LUCA PARNASI / L’APPARTAMENTO COMPRATO DALLA “CRICCA”

Stadio della Roma a Tor di Valle. Il mistero sul passaggio di proprietà dei suoli e delle società dal mattonaro capitolino Luca Parnasi a quello ceco Radovan Vitek per il tramite di Unicredit è più fitto che mai.

Il closing dell’operazione previsto per il 15 febbraio è saltato, senza che alcuna comunicazione ufficiale sia arrivata, né da Parnasi né da Vitek. Un muro di silenzio che ha fatto subito drizzare le antenne negli ambienti giallorossi: “Vuoi vedere che è tutta una bufala?”; mentre per altri “nessuno ha convenienza a far saltare tutto, ma ci vuole almeno un mese ancora”.

Per Vitek che cerca gli ultimi “spiccioli” dei 600 milioni previsti in occasione dello storico passaggio?

La giunta capitolina è in fibrillazione, non vede l’ora che l’affare vada in porto per liberarsi di una patata che si fa sempre più bollente, con il passare dei giorni.

Piazza della Pigna a Roma. Sopra, Luca Parnasi

Intanto che fa mister Parnasi? Forse rimembra i fasti immobiliari d’un tempo – lontani quei memorabili giorni – quando comprava e vendeva lussuose case e ville da sogno come bersi uno spritz.

Solo qualche anno fa attico e super attico in piazza don Minzoni, il cuore chic dei Parioli, 700 metri con piscina, valore da una quindicina di milioni di euro.

Oppure l’altro angolo di Paradiso a un passo dal Pantheon, nel core antico de Roma, e ad un passo da un grande amico, la mente finanziaria della Lega, il sempre più rampante Giancarlo Giorgetti, destinato a prendere le redini del Carroccio in caso di default del leader – per ora – Maximo, Matteo Salvini.

Un appartamento davvero storico, quello di Piazza della Pigna.

E vale la pena di scorrerla in rapida carrellata, la nobile “sequenza”.

Faceva capo al Vaticano, il complesso immobiliare, intestato alla Casa generalizia dei frati minori francescani, confinante con il Vicariato Vecchio, sede dell’Opera romana pellegrini guidata da don Liberio Andreatta, uno degli uomini più ricchi della Chiesa, parroco della famiglia Parnasi e confessore della madre di Luca, Maria Luisa Mangosi.

Eccoci al primo passaggio: l’acquirente è un intermediario immobiliare altoatesino, tale Peter Pohl, che verrà poi processato (per altre vicende) a Trento: bancarotta fraudolenta.

Tiene casa per pochi mesi, Pohl, poi dopo meno di un anno passa il testimone a Diego Anemone, uno dei big della “Cricca” romana: all’epoca non ancora balzato alla ribalta delle cronache, Anemone, ma già palazzinaro di fiducia del Vaticano.

Vediamo più in dettaglio il passaggio societario. La “Schlanderser Bau srl” di Pohl vende alla “Immobilpigna” amministrata da Anemone, mentre i fiduciari sono Lorenzo e Filippo Balducci.

Diego Anemone

Le funzioni di intermediario dell’operazione, invece, spettano ad un altro esponente della Cricca, Angelo Zampolini. Un bel tris. Occhio al prezzo di vendita: pattuito in appena 1 milione e 450 mila euro. Un saldissimo.

Siamo all’ennesimo passaggio. Ed entra in scena Luca Parnasi, che paga la casetta un bel pacco di milioni: 12 e mezzo per la precisione più un’Iva da 1,7 milioni.

Ecco le sue parole dopo l’acquisto, riportate nel libro “Romanzo immobiliare” scritto da un collaboratore di Panorama, Enzo Beretta. “Che io sappia – osserva il protagonista dell’affaire Stadio – prima dell’acquisto da parte mia non sono stati fatti dei lavori. Ho provveduto a ristrutturare completamente l’intero immobile che era quasi come un rudere”.

Un rudere da 13 milioni di euro e una barca zeppa di milioni per la ristrutturazione: da ottava meraviglia del mondo!

Eppure – nota Beretta – “dalla contabilità dell’Immobilpigna è spuntata una fattura di 4,3 milioni per lavori di restauro, intestata alla ditta Anemone. ‘Liquidata’, ricostruisce la Guardia di Finanza, ‘con molteplici pagamenti effettuati nell’arco del 2005. E’ stato appurato che i lavori di ristrutturazione non sono mai stati eseguiti dall’impresa emittente né da altre società riconducibili al gruppo Anemone. Il plusvalore derivante dalla compravendita immobiliare sarebbe stato abbattuto fiscalmente attraverso il ricorso ad una fattura per operazioni inesistenti emessa da una società del medesimo gruppo”.

Insomma, un casino “organizzato” totale.

E c’è un’altra Penta Pigna Immobiliare nella Parnasi story. Fa capolino nelle vicende relative ad un altro affare, stavolta nel cuore antico di Ferrara: si tratta della annosa vicenda del “Palaspecchi”, dove è entrata in gioco una sigla dell’arcipelago Parnasi, la “Ferrara 2007”, ora in liquidazione.

A guidare la liquidazione un uomo di fiducia di casa Parnasi, l’autista tuttofare Nicola Ciardiello, al tempo stesso rappresentante legale di Penta Pigna Immobiliare. Una società strategica negli equilibri della dinasty mattonara capitolina: attraverso Penta Pigna, infatti, sono transitati fondi – chiamatele se volete “donazioni” – destinati alla Lega dell’amico Giorgetti (via Centemero) e al Pd (via Bonifazi).

Se danari escono è ovvio che danari entrino. Ed è così che l’agile Penta Pigna Immobiliare, guidata dall’autista di casa, ottenga due facili finanziamenti dall’allegra Banca Popolare di Bari: 15 milioni di euro ciascuno, il 17 aprile 2013 e il 26 luglio 2016.

E adesso soci e risparmiatori della Popolare di Bari scendono inferociti in piazza per la restituzione del bottino…


Scopri di più da La voce Delle Voci

Abbonati per ricevere gli ultimi articoli inviati alla tua e-mail.

Lascia un commento