Superata la bagarre per le dimissioni del ministro Lorenzo Fioramonti, eccoci ai primi botti previsti per Capodanno, a tutta prescrizione. Un terreno sul quale il governo rischia di lasciarci le penne.
Ma ecco che – per le imperscrutabili vie del destino – le due situazioni si incrociano. Vediamo in quale acrobatico modo.
Partiamo dallo sdoppiamento ministeriale, che ha messo benzina sul fuoco con le prevedibili gazzarre salvinian-meloniane per via della moltiplicazione delle poltrone. Alla Scuola va la pentastellata Lucia Azzolina, all’Università e la Ricerca il Pd Gaetano Manfredi.
Due ottimi nomi, come riconosciuto a livello che più trasversale non si può. Soprattutto il secondo, inattaccabile Magnifico Rettore alla Federico II di Napoli dal 2015 e da cinque anni al vertice della ormai celebre CRUI, la Conferenza dei rettori delle università italiane, il top dei top, apprezzato dal mondo accademico, imprenditoriale, delle professioni.
Ma c’è un piccolo neo. Un neo sfuggito praticamente a tutti. Ne fa appena cenno il Corriere del Mezzogiorno, costola partenopea del Corsera. Nel mare magnum di interviste rilasciate dal Magnifico, c’è una sola domandina impertinente del cronista napoletano Angelo Lomonaco.
Osserva Lomonaco: “Lei è ancora indagato per i collaudi nella ricostruzione de L’Aquila”.
E Manfredi risponde serafico: “E’ una contestazione semplicemente formale a tutte le commissioni di collaudo. Ma non ho fatto nulla di irregolare”.
Di cosa mai si tratta? Dell’unico, grosso processo in corso per il dopo terremoto dell’Aquila, incentrato sul Progetto Case e che dopo anni di inchiesta proprio in questi giorni è ad una svolta.
L’ultima udienza si è tenuta il 13 novembre, ma è stata subito rinviata a febbraio 2020. Quando per quasi tutti i 29 imputati (inizialmente erano 37) scatterà la prescrizione. Miracolosa.
Non pochi vip tra gli imputati, come ha dettagliato la Voce in un’ampia inchiesta dell’ottobre 2015. E fa capolino il nome del neo ministro Gaetano Manfredi, in veste di collaudatore.
Ricostruiamo, a questo punto, la story, seguendo proprio il filo di quell’inchiesta.
COLLAUDI SOTTO I RIFLETTORI ALL’AQUILA
Titolo della cover story del 22 ottobre 2015: “Terremoto dell’Aquila – Sotto inchiesta il super rettore Gaetano Manfredi e altri big napoletani del mattone”.
Ecco l’incipit: “Terremoto all’Aquila. Continuano le ‘scosse giudiziarie’, a sei anni e mezzo dalla tragedia. Fra gli indagati in un ramo d’inchiesta non pochi vip di compassi & mattoni, oltre ad uno stuolo di imprenditori, tecnici, responsabili della Protezione civile, funzionari comunali. Le indagini iniziate a settembre 2014 e partite dal crollo di un balcone in uno dei 4.500 appartamenti previsti dal Progetto C.a.s.e. per dare alloggio agli oltre 16 mila sfollati dal sisma, hanno portato infatti, oggi, ad una black list di 37 indagati, e sotto i riflettori 800 balconi in circa 500 appartamenti. Frode, falso ideologico, truffa aggravata ‘per il conseguimento di erogazioni pubbliche’ i pesanti capi di imputazione che hanno raggiunto, tra gli altri, il rettore dell’Università Federico II di Napoli e fresco numero uno della Crui (l’associazione che riunisce tutti i capi ateneo italiani) Gaetano Manfredi, il presidente dei costruttori partenopei Francesco Tuccillo, uno dei mattonari storici a Napoli, Wolf Chitis (fondatore della Fondedile che venne incorporata dall’Icla tanto cara ad ‘O Ministro Paolo Cirino Pomicino, ndr), e il docente di Tecnica delle costruzioni alla facoltà d’ingegneria, sempre a Napoli, Edoardo Cosenza, assessore ai lavori pubblici della Regione Campania ai tempi della giunta guidata da Stefano Caldoro” (oggi candidato per il centrodestra alle amministrative di primavera, ndr).
Continuava il reportage della Voce: “Tra le accuse, aver utilizzato per la realizzazione di quei balconi materiali scadenti e assolutamente non conformi con quelli previsti da progetti e capitolati d’appalto, lucrando – secondo i primi calcoli – circa 18 milioni di euro. La responsabilità dei costruttori è, evidentemente, quella di aver fatto ricorso a quei materiali; dei collaudatori quella non meno grave – secondo le indagini degli inquirenti aquilani, i pm Roberta D’Avolio e Fausto Cardella – di aver dato disco verde per opere non a norma, attestando e certificando quindi fatti e circostanze non rispondenti alla realtà”.
