GIALLO AMBROSIO / DIECI ANNI, UN OMICIDIO SENZA PERCHE’

Dieci anni e il mistero continua. Anzi, il silenzio intorno alla vicenda è calato più impenetrabile che mai.

Si tratta dell’omicidio, avvenuto nella primavera 2009, di uno dei maggiori imprenditori campani, Francesco Ambrosio, il “re del grano”, e della consorte Giovanna Sacco, massacrati nella loro villa di Posillipo.

Un caso subito (sic) chiarito, visto vennero immediatamente beccati anche con una parte della refurtiva (danari e preziosi) tre rumeni, ossia il giardiniere della famiglia (Valentin Dimitru) e due amici, Calin Petrue Marius Vasile Acsiniei, che confessò l’omicidio.

Una prima stranezza era dovuta al fatto che vennero trovati in una località vicina (Licola), per di più ubriachi fradici Ed, appunto, in possesso di parte del bottino. Delitto perfetto.

Fessi? Balordi? Incapaci o cosa?

Subito trionfanti le cronache: “Alla polizia è bastato un attimo: ha seguito il tracciato dell’apparecchio telefonico, poi ha localizzato i presunti killer e li ha arrestati”. Poi: “i banditi hanno aggredito e ucciso le vittime massacrandole da colpi di bastone dopo essere stati sopresi a rubare a casa. L’enorme quantità di impronte lasciate sia nei momenti precedenti l’efferato duplice delitto che nella villa sono state esaminate mediante riscontri con gli archivi elettronici delle forze dell’ordine. Circa 50 mila euro in valori il bottino portato via mentre i banditi non sono riusciti a scassinare una cassaforte e hanno lasciato pellicce di ingente valore”.

Tutto ok, allora.

Se non che poco più di tre anni fa, aprile 2016, il presunto killer rompe il muro di silenzio durato per sette anni. Alla procura di Napoli, infatti, arriva una missiva da parte del legale, l’avvocato torinese Paolo Dotta,in cui viene comunicato agli inquirenti che Acsiniei ha intenzione di verbalizzare, per raccontare “circostanze – scrive Dotta – di sicuro interesse investigativo”.

Pensate che qualcosa sia successo in questi tre anni abbondanti? Niente, il silenzio più totale. Era una boutade, una bolla di sapone? Niente, il silenzio più tombale. Che fine ha mai fatto quella verbalizzazione? Altrimenti, quale spiegazione ha fornito il legale sul comportamento del suo assistito?

Una vicenda torbida, senza una spiegazione sensata: e forse l’accertamento della verità non fa comodo a nessuno.

Da rammentare che l’impero del re del grano è durato per un ventennio abbondante, sotto la protettiva ala dell’allora titolare del Bilancio Paolo Cirino Pomicino. Che cucì su misura per la sua Italgraniun “Accordo di Programma” europeo da mille e una notte. Come del resto faraonica era la maison (e lo yacht Claila) ceduto a prezzo catastale (e fittato ‘aggratis’ il secondo) ad ‘O Ministro.

Poi l’Italgranifinì nel vortice della crisi. Quindi negli anni 2000 il passaggio al gruppo capitanato da Benito Benedini. Il factotum nel consiglio d’amministrazione del Sole 24 Oreentrato in un’altra story, costellata da episodi sui quali indaga la procura di Milano: e Benedini ne è uscito per il rotto della cuffia, patteggiando ed evitando quindi il processo.

Quando i re di grano, grana e grane ‘possono’.

 

In apertura Franco Ambrosio con Paolo Cirino Pomicino in una foto degli anni ’90


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