Pubblichiamo un articolo del giornalista americano Wolfgang Achtner, a Roma da sempre come corrispondente delle più importanti testate statunitensi fra cui La Voce di New York, che ieri ha pubblicato questo coraggioso e graffiante pezzo.
Abbiamo conosciuto Wolf molti anni fa presso la sede della stampa estera, a Roma, quando si organizzavano ancora dibattiti sulle citazioni miliardarie intentate contro i giornalisti da corrotti, collusi e criminali, ma quasi sempre accolte da magistrati, specie in sede civile. Il confronto era su quelle leggi tribali che attribuiscono all’Italia – e solo all’Italia – il triste primato della libertà di stampa calpestata e sterminata “per mano di legge”, proprio in un Paese che mette ai primi posti delle regole costituzionali l’Articolo 21.
Sono trascorsi qualcosa come 25 anni e da questo punto di vista nel nostro Paese non è cambiato niente, se non la desertificazione della stampa autonoma e indipendente dagli interessi capitalistici. Per fortuna però si alzano ancora alte voci come quella di Wolf, che ringraziamo davvero perché questo articolo getta un fascio di luce provvidenziale sugli oscuri retroscena della pandemia.
Coronavirus e libertà di stampa: la proposta indecente del virologo Roberto Burioni
Con un linguaggio molto ovattato, eminenti scienziati italiani “suggeriscono” ai giornalisti di lavorare non più indipendentemente ma insieme alle autorità
Il virologo Roberto Burioni, che farebbe meglio a concentrarsi esclusivamente sul suo ruolo di responsabile tecnico scientifico, ha pubblicamente auspicato un provvedimento da perfetto gerarca fascista su una materia che, oltretutto, non rientra nelle sue competenze.
Insieme ad 11 altri eminenti scienziati italiani, Burioni ha auspicato che la copertura delle notizie riguardanti la pandemia del Coronavirus venga coordinata e decisa dalle principali testate italiane insieme all’Ordine dei Giornalisti e ad una super struttura governativa di controllo che, in futuro, dovrebbe gestire il monitoraggio e la risposta ad altre eventuali epidemie.
Il gruppo di scienziati ha pubblicato un post su “Medical Facts” dal titolo “Convivere con COVID-19: proposta scientifica per riaprire l’Italia, gestendo in modo sicuro la transizione da pandemia a endemia”, con lo scopo di disegnare alcuni possibili scenari per la riapertura.
Il documento, firmato dai professori Roberto Burioni, Filippo Anelli (Fnomceo), Arnaldo Caruso (Siv), Andrea Cossarizza (Icas), Giuliano Grignaschi (Research for life), Giovanni Leoni (Fnomceo), Pier Luigi Lopalco (Patto trasversale per la scienza), Alberto Oliveti (Enpam), Guido Poli (Università San Raffaele), Silvestro Scotti (Fimmg), Marcello Tavio (Simit) e Guido Silvestri, è stato scritto per suggerire al governo italiano come affrontare la cosiddetta fase 2 dell’epidemia da Coronavirus.
La proposta inviata al governo di Giuseppe Conte è quella di creare una maxi-centrale in grado di monitorare in tempo reale l’andamento del virus e di circoscrivere immediatamente nuovi focolai di Covid-19.
“Per tornare gradualmente alla nostra vita di sempre, proponiamo la creazione di una struttura di monitoraggio e risposta flessibile, MRF, dell’infezione da Sars-CoV-2 e della malattia che ne consegue (Covid-19) e, possibilmente, in futuro, di altre epidemie”.
Secondo gli esperti, “Questa nuova struttura, con chiare articolazioni regionali, che prevediamo operare sotto il coordinamento di Protezione Civile (PC) e Ministero della Salute (MinSan) e il supporto tecnico dell’Istituto Superiore di Sanità (ISS)”, dovrà avere alcune importanti caratteristiche generali.
Primo fra tutti, “la capacità e risorse per poter eseguire un altissimo numero di test (almeno nell’ordine di molte migliaia alla settimana) sia virologici che sierologici nella popolazione generale asintomatica, con rapidissime procedure di autorizzazione da parte del Governo centrale e dai singoli governi regionali, da utilizzare in caso di segnale di attivazione di nuovi focolai epidemici.
Poi, gli esperti raccomandano la costituzione di una “struttura di sorveglianza centrale potenziata presso l’ISS, che sia responsabile sia dell’analisi dei dati in tempo ‘quasi-reale’, che della loro presentazione da parte del Ministero della Salute, a frequenza regolare direttamente al Governo, al Parlamento e agli organismi sanitari sovranazionali”.
Al terzo punto si suggerisce il “Rafforzamento della capacità regionale di sorveglianza epidemiologica, sotto forma di centri periferici di monitoraggio a diffusione capillare sul territorio e con messa a punto di sistemi di ‘epidemic intelligence’, che rilevino precocemente ogni segnale di accensione di focolai epidemici”.
