De Luca-Gomez: botta e risposta

Ovvio, non è per nulla elegante l’attributo di “somaro” e De Luca, governatore della Campania poteva risparmiarsi l’epiteto, ma Peter Gomez, del Fatto Quotidiano, poteva evitare di essere contestato per aver messo in discussione la vittoria del Pd alle regionali, sostenendo che il risultato sarebbe stato diverso senza i voti dei cosentiniani. La replica di De Luca è stata drastica: nelle cinque province della Campania ho perso solo in una sola, quella di Cosentino. Di qui la filippica anti Gomez: “Somaro, giornalista dal nome equivoco e improbabile tedesco, un superfluo consumatore abusivo di ossigeno, un danno ecologico permanente”. Nella replica graffiante il giornalista dice di De Luca “lo conoscevamo già. Quando non può attaccare il ragionamento insulta e minaccia il ragionatore. Sul termine insulto niente da dire ma dov’è la minaccia che il giornale lamenta nell’intervento di De Luca? Il presidente  della Campania non è proprio in confidenza con le sigle e, nell’intervento alla direzione Pd sul Mezzogiorno, opera fra lo stupore generale la riesumazione di un ente morto e sepolto nel lontano 1996. De Luca confessa di confondere Svimez e Isveimer, l’uno centro studi economici, l’altro nato per erogare credito e fallito miseramente, non senza strascichi giudiziari. Somaro anche lui?

Nella foto di Lettera43.it, Vincenzo De Luca e Peter Gomez

 

 

Nausea da talk show

In uno dei mille noiosissimi esempi di chiacchierologia televisiva, colma dei soliti noti che saltellano da Rai a Sky, Mediaset, Tv e radio private, il parlamentare del Pd Fiano, rivolto al conduttore di La7, ha urlato “ma che c…fate, o dirigete il traffico o me ne vado”. Lo sfogo, oltre le righe, si deve all’invadenza televisiva della Santanché, istruita come tutti i suoi colleghi di Forza Italia nella tattica di monopolizzare gli studi con la propria visibilità e impedire agli avversari di svolgere gli interventi senza continue interruzioni. Il caso citato pone però il problema più ampio della nausea generale per l’orgia di programmi-rissa che saturano gli spazi in prima serata e nelle ore del mattino e che si ritengono riusciti (secondo il termometro dello share) quanto più sfociano nella lite, in insulti e caos, purtroppo permessi, anzi favoriti dai conduttori.

 

 

Francesco e i migranti

Posizioni agli antipodi e (ammesso che si possa comparare la dimensione stratosferica di Papa Francesco con la rozza mediocrità di Salvini), distanti anni luce anche sull’emergenza migranti: “Respingere gli immigrati è un atto di guerra” ammonisce Bergoglio rivolto ai ragazzi del Movimento Eucaristico giovanile, “Respingere i clandestini un crimine? No, un dovere”, scrive il segretario della Lega Nord su Facebook. Il pontefice ha citato il tragico caso dei migranti Rohinya, musulmani in fuga dal Myanmar, ricacciati dai Paesi (Birmania, Malesia, Thailandia, Indonesia) dove hanno cercato rifugio. Nei porti raggiunti con indicibili stenti, ha ricordato Francesco, ricevono un po’ d’acqua, qualcosa da mangiare, poi li cacciano. “Si chiama violenza, si chiama uccidere”. Salvini non meriterebbe neppure di essere citato come antagonista del Papa e non è la prima volta che lo critica. Lo ha fatto dicendosi disgustato dall’atto del pontefice che ha accettato il crocefisso con falce e martello donato dal presidente della Bolivia Morales. In qualche modo Bergoglio, nel respingere la contestazione del segretario leghista, ha mostrato di condividere la comparazione, per molti forzata, tra cristianesimo e marxismo.


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