Il secolo della visibilità

Il secolo si va consumando nella paura dell’apocalisse autoprodotta dalla sciagurata ‘disumanità umana’, nel terrore del ‘bang!’ che la scienza pronostica allorché il microscopico pianeta Terra, infinitesimale microbo dell’Universo, sarà vittima della totale desertificazione. È il secolo dominato dall’apparire sull’essere. I fenomeni planetari della fama congiunta al potere nascono e si consolidano, generati dalla chiave di volta della visibilità. È davvero facile dimostrare l’assoluto protagonismo del sistema mediatico che proietta figure di grandezza mondiale nell’Empireo  della notorietà, indissolubilmente coniugata con il potere (Trump, Putin Papa Francesco) e  non propone difficoltà l’interpretazione della de-escalation a livelli inferiori di casi che invadono il quotidiano: chi investirebbe una montagna di euro nell’acquisto di un materasso ‘Fabbricatore’ se non fosse vittima della ‘persuasione occulta’ del signor Fabbricatore, che per anni, ogni sera e nelle ore di maggior ascolto televisivo magnifica la qualità del suo prodotto “…a soli venti euro al mese”? Moltiplicata per mille l’invasione mediatica spiega il gigantismo di Amazon, Coca Cola, Nutella, Toyota.
Senza il casino impiantato da Morgan e dal socio Bugo, in quanti minuti o secondi avremmo seppellito nel buco buio della memoria “Canzone per te”, candidata alla maglia nera nella classifica delle canzoni del festival  2020? La sceneggiata interpretata a due voci dagli autori-cantanti con plateale abbandono rissoso del palco e contumelie reciproche a gogò, ha innescato a catena la libidine di Tv, quotidiani e periodici generalisti o specialisti in gossip, per giorni e giorni, le radio hanno trasmesso il brano a più non posso e da cenerentola di Sanremo è diventata principessa, senza obbligo di rientro alla mezzanotte.
Il congegno mediatico della visibilità non risparmia certo la politica. Un  esempio fra tanti possibili: salito a cavallo del governo gialloverde, Salvini si è garantito l’amplificazione sistematica di esternazioni, comizi e simili, imponendo alla direzione del Tg2 Sangiuliano, fulminato sulla via della Lega. Per il fedelissimo direttore del Tg2, dovesse essere disarcionato, c’è pronto uno scanno parlamentare, a ricompensa dei servizi resi al suo capo valpadano.  A Salvini, in tema di abilità auto promozionale, non è secondo l’ex premier, ex segretario, ex Pd,  Matteo Renzi. Le sue performance di giocoliere della politica sono perfettamente in  linea con gli obiettivi tattici e strategici della visibilità. Emarginato per il disastro del meno 50% di consensi inflitto ai Dem e in pieno recupero delle sue origini di moderato, Renzi ha covato per qualche tempo propositi di vendetta, conclusi con l’invenzione di “Italia Viva”, abitata da scontenti del Pd e aggregazioni di centristi senza patria. Di qui il perverso gioco dell’elastico, dei “Siamo maggioranza, ma se non ci volete ce ne andiamo”, “Sulla prescrizione non molliamo, niente giustizialismo” (in perfetta sintonia con la destra), “Fino alla fine della legislatura, ma non con Conte” (che fa ombra con i suoi pichi di consenso  degli italiani). Molto rumore per l’ex sindaco di Firenze, primi piani di Tg e giornali, interviste, accoglienza multipla nei talk show, commenti di analisti e politologi, ma fibrillazione di ‘amici’ e non, che aborrono l’idea di una crisi di governo, del temutissimo ricorso alle urne a rischio di non rielezione. Chi meglio di lui?, dell’abile affabulatore, dello stratega che naviga spedito nel partitismo dei dilettanti allo sbaraglio e si esibisce in mezzo mondo, conferenziere globetrotter lautamente retribuito, si diverte a creare sconquasso, che si riverbera nell’enclave urbano di Palazzo Chigi.
Il governo demostellato osserva non senza preoccupazione il possibile effetto collaterale della terapia omeopatica, che Conte vorrebbe sperimentare per scongiurare esiti letali della crisi in fieri, ovvero dell’accoglienza ‘impura’ di emigranti dal centro che cercano casa, di auto sfrattati da Forza Italia e Udc. A nuove contraddizioni andranno  incontro i dem, se per rimanere a galla in parlamento conteranno sull’apporto di voti della sinistra (Leu e non solo), allergica ai moderati. Ecco, in questo specifico ambito della politica equilibrista, forse la visibilità a tutti i costi è sconsigliata.

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