Mentre i primi tre punti consistono in una serie di raccomandazioni medico-scientifiche che possono essere condivisibili, il quarto è più problematico in quanto richiede che alla nuova struttura si dia “Mandato legale di proporre in modo tempestivo e possibilmente vincolante provvedimenti flessibili in risposta a segnali di ritorno del virus, tra cui forme di isolamento sociale (sospensione di attività, eventi sportivi, scuole, ecc…); gestione di infetti e contatti (implementata anche attraverso l’uso di appropriate tecnologie come smart phones, apps, etc come già sperimentato a Singapore ed in Corea), potenziamento di specifiche strutture sanitarie”.
Non si capisce in base a quale potere un comitato di esperti non eletti dai cittadini potrebbe prendere provvedimenti “legalmente vincolanti” per ordinare nuove quarantene, sospendere campionati sportivi, ecc.
Il quinto punto è quello più preoccupante perché – seppure involontariamente – costituisce una minaccia alla libertà di stampa in quanto ipotizza la sospensione dell’indipendenza del Quarto Potere. Infatti, si raccomanda una “Condivisione della strategia comunicativa con l’Ordine dei Giornalisti e i maggiori quotidiani a tiratura nazionale, nonché le principali testate radio-televisive pubbliche e private per evitare i danni potenziali sia dell’allarmismo esagerato che della sottovalutazione facilona o addirittura negazionista (utilizzando anche l’esperienza sul campo nel rapporto medico-paziente)”.
Vorrei che fosse chiaro che al di là delle parole specifiche qui si mette in discussione una questione di principio fondamentale per una democrazia, perché con un linguaggio molto ovattato si sta suggerendo ai giornalisti di lavorare non più indipendentemente ma insieme alle autorità e, quindi, di richiedere l’autorizzazione prima di pubblicare i loro pezzi e ancora di non pubblicare notizie che non siano gradite – a prescindere dai fatti – con la scusa di non allarmare i cittadini!
In parole povere si raccomanda al governo di controllare totalmente la stampa. Se pensiamo che la Rai è già – ed è da sempre stato – il principale strumento per la manipolazione dei cittadini al servizio del potere (per gli altri TG italiani la valutazione è simile) e che lo stesso vale per gran parte degli altri media, e che quindi, in questo paese, la libertà di stampa è già fortemente indebolita, non è possibile non preoccuparsi per tali suggerimenti in un momento in cui – nel nome del bene comune – a tutti i cittadini italiani è già stato richiesto di accettare forti limitazioni alle libertà individuali e, gli stessi, con grande senso di responsabilità, hanno accettato.
E’ doveroso sottolineare che in un sistema democratico nessuno – individuo o istituzione – può porre limiti all’attività di una libera stampa né indicare ai giornalisti gli argomenti che dovrebbero o non dovrebbero coprire e tanto meno il modo in cui lo dovrebbero fare.
In Italia, la libertà d’opinione e la libertà della stampa sono tutelate dall’articolo 21 della Costituzione italiana che stabilisce che:
“Tutti hanno diritto di manifestare liberamente il proprio pensiero con la parola, lo scritto e ogni altro mezzo di diffusione. La stampa non può essere soggetta ad autorizzazioni o censure”.
Sia ben chiaro che, pure se è legittimo auspicare che i media si comportino in maniera responsabile, nessuno ha il diritto di ordinare e nemmeno di richiedere qualcosa alla stampa. I cittadini dovrebbero augurarsi e assicurarsi soltanto che i media non siano controllati dal governo e che una pluralità di editori assicuri una vera libertà di stampa.
Ovviamente, da buon giornalista vorrei che ci fosse una buona informazione al servizio dei cittadini – e per questo motivo da oltre 30 anni mi batto perché sia possibile avere dei telegiornali decenti anche in Italia – ma proprio in nome della libertà di stampa dobbiamo permettere che ci esista anche la “cattiva” informazione, che vengano pubblicate le distorsioni e la propaganda di mistificatori come Vittorio Feltri e Alessandro Sallusti. Nessuno, nemmeno in un momento come questo, può chiedere alla stampa di comportarsi bene, premesso che quel “bene” potrebbe cambiare in fretta e spesso a secondo di chi sta al potere in ogni dato memento.
E, quindi, mi permetto di dire all’eminente Dott. Burioni e ai suoi eminenti colleghi che questa loro proposta è indecente!
Voglio sperare che quando Burioni e co. hanno scritto questa proposta, degna del Minculpop durante il ventennio della dittatura fascista, per la fatica e lo stress a cui erano sottoposti nel tentativo di elaborare alcune importanti raccomandazioni per aiutare la nazione, momentaneamente non fossero in grado di comprendere e di volere. Mi limito pertanto a suggerire ai 12 scienziati di rivolgere le loro attenzioni alla materia che dovrebbero conoscere e di non occuparsi di questioni riguardo alle quali non hanno le necessarie competenze.
Ricordo a Burioni, agli altri scienziati, e a chiunque altro possa servire, quanto ho scritto prima e cioè che in un sistema democratico nessuno – individuo o istituzione – può porre limiti all’attività di una libera stampa né indicare ai giornalisti gli argomenti che dovrebbero o non dovrebbero coprire e tanto meno il modo in cui lo dovrebbero fare.
Wolfgang Achtner, nato e cresciuto a New York, da molti anni residente a Roma, è un giornalista freelance e regista di documentari. Dall’Italia ha lavorato per la ABC News, CNN, Press TV, The Independent & The Independent on Sunday.
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