Equilibrismi e trasgressioni

È facile immaginare la ‘sofferenza’ di Salvini, nella veste di boia mentre aziona la ghigliottina che cala sulla testa di un suo uomo al potere, ovvero dell’assessore regionale al welfare Gallera, l’incredibile incompetente che a contatto di gomito con Fontana ha fatto danni come alleato del Covid-19, oltre a proporsi come gaffeur per palese ignoranza della materia sanitaria, di cui si è purtroppo occupato nella Lombardia dei primati negativi. Voci di dentro in quel di via Bellerio anticipano la volontà del capo Lega di mandare Gallera in vacanza pagata, mentre è ‘salvo’, nell’attesa del lavoro dei magistrati, il governatore lombardo, il quale, ecco la domanda senza risposta a Salvini, non è in vista di abdicare: perché se incompetente al pari di Gallera, per non creare noie politiche alla Lega? La magistratura indaga. Perché Alzano e Nembro, epicentri della pandemia, non sono stati isolati, come altre zone rosse? Conte, sentito come persona informata dei fatti, addebita la responsabilità alla Regione, all’autonomia operativa adottata da Veneto, Lazio, Campania e non solo. Fontana sostiene al contrario, che la decisione spettava al governo. Con un esempio di equilibrismo giornalistico tipico del ‘non disturbare il manovratore’, la Repubblica sceglie con tecnica funambolica di mantenere l’equidistanza, ma trasgredisce al racconto bipartisan nelle poche righe in prima pagina, con chiara propensione alla tesi dei due leghisti. Riferisce il ’parere’ del magistrato di Bergamo che avrebbe dichiarato “Ci risulta che sia governativa la decisione” (di isolare in zona rossa Alzano e Nembro, ndr).  Si tratterebbe di una clamorosa scorrettezza: il magistrato inquirente non può emettere una sentenza prima ancora di aver compiuto l’indagine. Il ‘confindustriale’ quotidiano comprato da Elkann (Fiat) procede nella demolizione della storica linea editoriale tracciata mezzo secolo fa da Scalfari. Contribuisce il quotidiano con costanti je accuse al governo, già dalla scelta di titoli e argomenti in prima pagina, grazie a nuove e vecchie firme in grande evidenza.
Vicenda Regeni: l’intreccio fra interessi economici dell’Italia e omertà istituzionale egiziana, impedisce di condannare i mandanti dell’assassinio del giovane ricercatore. Un sintomo della patologia che ostacola la conclusione del tragico evento è il va e vieni del nostro ambasciatore al Cairo, ritirato e poi rispedito di nuovo in Egitto, ma il culmine del comportamento inerte del governo è nella scelta, oltretutto incostituzionale, di vendere armi ad Al Sisi, a un governo che non rispetta  i diritti umani e che, nel caso Regeni, se ne infischia di collaborare, di rispondere alla richiesta di “Verità per Giulio Regeni”.
Nella prima di Repubblica poche righe, come pietre, raccontano l’opinione del giornale: “È difficile valutare se la vendita di due ‘fregate’ al regime di Al Sisi sia più o meno grave del non fatto: un’azione capace di perseguire la verità sull’assassinio di Regeni. In altre parole, è arduo dire se lo scambio commerciale (altro che scambio, vendita a un Paese che nega i diritti umani, dunque vietata, ndr) con l’Egitto sia più o meno riprovevole.
Con alle spalle un passato di ostracismo e di caccia alle streghe sul delicato tema dell’omosessualità, la Chiesa dovrebbe pentirsi e tacere, come suggeriscono i cattolici illuminati: i vescovi sparano a zero sulle ‘differenze di genere’, ovvero sulla legge contro l’omo transfobia, prima ancora che il testo sia depositato e lo fanno con argomenti che sarebbero pienamente condivisi dalla destra più reazionaria. La sortita, così ricorda Laura Boldrini, si oppone protervamente a misure di tutela dei diritti delle persone come prescrive la Costituzione e il Parlamento europeo.
Non solo per responsabilità di Covid-19, un lungo silenzio sul pessimo governo di Roma, ha sottratto la Raggi al linciaggio politico per il rituale alternarsi di martellamento mediatico ed effetti ‘sordina’ su eventi di interesse politico.  Il tema è destinato a nuova, crescente visibilità in vista di scadenza del mandato della sindaca. L’ingordigia di Salvini è frenata dalla mancanza di un leghista dotato di autorevolezza e carisma all’altezza del ruolo e dal fenomeno Meloni che non esclude l’ipotesi e scala la graduatoria dei ‘like’, ma con riserva, per la speranza di insediarsi nel ministero degli Interni in un futuro governo di destra.  I no, finora a Salvini, contattati come possibili candidati a primo cittadino: Giulia Bongiorno, Luca Barbareschi, Rampelli, vice presidente della Camera (Fratelli d’Italia). Lotito, padrone della Lazio? In campo opposto il Pd punta forse sull’attuale ministro dell’economia Gualtieri, ma non trascura l’ipotesi Morasseut, sottosegretario all’ambiente o dell’europarlamentare Smeriglio. La Raggi punta alla ricandidatura, ma ha di fronte il divieto 5Stelle del divieto ai due mandati per i sindaci.
Giochi aperti e prudente riserva sui nomi tirati fuori anzitempo, destinati spesso a ‘bruciarsi’.  
L’America sembra destarsi dal torpore che ha provocato l’incredibile scelta di mandare alla Casa Bianca il peggiore presidente dalla nascita degli Stati Uniti. In milioni uomini e donne, bianchi neri, con pelle gialla di asiatici, si sono impadroniti di strade e piazze per dire no al razzismo. Contro la solita, stolta sparata di Trump “Non vi inginocchiate”, hanno risposto con la disobbedienza, confermata anche dalla Federcalcio degli Usa che ha cancellato il divieto per i giocatori di inginocchiarsi durante il suono dell’inno nazionale, gesto di protesta compiuto per la prima volta da Colin Kaepernick, grande campione americano di football. Il gesto in questi giorni, di rabbia e di dolore per l’omicidio di George Floyd, è diventato il simbolo di antirazzismo in tutto il mondo.

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