Imprenditori, Autonomi e Professionisti sul piede di guerra. Assistiti dall’avvocato Angelo Pisani chiederanno al Governo risarcimento danni da lockdown ex articolo 2045 del Codice Civile
«Difendo i diritti e gli interessi del Silb, sindacato dei titolari di ristoranti e discoteche danneggiati e dimenticati dal governo, ma il principio sul diritto all’indennizzo per le vittime del lookdown vale per tutti i danneggiati, come prevede il codice civile e secondo quanto previsto dalla Costituzione. Anche per gli avvocati, se non si svegliano e se non reagiscono seriamente per rispetto dei diritti e della dignità professionale, si rischia che la toga sia vista come abito di carnevale !».
Così oggi l’avvocato Angelo Pisani, che con un gruppo di colleghi sta studiando anche il lancio dell’iniziativa “Comitato per imprenditori e avvocati colpiti dal lockdown”.
«Dimostrando di aver subito una grave violazione del diritto di difesa, così come accade per il diritto alla salute, anche senza impegnarsi a dimostrare le gravi colpe ed omissioni delle istituzioni e le loro indubbie responsabilità in danno della collettività, oltre ad attivare una procedura per richiesta risarcimento danni, come previsto dal codice civile (pur se troppe volte negato dalla vergognosa “politica del diritto” oggi in auge), è comunque possibile e legittimo che le vittime del lookdown chiedano un indennizzo al governo».
«A seguito del lookdown si possono valutare e chiedere per legge indennizzi per cittadini, imprenditori ed avvocati, lavoratori autonomi e per tutti coloro che sono stati danneggiati, oltre che mortificati, dal divieto di svolgere la propria attività economica. Per gli avvocati si è arrivati al diniego di esercitare il diritto di difesa, addirittura vi sono casi di professionisti ridotti alla fame per l’impedimento dello svolgere l’attività forense nei tribunali sbarrati. In base al Codice civile, risulta una strada percorribile in punta di diritto la richiesta di indennizzo e tutela per i danneggiati:imprenditori, autonomi, ma anche gli stessi avvocati, vittime di un sistema impazzito».
Lo spiega così, il ricorso all’indennizzo previsto per legge, l’avvocato Angelo Pisani, presidente di Noiconsumatori.it, che illustra l’idea da cui prende forma l’iniziativa forense, circa la nascita di un “Comitato per titolari di attività economiche” e perché no, anche avvocati colpiti dal lockdown e da negligenze/omissioni del ministero della giustizia.
«Si tratta di una valutazione che stiamo studiando per mettere in campo la decisione di chiedere giustizia contro tutte le beffe sulle attività commerciali e gli inspiegabili rinvii del diritto alla giustizia. Siamo molti avvocati e la conoscenza del diritto vero, così come la giusta interpretazione ed applicazione delle norme soprattutto dei principi costituzionali e degli articoli del Codice civile, ci pone nella condizione di essere utili a tutti, anche a noi stessi professionisti. Perciò stiamo costituendo questo comitato, accessibile a chiunque. La consulenza legale e lo studio delle singole fattispecie e segnalazioni di violazioni sono lo step iniziale, dove si analizza la situazione, per poi chiedere prima di tutto l’indennizzo, che dovrà essere quantificato dal giudice, e poi colpire legalmente i responsabili».
«Partendo dall’inquadramento legale, l’idea di poter chiedere anche un indennizzo da lockdown si basa sulla giusta interpretazione ed applicazione delle norme del Codice civile in combinato con i principi costituzionali e comunitari – spiega ancora l’avvocato Pisani – così come nel caso delle tutele previste dal diritto al consumo o del codice del turismo per i cittadini, ad esempio. L’atto autoritativo di chiudere i tribunali, tentando addirittura di cancellare il diritto di difesa tramite vergognose proposte di processo da remoto, ha causato gravi danni personali, professionali ed economici, e questo è indubbio. Senza stare a discutere se l’atto che ha imposto il lockdown, ossia il dpcm, sia legittimo o no, e secondo noi non lo è come in ritardo avrà capito anche la corte costituzionale, per tutti i danneggiati del lookdown possiamo far riferimento anche all’articolo 2045 del codice civile».
Un articolo in cui è scritto chiaramente che se si subisce un danno a causa di forza maggiore, si ha il diritto ad un indennizzo, salvo provare anche il diritto ad un risarcimento danni in casi specifici e da esaminare accuratamente.
« Per esempio: se cade un aereo su un terreno agricolo, oppure si rompe una diga, e l’area non può più essere gestita e coltivata fino al ripristino dello stato dei luoghi e la messa in sicurezza, in base alle norme del codice civile si ha diritto ad un indennizzo, calcolato da un giudice, da parte dello Stato. Bene, con il lockdown si è verificato un po’ lo stesso principio, per imprenditori come per gli avvocati, impediti a svolgere la loro attività commerciale o la professione per chiusura del sistema giustizia, soffocato da tanti sinistri, ed anche per i cittadini, cui è stato negato l’esercizio del diritto di difesa».
«In particolare se si è in grado di dimostrare di aver subito una perdita di guadagno pari a “x”, si potrà richiedere un indennizzo al governo, e non certo la ridicola somma promessa dei 600 euro, molto meno anche del noto reddito di cittadinanza, elargito a chi non lavora per politica».
Peraltro, dimostrare di aver perduto un incasso non è cosa difficilissima, ad esempio per un professionista che paga le tasse, così come provare un danno per il cittadino tradito dalla giustizia. «Esattamente – chiarisce ancora Pisani – è’ un principio di diritto molto semplice, questo, e non riguarda per niente le provvidenze che lo Stato promette di dare alle imprese, non si sa quando.
Piuttosto, riguarda il caso di forza maggiore».
«L’obiettivo dell’azione legale è il governo, nella persona del Presidente del Consiglio, ed i ministeri che hanno negato importanti diritti, non meno rilevanti del diritto alla salute, in una società civile».
Ma c’è di più, perché il dettato del 2045 potrebbe anche aprire la strada all’indennizzo anche per un danno psicologico, subito in casi di certa rilevanza e accuratamente dimostrabile.
«In italia oltre al caos di scienziati e showman che hanno dettato regole ed ordini contraddittori – incalza l’avvocato Pisani – non c’è uno stato di guerra dichiarato; non può esserci il ricorso all’articolo 77 della Costituzione per cui le norme spettano solo al parlamento. Non sempre, anzi quasi mai, possono essere sospese le libertà delle persone, solo in casi specifici e non in modo contraddittorio e mortificante di altri principi costituzionali. In realtà c’è stata un’emergenza sanitaria, mal gestita dalla politica, ma, in questo caso, la previsione di limitazione della libertà doveva passare attraverso il Parlamento, perché c’è una riserva di legge assoluta. Questo è un punto importantissimo, su cui dovrebbe salire un grido d’allarme più forte contro provvedimenti che non hanno né capo né coda. Non abbiamo assistito alla Costituzione sospesa, ma molto peggio. Della Costituzione è stata fatta “carta straccia”, come se in Italia non ce ne fosse una,con un relativo ordinamento di diritto e con una democrazia da tutelare».
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