Ci mancava solo la sorella di Vittorio Sgarbi.
Elisabetta, infatti, non guida solo con piglio la casa editrice “La nave di Teseo”, ma adesso s’inventa regista per dar vita ad un docufilm che presto approderà a Cannes o a Venezia.
Si tratta di un vero scoop in pellicola, dedicato ad un tema bollente, quello dei vaccini.
Titolo dell’Opera, appunto, “Vaccini. 9 lezioni di scienza”. La prova del nove, infatti, si articola attraverso altrettanti interventi di Vati più o meno grandi e affermati nel mondo accademico, baroni, baronetti e via baroneggiando, adesso impegnati nella divulgazione (sic) in un campo delicato e minato come quella della salute, soprattutto trattandosi dei destini di tutti, neonati, bimbi e genitori. Oggi obbligati, da una legge degna di un regime nazista, ad assumere ben nove vaccini, senza la possibilità di opporsi, visto che i bimbi non vaccinati non vengono ammessi a scuola, marchiati come neanche gli ebrei ai tempi dei lager.
Ecco i magnifici 9, i protagonisti dell’Opera.
Chiara Azzari, docente di pediatria all’università di Arezzo; Piero Bartolo, il medico-salvatore di Lampedusa; Andrea Biondi, docente di pediatria alla Bicocca di Milano; Roberto Burioni, “massimo esperto di vaccini – pennella Repubblica – instancabile messaggero di scienza”; Emanuele Coccia, filosofo e docente all’Ecole di Parigi; Massimo Cacciari, filosofo e politologo; Giampaolo Donzelli, presidente della Fondazione Mayer; Anna Maria Lorusso, docente di semeiotica all’università di Bologna; Alberto Mantovani, direttore scientifico alla Fondazione Humanitas di casa Rocca.
Vediamo come descrive il grande eventi griffato Sgarbi la sempre genuflessa Repubblica, ottima e abbondante cassa di risonanza per i business di Big Pharma.
Ecco fior tra fiori, alcune chicche firmate da Sara Strippoli.
L’incipit: “Quando alle parole della scienza si mescolano anche le voci dell’arte, della filosofia, il risultato è una fascinazione che esce da un linguaggio troppe volte ostico. Una narrazione che apre gli orizzonti e, forse, riesce ad allontanare le paure di questi anni sui vaccini: la confusione della rete, le controparole dei No Vax”.
Una melodia.
“Tutti i nove relatori sono docenti per nulla saccenti che nel film usano giocattoli d’antan per regalare messaggi che arricchiscono di valori simbolici il racconto: il Pinocchio di Biondi per parlare (sic) di fake news e ricerca della verità; l’elefante giocoliere che serve a Chiara Azzari per spiegare quanta meticolosità c’è nella preparazione dei vaccini”.
“’Ho voluto inserire un elemento autobiografico – racconta Elisabetta Sgarbi – quelli che vedete inquadrati erano i miei giocattoli di bimba”. Mitico.
Chiude Strippoli: “La Fondazione Meyer che ha prodotto il film con la società Belly Wrong ha in mente di portare il film in tour. ‘Spero che vada nelle scuole – dice Sgarbi – ma vorrei ogni volta con me uno scienziato che chiarisca i dubbi’”.
Sorge spontanea un paio di piccole domande. Come mai l’imperdibile film non prevede neanche una voce che non la pensi come i magnifici 9 ?
Perché non ha ritenuto, l’intrepida timoniera della Nave di Teso, di sentire un premio Nobel come Luc Mantagnier o un due volte candidato al Nobel per la Medicina come Giulio Tarro che la pensano in modo diametralmente diverso e ‘osano’ puntare i riflettori sui rischi che comporta un’assunzione indiscriminata – e addirittura obbligatoria – dei vaccini?
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