STADIO DI ROMA / IL RUSH FINALE DI VIRGINIA RAGGI

Rush finale del sindaco di Roma, Virginia Raggi, per l’approvazione finale in Campidoglio della realizzazione del nuovo stadio della squadra giallorossa a Tor di Valle.

Ritmi sempre più frenetici, infatti, impressi dal primo cittadino al dossier-stadio, con gli uffici comunali e le commissioni mobilitate anche sotto la calura quasi ferragostana per giungere all’obiettivo: l’ok per il nuovo impianto, di cui si discute ormai da anni, e con pesanti trascorsi giudiziari, che hanno portato, due anni fa, all’arresto del mattonaro candidato all’operazione, Luca Parnasi, e del super consigliere della Raggi, Luca Lanzalone.

E la valutazione che dovranno esprimere in queste settimane bollenti i vari organismi comunali partono proprio dalla “due diligence” elaborata dal primo cittadino e dalla sua equipe. Si tratta di un lungo, dettagliato rapporto che ripercorre tutte le tappe – zeppe di incidenti – degli ultimi anni sul fronte stadio: per dimostrare – a loro dire – la correttezza dei comportamenti adottati.

Una tappa clou, perché poi il sindaco – secondo fonti comunali – dovrebbe essere in grado di “impartire agli uffici la disposizione di concludere tutto, firmare e consegnare le carte affinchè possa iniziare l’iter per la votazione in Consiglio comunale”.

Virginia Raggi. In apertura il plastico del nuovo stadio

In soldoni: “Il passaggio in giunta dell’intero corpo della delibera che conterrà la variante urbanistica, la convezione fra il Comune e l’Associazione Calcio Roma, le convenzioni tra Comune e Regione per la Roma-Lido, fra Comune e Città Metropolitana per la via del Mare/Ostiense e fra la Roma e Acea per il depuratore, più il testo della due diligence e quello della relazione preparata dal Politecnico di Torino”.

Un autentico ginepraio nel quale per ogni cittadino è impossibile districarsi.

Ma ottimo e abbondante per varare – in piena calura ferragostana – il pacchetto “regalo” per chi dovrà realizzare la faraonica opera.

Non sarà certo l’Eurnova di Luca Parnasi, che ha le sue gatte da pelare con il maxi processo in fase di start per il prossimo autunno e lo vedrà alla sbarra, con quattro filoni d’inchiesta uno più pesante dell’altro e tutti ruotanti intorno all’affaire Tor di Valle.

Senza contare che i terreni al centro del super business, quelli di Tor di Valle appunto, sono ancora “contesi” – a botte di ricorsi giudiziari – tra lo stesso Parnasi e il precedente proprietario Papalia, che ne vuole la restituzione perché il comprator-Parnasi ha versato solo una parte (circa il 30 per cento) della cifra pattuita.

E senza contare che il nuovo compratore sbucato a fine 2019 dal nulla, l’immobiliarista ceco Radovan Vitek, ha in piedi la trattativa con un venditore – Parnasi appunto – che non può vendere, perché non ha rispettato i patti nel precedente acquisto.

Alla finestra Unicredit, la banca che ha prestato 600 milioni ad Eurnova e che cerca in tutti i modi di rientrare da quella quanto mai “allegra” esposizione.

In tutto questo bailamme, la proprietà della squadra giallorossa è sempre – da mesi – in bilico. Il patron americano James Pallotta per mesi ha portato avanti la trattativa con il texano Dan Friedkin. Un tira e molla da autentica sceneggiata, come lo è del resto tutta l’operazione Tor di Valle.

Negli ultimi giorni si registrano alcune novità. Friedkin avrebbe presentato la sua ultima offerta, prendere o lasciare. 490 milioni di euro per l’acquisto della squadra, tutti cash e non in più rate come previsto dalle precedenti bozze di accordo. In più un aumento di capitale da 85 milioni di euro.

Ma Pallotta è intenzionato a mettere la testa sotto la sabbia e a non voler prendere in considerazione questa ultima offerta. Per un semplice motivo: aspetta l’ok del Campidoglio a tutta l’operazione Tor di Valle, in modo tale da vendere ad un prezzo certo maggiore. Ossia maggiorato dal valore che porta tutto il seguito di affari & immobili dell’area di Tor di Valle.

Non è finita. Perché i fedelissimi di Pallotta, a quanto pare, stanno portando avanti altre due trattative per vedere, a più caro prezzo, la squadra. Una trattativa porta ad un gruppo sudamericano, la seconda ai paesi arabi.

Le solite voci e piste farlocche?

Staremo presto a vedere.


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