi lavori pubblici a finire nella rete di Mani pulite, appalto tra i più ghiotti per le truppe dc-psi (più solite coop) all’assalto della Milano da bere fine anni ’80.

Passiamo alla seconda commessa Astaldi dei giorni nostri. Ed eccoci a Firenze, dove va in scena l’appalto per il maxi tunnel Tav, supercontestato e ora messo in dubbio anche dalle Ferrovie dello Stato, che lo hanno fortemente voluto. Tra stop and go se ne sono già andati quasi 300 milioni, e per una serie di problemi giudiziari Monnalisa, la talpa, si è fermata. Un ginepraio la catena per i lavori, passati dai colossi coop Nodavia e Coopsette ad Astaldi, che conta di riaprire i cantieri ad ottobre. “E’ in arrivo dalla Germania la fresa più potente del mondo, produzione Herrencknecht”, gonfia il petto Duccio Astaldi, presidente di Condotte, capofila dell’appalto.

Ha qualche gatta da pelare, Condotte, figurando nel Consorzio Venezia Nuova, finito nel ciclone Mose. E lo stesso Duccio Astaldi faceva parte del consiglio direttivo del raggruppamento alle prese con i lavori lagunari. Una volta regina del parastato (insieme ad Italstrade), Condotte, e anche allora alle prese con grane giudiziarie da non poco. Il suo nome, infatti, faceva capolino nel dossier “Mafia & Appalti” che fornì gli iniziali spunti investigativi a Falcone e Borsellino impegnati nelle primissime indagini sull’alta velocità e le collusioni mafiose. Si parlava anche di Icla, la regina del dopo terremoto molto cara all’ex ministro del Bilancio Paolo Cirino Pomicino, in quello scottante rapporto. Ed erano molto stretti, già allora, i rapporti tra la stessa Astaldi e Icla: tanto che a inizio anni ’90 si parlava di una possibile fusione. E ancora: guarda caso il Consorzio Iricav 1, protagonista nel primi grandi lavori per l’alta velocità, vedeva in pole position, d’amore e d’accordo, proprio loro: Astaldi, Icla e Condotte.

Ma torniamo ai giorni nostri. E al tunnel Tav di Firenze. Inchieste della magistratura a parte, soprattutto per una questione di “monnezza” che puzza lontano un miglio di camorra casalese (sono stati mescolati rifiuti tossici a materiali di scavo!), c’è un contenzioso milionario già alle porte: una delle solite manne per le imprese acchiappa miliardi pubblici via arbitrati, come abbondantemente insegna l’incredibile caso Longarini (con uno Stato che dovrebbe sborsare oltre 1 miliardo e 300 milioni!). Astaldi, infatti, chiede 100 milioni per “spese impreviste”, su un totale di 700 milioni di lavori (che comunque presumibilmente triplicheranno). Insomma, un cadeau pubblico per “imprevisti”: le solite sorpresine geologiche…

E così, magicamente, quell’81 per cento di aumento negli utili potrebbe fare un ulteriore balzo in avanti. Grazie all’Italia, stavolta: e i 62 milioni, fino ad oggi in carniere, potrebbero più che raddoppiare. Cin cin.

 

 

Per approfondire:

TRAM VELOCE A FIRENZE / TUTTI CI METTONO LA FACCIA

https://www.lavocedellevoci.it/?p=1868

 


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