NAPOLI / VORAGINE NEI CONTI, COMUNE IN CRAC

Voragine nei conti di Palazzo San Giacomo. Il Comune di Napoli è a concreto rischio crac.

Lo certifica addirittura la Corte Costituzionale che, nel rispondere ad un quesito posto dalla Corte dei Conti della Campania, accusa senza mezzi termini la giunta guidata dal sindaco arancione Luigi de Magistris per il mondo in cui spende i danari pubblici: e soprattutto quelli vincolati ad un obiettivo ben preciso.

La Consulta, in pratica, con questo provvedimento costringe ora i vertici del Municipio a riscrivere totalmente l’ultimo bilancio e a reperire i fondi per coprire quella gigantesca falla nei suoi conti che supera abbondantemente quota 1 miliardo di euro.

Da brividi.

In realtà la Corte Costituzionale oggi sancisce quanto i giudici contabili partenopei avevano già contestato un anno e mezzo fa, il 10 settembre 2018, quando scattò il blocco della spesa per Palazzo San Giacomo.

La Corte suprema stabilisce un principio che cambia tutto: le anticipazioni di liquidità che arrivano nelle casse comunali – come del resto i denari che giungono dalla Cassa depositi e prestiti, i finanziamenti statali, i soldi prelevati del fondo di rotazione – non possono essere trattati come fossero entrate disponibili (per iniziative o investimenti di qualunque tipo), ma devono essere utilizzati esclusivamente per saldare debiti già contratti.

Senza se e senza ma.

Ciò significa che il Comune dovrà rifare daccapo il bilancio, calcolando però un disavanzo che non è più di 1,7 miliardi, ma che oscillerà i 2,4 e i 2,8 miliardi. Quindi una situazione a dir poco comatosa, ottima e abbondante per togliere da oggi in poi il sonno a qualunque amministrare con un po’ di sale in zucca.

Luigi de Magistris

In soldoni, i membri della Consulta hanno sentenziato che l’uso delle anticipazioni di liquidità per coprire disavanzi nascosti “è illegittimo”.

La situazione si trascina in verità da anni, almeno dal 2013, quindi in piena era de Magistris. Già allora le casse comunali cominciarono a vivere in regime di “predissesto”. Ciò ha comportato l’adozione di provvedimenti vessatori nei confronti dei cittadini, ai quali sono state comminate le tasse più alte d’Italia, vale a dire i massimali, per cercare di tamponare la falla che man mano, invece, s’è trasformata in una voragine.

A Palazzo San Giacomo hanno sempre sbandierato pezze a colori. Come la scarsa attitudine dei napoletani a pagare le tasse, tanto per giustificare le certo non esaltanti entrate. E su questo fronte la Consulta è durissima nei confronti dei vertici politici e amministrativi comunali: “La capacità di escutere i debitori – puntano l’indice – non dipende solo dalla situazione economica dei membri della collettività, ma anche e soprattutto dall’efficienza amministrativa dell’ente locale e dei propri uffici preposti alla riscossione”.

Il vicesindaco Enrico Panini cerca una impossibile difesa e invoca l’intervento dello Stato a soccorso. “Dall’inizio del piano di riequilibrio (2012) al 2019 ci sono stati sottratti oltre 700 milioni di euro. E’ indifferibile un intervento legislativo per colmare le diseguaglianze scaturite da questa sentenza. Centinaia di enti locali sono coinvolti. Anche la Corte Costituzionale ne evidenzia l’urgenza, perché di fatto la Consulta rivolge un monito al legislatore affinchè trasferisca risorse in favore dei territori con minori capacità finanziarie per abitante, al fine di consentire l’effettiva erogazione dei servizi”.

Una lettura davvero singolare, contestata con estrema durezza dalle opposizioni. Secondo il presidente della commissione Trasparenza, Domenico Palmieri, “questa sentenza solleva tutta in una volta la polvere nascosta dalla giunta de Magistris sotto il tappeto dei conti comunali”.

C’è chi auspica la nomina e l’arrivo di un commissario straordinario. Del resto, secondo la Corte dei Conti “non è opportuno avallare una situazione di accanimento terapeutico per gli enti ormai in default”. Più chiari di così…

 


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