C’ERA UNA VOLTA LA RAI / ORA E’ SEMPRE CIRCO-ORFEO

C’era una volta la mitica Telekabul griffata Sandro Curzi, quel Tg3 di tutte le battaglie. E la splendida rete inventata da Angelo Guglielmi.

Ora siamo tornati al CircOrfeo, con il pluridecorato di tutti i Tg, il pomiciniano convertito sulla via del renzismo, ottimo e abbondante per tutte le stagioni, Mario Orfeo, sul ponte di comando di quella storica ammiraglia di “sinistra”.

Ormai morta e sepolta – la (sic) sinistra – se oggi il massimo che può esprimere è questo omologato minestrone popolare. E non populista, come tiene a sottolineare ‘O Comandante Orfeo appena salito sulla tolda.

Paolo Cirino Pomicino. In apertura Mario Orfeo

Accettato dai 5 Stelle, il suo nome indigesto fino a pochi mesi fa; lo soffrivano come l’orticaria, ora non più. Adesso, nell’informata in caldo da nove mesi, sono pronti a ingurgitare di tutto.

Suonano, al solito, le fanfare dei media di regime. A cominciare dalle trombe di Repubblica, alla cui redazione romana aveva cominciato a farsi le ossa Orfeo.

Pennella sulle colonne del quotidiano fondato da Eugenio Scalfari la redattrice Giovanna Vitale. “Il suo chiodo fisso è il giornalismo di qualità, l’unico mondo per battere fake news e leoni da tastiera”.

Alla sede romana di Repubblica era arrivato dopo gli esordi napoletani.

‘O MINISTRO E ‘O ZIO

Prima palestra quella del patinato mensile “Itinerario” che spunta a metà anni ’80 per impulso di ‘O Ministro, Paolo Cirino Pomicino.

La cover della Voce di settembre 2003

E il giovane Orfeo non può che esserne l’uomo di fiducia. ‘O Zio, infatti, è nientemeno che Vincenzo Maria Greco, il super faccendiere e uomo ombra di Pomicino a partire dalla ricostruzione per il dopo terremoto e su tutto il vasto fronte delle opere pubbliche: l’uomo di tutte le progettazioni e tutti i maxi appalti, con il clou dell’Alta Velocità.

Dalla corte di Scalfari a quella dei Caltagirone il passo non è poi così lungo. E nel 2003 Orfeo approda trionfalmente alla direzione del Mattino, passato sotto il controllo dei mattonari romani. Che poi lo vogliono in sella al Messaggero.

Maturo per un salto ancor più lungo, stavolta voluto dal premier in persona Silvio Berlusconi, che lo fa balzare nientemeno che sulla poltrona di direttore al Tg2. Contendendo la palma di più bello del reame ad Augusto Minzolini, inviato dal Cavaliere ad orchestrare il Tg1.

Una inarrestabile ascesa, quella del puledro della scuderia pomiciniana, che poi troverà accoglienti sponde sul versante sinistro, in particolare sui lidi renziani. Con la cui maglietta diventa direttore generale di mamma Rai.

TELE VESUVIO

A contrassegnare le truppe partenopee di casa Rai, c’è un amico di sempre, Genny Sangiuliano, ancora oggi saldamente a bordo del Tg2.

Due storie praticamente parallele. Allevato alla scuola di ‘O Ministro Orfeo, a quella di Sua Sanità Francesco De Lorenzo il secondo, il fedelissimo portaborse (nel senso letterale del termine) che esordì nel mondo della carta stampata in sella alla rivista “Amici del Pascale”, il presidio ospedaliero napoletano e storico feudo di casa De Lorenzo.

Genny Sangiuliano

Dio li fa e poi li accoppia, il pomiciniano Orfeo e il lib Sangiuliano, che oggi è un fedelissimo del Carroccio di Matteo Salvini.

E’ questo lo stato – comatoso – della povera Rai. E dei poveri cittadini-utenti, costretti ad ingurgitare delle ministre che più vomitevoli non si può. Minestre tutte uguali, omologate, dove ormai la parola informazione è del tutto calpestata e oltraggiata.

Proprio adesso il colpo di grazia.

Quando invece ci sarebbe bisogno di spezzare le cortine fumogene che, dallo scoppio del coronavirus, stanno invadendo le redazioni. Ci sarebbe bisogno di aria fresca, vento nuovo: invece siamo ormai tutti cloroformizzati, privati dei diritti più elementari.

Imbavagliati: e non ci può essere simbolo ora più efficace della mascherina che indossiamo tutti.

Sulla Orfeo story abbiamo scritto svariate inchieste ed articoli. Nel 2003 rammentiamo la cover story “CircOrfeo”.

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