Tra la Turchia di Tayyp Erdogan (nella foto) e l’Europa liberale c’è un solo elemento di condivisione che giustifichi di inglobarla nella Comunità e di continuare a ospitarla militarmente nella Nato? Nemmeno l’ombra. Erdogan perde colpi elettoralmente ma non nel suo ruolo di dittatore destrorso che reprime la libertà di espressione, di dissenso e ogni manifestazione a favore di minoranze che lottano per il riconoscimento di diritti negati. La Turchia è contestata universalmente come territorio di transito di terroristi potenziali e di ostilità verso Israele, accusata di complicità nel colpo di Stato in Egitto. E’ totale l’intolleranza del primo ministro verso ogni forma di critica al regime dittatoriale che arresta i giornalisti, chiude i media ostili e carica con violenza inaudita i manifestanti di cortei pacifici, definiti vandali e terroristi. Ad Ankara una manifestazione sindacale è stata repressa con l’uso di gas lacrimogeni e pallottole di gomma, nelle vicinanze di Gezi, Istanbul, squadre antisommossa hanno bloccato la marcia per la giustizia. Si susseguono gli arresti di dissidenti bollati da Erdogan come “gentaglia”. Gli studenti sono stati costretti a rivelare i nomi di professori e alunni assenti a scuola nei giorno dell’occupazione del parco di Istanbul. Lo denuncia il partito laico, che accusa Erdogan di costringere i ragazzi a iscriversi nelle scuole religiose islamiche.
Un nuovo episodio di intolleranza, in questo caso omofoba, si è verificato con il Gay Pride di Istanbul. Sulla marcia, pacifica e autorizzata, la polizia ha infierito con cannoni d’acqua e proiettili di gomma. La partenza del corteo è stata impedita dai reparti antisommossa con una aggressione ai partecipanti, centomila persone. Numerosi i ferititi e il giorno, teoricamente di festa, si è trasformato in un ennesimo episodio di intolleranza del regime. Dal corteo si sono levate grida contro Erdogan e il governo: “Tutti insieme contro il fascismo”. E’ fallito ogni tentativo di mediazione con i poliziotti, spinti alla repressione dall’indottrinamento dei vertici delle forze dell’ordine. Alla giornata hanno partecipato rappresentanti dei partiti repubblicano e curdo, giovani e famiglie eterosessuali, solidali con le rivendicazioni del mondo gay. L’alibi esibito per l’attacco al corteo è la coincidenza del Gay Pride con il mese del Ramadan, ma non convince perché, replicano gli organizzatori, la manifestazione è stata regolarmente autorizzata e un anno fa si è svolta nello stesso periodo. Opinione dei manifestanti è che il governo abbia voluto sancire che in Turchia non esiste la libertà, che Erdogan detiene saldamente il potere, che non consente contestazioni o iniziative sgradite e che teme di perdere consensi, come dimostra l’esito per lui negativo delle ultime elezioni. Ai margini della manifestazione impedita si ragiona sui perché della repressione, sull’arretratezza di larga parte dell’opinione pubblica che ritiene l’omosessualità una malattia da curare. In Turchia non si accettano gay nei posti di lavoro e in molti villaggi è ancora in vigore l’attenuante per delitti “d’onore”. Un ragazzo è stato ucciso dal padre quando ha scoperto che era gay.
Dall’Africa con calore
Insomma, la Terra si riscalda come predicono molti scienziati, o all’opposto rischia una nuova era glaciale, come sostengono alcuni colleghi russi? In attesa che la disputa si concluda con un chiarimento definitivo, meteo sembra dar ragione a chi annuncia aumenti della temperatura: c’è in arrivo l’anticiclone Flegetonte, cioè un caldo infernale, in compagnia di afa made in Africa. Nei prossimi giorni, specialmente nel bel mezzo della settimana in corso, le temperature raggiungeranno i 37 gradi (Firenze, Roma, Napoli) e i 38 a Bolzano, ma il caldo percepito potrebbe essere maggiore per alti tassi di umidità. Di che lamentarsi di fronte alla drammatica emergenza che in Pakistan fa registrare milleduecento morti per il caldo negli ultimi dieci giorni, novecento a Karachi? Molte le persone morte mentre lavoravano al sole, quarantamila i casi di ricorso agli ospedali. Impressionante.
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