LA PRECARIA BORIONI NEL CDA RAI. MI MANDANO ORFINI E MARCUCCI…

“La mia nomina nel consiglio Rai? Un acquazzone estivo”. E’ il più alto pensiero scaturito da uno dei neo cervelli di viale Mazzini, l’unica donna nel team, Rita Borioni.

Un pedigree da Pulitzer, raccontato con emozione al Corsera.

“Ho fatto produzione di audiovisivi”.

“Ho lavorato anche a Cinecittà Holding”.

“Sono vent’anni che mi occupo di politiche della cultura”.

“All’inizio della carriera ho lavorato anche gratis”.

“Ho lavorato all’università della Calabria con un ruolo precario”.

“Per Red tv (la televisione del pd dalemiano, ndr) ho fatto un programma delizioso, s’intitolava Stendhal”.

Poi la ciliegina, su conti e gestioni aziendali. “Da quando lavoro con il senatore Andrea Marcucci, dal 2014, ho visto il bilancio dello Stato e della Finanziaria”. Testuale.

Ancora. Il pedigree è arricchito da alcune collaborazioni alla rivista “Left Wing”, ala sinistra (sì perchè poi al centro destra c’è ora Denis Verdini), partorita dall’archeologo Matteo Orfini, il dominus del Pd romano ed ex responsabile Cultura (sic) del Pd, con una Borioni al seguito.

Sorge spontanea la domanda. Ma non era meglio nominare nel cda direttamente Andrea Marcucci, l’antenna del premier Renzi al Senato, il presidente della commissione cultura? Il quale, oltretutto, di tivvù se ne intende. La dinasty familiare, infatti è stata regina di antenne in Toscana; lui, Andrea, parlamentare da inizio ’90 sotto i vessilli del Pli di Sua Sanità De Lorenzo. O meglio ancora, nel cda, proprio la sorella Marialina, la grande esperta di tivvù al Ciocco e dintorni, ad inizio anni 2000 addirittura editore dell’Unità! E poco importa che il vecchio patriarca di famiglia Guelfo Marcucci sia in attesa del processo a Napoli per le centinaia di morti da sangue infetto, insieme al re mida della Sanità Duilio Poggiolini…

Un Guelfo comunque c’è, nel fresco cda Rai: Guelfo Guelfi, lo spin doctor di speedy Renzi per le sue campagne mediatiche. Da Lotta Continua alla corte del Re(nzi) il passo non è poi così lungo.

Ma come mai nessun Ghibellin fuggiasco nei paraggi di viale Mazzini?

 

P.S. A proposito della neo presidente Rai Maggioni, secchiate d’invidia in arrivo da prestigiosi colleghi che – come lei – avevano partecipato ai super riservati e super strategici summit targati Bilberberg (lei a Copenaghen 2014). Come una Lilli Gruber sempre in onda e sempre in forma, un Gianni Riotta (forse hanno pesato i freschi scivoloni partenopei), o un Ferruccio De Bortoli che può consolarsi con la presidenza Longanesi. Maggioni, però, aveva altre due acuminate frecce al suo arco: la presenza nel salotto nell’ancor più prestigiosa Trilateral e la partecipazione – unica firma italiana – tra i giornalisti “embedded” al servizio dell’esercito a stelle e strisce impegnato nel massacro iracheno e a descriverne le mirabolanti imprese a difesa della democrazia e per esportare libertà. Cin cin.

 

 Nella foto Rita Borioni.


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