C’era una presenza femminile sul luogo dell’attentato dei Georgofili nella notte tra il 26 e il 27 maggio 1993.
La clamorosa circostanza, fino ad oggi mai venuta alla luce, emerge dall’audizione davanti alla Commissione Antimafia di un suo consulente, Gianfranco Donadio, per anni pm di punta nella lotta a mafie e terrorismo.
Una story rimasta sempre “sepolta”, ed oggi saltata fuori perché la Commissione Antimafia è riuscita ad acquisire un rapporto interno redatto dalla Questura di Firenze sette anni fa, nel 2013. In quel documento si dà atto di quanto fu messo a verbale da un testimone che quella notte aveva potuto osservare degli strani movimenti.
“Nel cuore della città di Firenze – racconta Donadio il 19 febbraio davanti ai commissari antimafia – per la precisione in via Bardi, in un arco temporale tra le 23 e le 24, accade che il testimone, Vincenzo Barreca, portiere del condominio tra i civici 56 e 58, sente un vociare. Vi è qualcosa ad attirare la sua attenzione. Quindi alle 23 e 50 osserva la presenza di due giovani in una conversazione animata mentre cercano di recuperare una busta all’interno dell’infisso della porta”.
Il racconto del portiere prosegue con la descrizione di un “Mercedes di colore scuro, da cui esce una donna, un’altra automobile di colore scuro e l’arrivo di un Fiorino Fiat bianco”.
Guarda caso – come rammenta Donadio – che in via dei Georgofili esplose proprio un Fiorino, “uno dei 734 che circolavano in quel periodo in Toscana. Nessuno era in centro a Firenze”.
Ma l’elemento clou, secondo Donadio, è quella presenza femminile, tenuto presente che “nessuna donna ha mai fatto parte di un gruppo di fuoco mafioso”.
Grazie alle indicazioni del portiere (che peraltro non è mai stato ufficialmente sottoposto ad un “interrogatorio”) gli investigatori, subito dopo la strage, riuscirono a realizzare un fotofit della donna, “con i capelli corti a caschetto e bruni, alla guida di un Fiorino e dai gesti nervosi”. Per quanto concerne i due giovani, “si era limitato a dire che l’identikit di questi erano stati già pubblicati dal quotidiano La Nazione e che corrispondevano a quelli”.
Emerge ancora, dalle dichiarazioni di Donadio, come esista “un rapporto della Digos in cui si parla di una donna terrorista appartenente ad una organizzazione parallela che avrebbe agito insieme a Cosa nostra nelle stragi del ’93. Nella strage successiva di via Palestro, dalla Fiat era discesa una donna, anche di questa esiste un identikit che venne pubblicato dal Corriere della Sera. Ed è quello famoso di una donna bionda di via Palestro dove c’è scritto che i capelli sono biondi tinti. A dirlo sono due testimoni che guardano la donna discendere dalla Fiat Uno”.
Donadio prosegue nella sua esposizione raccontando ulteriori elementi, ed evidenziando che i due giovani si allontanarono a piedi e avrebbero avuto a disposizione un terzo veicolo, “una macchina non grande”.
Un altro elemento fornito dal consulente-magistrato. “All’indomani della strage di via dei Georgofili, il capo della Polizia Parisi dispose un’azione penetrante da parte dell’antiterrorismo, relativa a Gladio e sulle donne addestrate militarmente. Questo fatto non è molto noto, ma lo raccontano due funzionari ai vertici dell’antiterrorismo, ed è proprio Parisi che dà disposizioni di indagare in questa direzione e ne parlano ai pm di Roma Fasano e Vulpiani”.
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