CASSAZIONE / TEMPI DI GUARIGIONE, CACCIA AL RITARDO

L’errore medico non deve per forza portare ad una lesione o a danni gravi alla salute del paziente affinchè il medico sia tenuto a risarcire la vittima e ad assumersi la responsabilità del danneggiamento.

Basta anche un ritardo nella guarigione.

Lo stabilisce una clamorosa sentenza della Cassazione, che costringerà i camici bianchi a valutare con estrema attenzione le condizioni del paziente ed approntare una cura efficace in grado di stabilire una tempistica ad hoc.

In realtà dovrebbe essere sempre così, ciò dovrebbe rappresentare la regola. Ma nei gironi danteschi della malasanità di casa nostra deve intervenire addirittura la legge (in questo caso “suprema”) per portare una qualche certezza. Siamo nel Belpaese…

Si tratta della sentenza numero 5315 del 2020. E’ stata pronunciata in occasione di un procedimento che ha visto come imputati tre sanitari (due ortopedici ed un radiologo) accusati di “non aver diagnosticato al paziente l’esistenza di una frattura del corpo vertebrale L1, omettendo, di conseguenza, di mettere in atto gli accertamenti per assicurargli la guarigione, determinando l’aggravamento delle sue condizioni ed il ritardo nella individuazione della giusta terapia”.

Secondo gli ermellini ogni condotta colposa “che intervenga sul tempo necessario alla guarigione, pur se non produce di per sé un aggravamento della lesione e della relativa perturbazione funzionale, assume rilievo penale allorquando generi la dilatazione del periodo necessario al raggiungimento della guarigione o della stabilizzazione dello stato di salute”.

Capito?


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