Buon segnale dalla sempre irrequieta Spagna. Era ora. Secondo le ultime notizie dovrebbe formarsi un governo di sinistra, tra i moderati del Psoe (ma pur sempre socialisti) capeggiati da Pedro Sanchez e Podemos di Pablo Iglesias.
Sarebbe stato trovato un accordo di massima, capace di coniugare “l’esperienza del Psoe ed il coraggio della formazione di sinistra”, uniti per dar vita ad un programma di reale cambiamento.
Un programma per quattro anni, capace di portare a termine la super travagliata legislatura.
“Sarà un governo rotondamente progressista”, sottolineano i due leader che aggiungono: “quella che ad aprile era una opportunità storica, ora diventa una necessità storica”. Vero.
Si promettono, i due partiti, coesione e lealtà, ma anche annunciano possibili aperture a chi vorrà imbarcarsi nel progetto, l’ultima scialuppa verso la salvezza del Paese. Che non ha pessimi numeri sotto il profilo economico, ma sta vivendo, da anni, in un clima di perenne instabilità politica. Con il fantasma sempre più concreto della destra, rappresentato da Vox, una sorta di Lega in salsa spagnola.
Una lezione anche per l’Italia. Dove la fresca alleanza Pd-5Stelle ogni giorno traballa per via di contenziosi quotidiani.
Il vero collante, ora, da noi può essere trovato sui drammatici problemi del lavoro, con il bubbone Ilva da risolvere nel più breve tempo possibile. Senza peraltro fare un pateracchio.
Sapranno i grillini e piddini trovare la quadra difficile ma non impossibile? E’ su questo fronte, ora e subito, che si misurano le autentiche capacità di una alleanza che non sia frutto solo di parole al vento.
Altrimenti arrivano presto le tempeste leghiste…
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