“Ho sentito un rumore in cantina”

Chi non ha visto la pubblicità del farmaco anti prostatite, lo spot reiterato, che racconta di un signore in età da ipertrofia prostatica, il quale nottetempo, in fase di vergogna, finge di aver sentito un rumore in cantina per non confessare il bisogno di liberare la vescica?  Per Briatore la scena si capovolge: ricoverato al San Raffaele perché vittima del Covid, come molte decine di lavoratori e clienti della sua discoteca Billionaire. Per evitare la figuraccia di aver ‘litigato’ da posizione di torto con il sindaco, contro la chiusura del locale, si è inventato un ‘attacco’ di prostatite acuta e per sostenere l’insostenibile ha coinvolto l’amica Santanchè, che intervistata da ‘la 7’ ha sostenuto a spada tratta la tesi della prostata infiammata, a dispetto del comunicato del San Raffaele in cui lo stato prostatico di Briatore non è preso in considerazione. Inca…ta per le replica dei conduttori, la ‘Sorella d’Italia’ (pardon, Fratelli d’Italia) ha dimenticato di proporre l’amico Briatore come testimonial dello spot televisivo che pubblicizza il farmaco anti prostatico citato. Lo faremo noi.  Per chiudere il ‘delicato argomento’: la letteratura di settore non prevede il ricovero in ospedale per un’infiammazione dell’organo in questione e meno che mai la divulgazione urbi et orbi del conseguente stato di sofferenza.
Insisto: sono una clamorosa contraddizione in termini i 165 centri di ricerca che dedicano intelligenze, dollari rubli, euro e moneta sonante cinese, onde tagliare per primi il traguardo della corsa ad ostacoli per la disponibilità del vaccino anti Covid.  La pandemia in atto è un vulnus che non distingue bianchi, neri, religiosi e atei, uomo-donna, giovane-anziano, ricchi e poveri. Sotto questo profilo, il bene comune avrebbe dovuto prevalere sugli interessi nazionali e anche di più su quelli della speculazione dei colossi della farmaceutica. Così non è: all’esercito di produttori del vaccino antagonista del coronavirus rispondono ‘presente’, anche gli Stati grandi quanto un fazzoletto di Terra, con poco costrutto.
Più di 200 costituzionalisti invitano a votare ‘No’ al referendum per il taglio dei parlamentari e mettono in guardia dai rischi della riforma costituzionale che si voterà il 20 e 21 settembre, che “svilisce il ruolo del Parlamento e ne riduce la rappresentatività, presuppone che la rappresentanza nazionale possa essere assorbita da altri organi elettivi, riduce in misura sproporzionata e irragionevole la rappresentanza di interi territori, aggraverebbe i problemi del bicameralismo perfetto e appare ispirata da una logica ‘punitiva’ nei confronti dei parlamentari. Tra le adesioni all’appello, negli atenei da Nord a Sud, si segnalano il presidente emerito della Corte Costituzionale Giuseppe Tesauro, e i professori emeriti Giuseppe Ugo Rescigno, Gianni Ferrara, Paolo Caretti, Pasquale Costanzo, Antonio D’Atena, Alfonso Di Giovine, Silvio Gambino, Aldo Loiodice, Antonio Ruggeri, Michele Scudiero, Luigi Ventura, Massimo Villone.
Un caposaldo dei ‘sì’ è il risparmio per le casse dello Stato, ma per dirla alla Totò, in realtà sono quisquilie, pinzillacchere se confrontate con le cifre da moltiplicare molte volte che l’erario potrebbe mettere in cassa con una sferzata finalmente seria all’evasione fiscale, al cumulo di sprechi a cui non si pone rimedio, per esempio alle centinaia di milioni stanziati, non spesi e perciò persi, destinati a  opere finanziate dall’Europa e non solo. Ma poi, per dar sfogo alle intenzioni ‘moralizzatrici’ del taglio a Camera e Senato, perché non pretendere dalla Lega di pagare in una, massimo due soluzioni, i 49 milioni truffati allo Stato, anziché regalare la rateazione di 80 anni? Perché non incamerare le cifre astronomiche sequestrate alle mafie?  L’analisi di economisti super partes dice che se si calcola al netto delle imposte pagate da ciascun parlamentare allo Stato, il risparmio si ridurrebbe a 37 milioni per la Camera, e a 20 per il Senato. Per conoscere l’appello dei duecento costituzionalisti (i nomi di chi lo condivide sono in calce al documento, che chiarisce in dettaglio i perché del no ed è preziosa per chi   vorrà votare per il referendum con le idee chiare), Basta un clic su Google o qualunque altro motore di ricerca.

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