Omaggio al grande Pier Paolo Pasolini giorni fa nella “sua” Valvasone, lo stupendo borgo friulano che ha organizzato un significativo evento culturale, riproponendo ai cittadini un documentario prodotto dalla Rai nel 1976 per la regia di Francesco Bortolini: “Il sogno di una cosa”. Un vero gioiello nelle teche di viale Mazzini.
Ecco tutti i dettagli forniti da un sito d’informazioni molto attivo in Friuli.
“Il periodo considerato – accadeva per la prima volta – è quello degli anni friulani trascorsi tra Casarsa (dove oggi Pasolini è sepolto, ndr) e Versuta, fra il 1943 e il 1949. Prendendo spunto dal romanzo omonimo di Pasolini, in cui viene raccontata l’epopea delle lotte dei contadini friulani nel dopoguerra per l’applicazione del ‘Lodo De Gasperi’, Francesco Bortolini, il regista, ripercorre attraverso numerose interviste sia gli anni trascorsi nel paese della madre Susanna, sia la vicenda storica cui si ispira il romanzo”.
Così prosegue il racconto: “Queste testimonianze di amici, compagni di partito, allievi di scuola, hanno il grande merito, nella loro spontaneità, di restituirci un ritratto di Pasolini inedito e sincero”.
“Le lotte contadine vengono ricordate da Mario Lizzero, dirigente comunista di Udine e da Bruno Francescutto, allora giovane manifestante. Giuseppe Susanna rievoca l’esperienza di Pasolini come segretario della sezione di San Giovanni di Casarsa del Pci. Il Pasolini pedagogo trova una conferma di prima mano nella testimonianza di Tonuti Spagnol, allievo dell’Academiuta a Versuta, e di Francesco Scodellaro, suo studente a Valvasone quando insegnò tra il 1947 e il 1949 alla scuola media”.
“Di grande immediatezza il racconto di Ernesta Bazzana che ospitò in una stanza della propria casa a Versuta Pier Paolo e la madre Susanna tra il 1944 e il 1946 quando sfollarono per timore dei bombardamenti angloamericani.
Il processo avviato per i ‘fatti’ di Ramuscello – ricordati dall’amico pittore Giuseppe Zigaina – comportò l’espulsione dal partito e il licenziamento dalla scuola, chiudendo nel gennaio del 1950 con la fuga a Roma assieme alla madre il periodo friulano del poeta”.
“Le riprese durarono circa un mese e si svolsero nell’autunno del 1976 – l’anno del terremoto in Friuli – e furono effettuate nei luoghi della memoria pasoliniana tra Casarsa e Versuta, San Giovanni e il Tagliamento, San Vito e Valvasone. Fu trasmesso nel novembre di quell’anno sul secondo canale. Natalia Ginzburg, sul ‘Corriere della Sera’ del 26 novembre del 1976, scrisse: ‘Il documentario è onesto e sobrio, privo di ogni connotazione commemorativa. Si potrebbe perfino pensare, al vederlo, che Pasolini fosse ancora vivo’”.
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