Fiction quasi ‘geniale’

Brevemente torno sulle reazioni   contrastanti alla recensione, ammetto  molto critica, dell’unica puntata  di  ‘L’amica geniale’ a cui ho assistito annoiandomi,  anzi di un mezzo step della maratona televisiva  progettata dalla Rai per ottimizzare l’anomalo riscontro commerciale di un’operazione inventata a tavolino, con la martellante  invasione mediatica dell’alone di mistero sull’identità dell’autrice e/o dell’autore, che ha precedenti  illustri ed effetti collaterali positivamente più rilevanti di una normale campagna pubblicitaria. Dunque: non nutro ostilità pregiudiziale nei confronti dell’operazione letteraria della Ferrante (della?); ho consapevolezza di  innumerevoli  benemerenze  di chi ha realizzato film di qualità, grazie a trasposizioni da libri, che si sono avvalse di efficaci sceneggiature;  utilizzo queste poche righe per esternare la mia simpatia a una quota del cast di buon livello e faticosa comprensione  per il livello da filodrammatica alle prime armi di altri personaggi della fiction; confermo la noia per l’ingiustificata lentezza  narrativa di gran parte della ‘puntata’ di cui ho parlato da spettatore non prevenuto; trovo quasi insopportabili le pause che interrompono la narrazione dei protagonisti, affidate alla voce fuori campo  che legge righe del libro per legare sequenze del racconto  con un espediente da documentario, improprio in un  film. Quesito per gli spettatori veneti, aostani, bolzanini: siete lettori ad alta velocità? È quello che richiede la lettura dei sottotitoli che traducono il dialetto napoletano nella lingua di Dante. So di inimicarmi quanti ritengono giustificato senza se e senza ma il successo di ‘L’amica geniale’ anche in versione video, ma confermo:  è un fenomeno del nostro  tempo non privo di meriti, ma soprattutto costruito con abilità dal marketing system ed effimero quanto basta a ipotizzare che non occuperà lo scaffale dei romanzi ‘immortali’.
Come impegnata nella disputa di un torneo di calcio, con in palio coppe e ritorni finanziari, la partita italiana dell’informazione su coronavirus si è mossa confusamente tra qualificazioni, sedicesimi, ottavi, quarti, semifinali e si spera in una rapida conclusione. Chi sono i competitor in gara per il trofeo ‘Covid-19’? I grandi network, ovvio: Rai, Mediaset, Sky, La7, radio e telegiornali, senza un attimo di  pausa. Nelle ventiquattro ore, l’emergenza virus stata il soggetto esclusivo dei programmi di prima mattina, di quelli a seguire, dei format dell’ora di pranzo, dell’intrattenimento pomeridiano, della sera, della seconda e della tarda serata, della notte. Hanno contribuito alla grande  l’arcipelago dell’emittenza privata, le agenzie di stampa, giornali e periodici, comunicati di enti e istituzioni. Saturati in misura prevalente solo  i palinsesti dell’informazione? Magari. Il Covid-19 monopolizza tutti gli spazi della comunicazione, è l’argomento ‘rapinato’ alla realtà per la libido dell’apparire di direttori di rete, giornalisti e conduttori, anche nei format culinari, di evasione, del gossip  e dello spettacolo, in quelli generalisti e di settore. Senza voler infierire, perché il ‘Che tempo che fa’ di Fazio è un signor programma, l’ultimo appuntamento ha esemplificato platealmente l’invasione mediatica del tema. Un lunghissimo, interessante prologo ha replicato con rigore scientifico e dovizia di dettagli e interpretazioni, quanto altrove è stato sviscerato a iosa,  ma neanche il tempo di assimilare momentaneamente quanto affermato su cause, conseguenze e strategie di prevenzione per affrontare l’emergenza e Fazio, con enfasi gioiosa si è connesso con la comicità irriverente della Littizzetto, apparsa in stridente contrasto con la rigorosa serietà dell’esordio del programma. Non è il peggio. Coronavirus, contagiati, vittime dell’epidemia, quarantene, colpi di maglio sull’economia, preparazioni casalinghe di disinfettanti, carenza di tamponi e mascherine, protocolli delle autorità sanitarie e autarchia regionalista, sciacallaggio, strumentalizzazioni della politica, ignobili bufale, speranze e illusioni, hanno rivelato il caos di un’Italia in questo immatura, contro l’altra, da lodare per capacità di mobilitazione, l’abnegazione di medici, paramedici e volontari, solidità del sistema sanitario e eccellenza di luoghi della scienza come lo ‘Spallanzani’. Il caos che ha sfornato false notizie, dati veri o presunti, allarmi ingiustificati, ha determinato colpevolmente che l’informazione sull’epidemia in corso sia apparsa frammentata, a volte contradditoria e che soprattutto alimenti paura e panico, nonché il vampirismo dell’inedita alleanza Renzi-Salvini, tesa a sabotare il premier Conte, con l’ipotesi fantapolitica di un governo dell’emergenza che dovrebbe saldare inverosimilmente le incompatibilità maggioranza-opposizione.

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