Una cospicua parte di quel reportage veniva dedicata ai profili dei big in campo. Ed in particolare a quello griffato Manfredi.
Che già, udite udite, parlava da ministro in pectore, forse un presagio, all’indomani dell’incoronazione alla Crui!
“Serve almeno 1 miliardo di euro – le parole del Rettore – per garantire il diritto allo studio e per assumere giovani ricercatori. 1 miliardo di euro consentirebbe all’Università di tornare a quegli standard precedenti che avevano comunque percentuali basse, ma almeno cominciamo a ragionare. E’ vero che noi italiani siamo bravi anche con pochi soldi, ma facendo una dieta dimagrante eccessiva si muore. Io sognerei tanto di avere i 27 miliardi della Germania, però ora mi accontenterei di avere il miliardo che ci è stato tolto”.
Riuscirà ora nell’impresa, il fresco ministro?
Ma torniamo alla cover story di quattro anni fa, riprendendo il filo di quel profilo eccellente.
QUEL MAGICO STUDIO MASCOLO
“I sogni di grandezza, per ora, il Rettore Magnifico li può forse riservare per l’attività privata. A quanto pare, infatti, la buona stella accompagna i destini di uno studio professionale a lui molto vicino, lo ‘Studio Mascolo Ingegneria’, che può contare su due sedi operative: una al centro direzionale di Napoli e l’altra proprio all’Aquila, località Bazzano. Studio che può vantare un portafoglio lavori e un parco clienti di tutto rispetto, occupandosi in prevalenza di progetti, direzione tecnica dei lavori, direzione lavori, allestimento di strutture antisismiche”.
Più in dettaglio: “Partiamo dai progetti in campo sanitario. In pole position la realizzazione, in corso da anni, dell’ormai mitico Ospedale del Mare a Napoli, uno dei ‘fiori’ che ha cercato di utilizzare in campagna elettorale Stefano Caldoro: entrato solo molto parzialmente in funzione, a co-progettarlo insieme ad Astaldi Costruzioni c’è lo Studio Mascolo. Eccoci poi al più grande nosocomio del Sud, il Cardarelli, con le progettazioni portate avanti in Ati con la milanese Romagnoli. Quindi, sempre a Napoli, il presidio specializzato per le malattie respiratorie, il Monaldi. Nel popoloso hinterland partenopeo è la volta di un’avveniristica casa di cura per anziani a Cicciano, committente la Cliente Holding srl di Ottaviano, un comune del vesuviano”.
Si prosegue geograficamente passando ad un altro comune della cintura provinciale, Melito, con la ‘Divina Provvidenza’, quindi un salto nel casertano con le progettazioni per il ‘Policlinico Domizio’, e un balzo in Irpinia con un Hospice per ‘Cure Palliative’. Quindi – sempre a bordo dell’ubiquo Studio Mascolo – eccoci in Calabria, a Germaneto, e a Belvedere Marittimo, per strutture sanitarie d’avanguardia.
Un grande amico del Rettore, l’ingegner Carmine Mascolo, il quale – scriveva la Voce – “coltiva compassi, appalti & progetti. In tutta Italia – epicentro Abruzzo – e con uno stuolo di partner edili di tutto rispetto, la crema del mattone nel Belpaese”.
“E proprio dal terremoto abruzzese arrivano alcune tra le maggiori commesse. Si tratta di due interventi all’interno del Progetto C.a.s.e., per la realizzazione di edifici residenziali, cinque lotti, ciascuno composto da 5 edifici, per un totale di 25 edifici sistemati su ‘piastre sismicamente isolate’. Da 20 milioni il primo progetto, da una cinquantina il secondo”.
L’INCREDIBILE TRASFERIMENTO DEL PROCESSO
Per finire il giro torniamo all’oggi. Ossia al processo aquilano, popolato da una incredibile – ma vera – sfilza di contrattempi ed anomalie, che spiegano in modo plastico la realtà autentica della prescrizione salvatutti.
Sfilze di notifiche sbagliate a parte, il processo è uscito dalla sua sede naturale, l’Aquila, per essere trasferito a Piacenza!
Su eccezione di alcuni avvocati, infatti, è stata spostata lì la competenza territoriale, a causa di una presunta bancarotta fraudolenta da parte di un’impresa: comunque ottima e abbondante per dirottare i fascicoli processuali nella cittadina emiliana.
I giudici piacentini non hanno riconosciuto quella competenza territoriale e hanno rispedito tutte le carte giudiziarie alla Cassazione, affinchè dirimesse la controversia.
Altro tempo che passa e alla fine la suprema Corte decreta che la sede giusta è quella dell’Aquila, dalla quale indebitamente tutto il processo era stato trasferito.
E’ questo il comatoso stato della giustizia di casa nostra.
E il problema è la prescrizione.
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