“Camicie in pitone colorato da indossare con completi formali o pantaloncini corti coordinati con spolverini e camicie sottili in nylon per il guardaroba radicale e alternativo”. A sceglierle sono soprattutto gli esodati dalla cura Fornero. “Pantaloni dai colori chiari e giacche a vento reversibili e ultralight che sono un remake del modello anni Cinquanta”, per questo a preferirli sono i pensionati che attendono gli 80 euro da babbo Renzi. “Tute, felpe raffinate, righe, tessuti eterei come la seta e bomber dai colori pastello”: vanno per la maggiore tra i piccoli imprenditori strozzati dalla banche e da Equitalia.
Un Paese alla deriva? Macchè, scoppiamo di salute, i soldi ci escono dalle tasche e dalle orecchie, ne abbiamo tanti che dobbiamo spendere, spendere, spendere. Disoccupati, cassintegrati, tartassati, pensionati alla fame, classe di mezzo che precipita in povertà? Tutte invenzioni dei comunisti. Senzacasa, senzadiritto, senzagiustizia, senzasalute e, soprattutto, senzasoldi? Baggianate.
Il profilo del Belpaese non viene fuori dalle sciocche cifre Istat sui cassintegrati, né dai censimenti delle camere di commercio che parlano di continui fallimenti e morti aziendali. Numeri al vento. La vera sagoma dello stivale è fotografata dallo speciale “Moda” di Repubblica 22 giugno, che descrive il “Lusso radicale” che ormai dilaga da noi, tra casual, pitoni colorati, bomber, borchie e jeans distrutti, nappe bianche e stili marinai. Con “Leo” pronto a spopolare, la nuova griffe di casa Della Valle, “il nuovo mocassino di culto di Tod’s per la prossima estate”.
Ma ecco, fior tra fiore, profumi, colori ed emozioni che si raccolgono lungo la passerella milanese, dove “sfila un maschio che ha l’aria rilassata di chi si gode molto tempo libero”.
Per capire il mondo Prada che sceglie “il lusso alternativo”, c’è bisogno di “un approccio concettuale e radicale”. E’ solo in questa chiave che si può apprezzare fino in fondo “la camicia in pitone colorato” per l’uomo. “Quest’uomo dall’immagine più rilassata – apprendiamo – gioca con simboli più aggressivi come bocche censurate e razzi”. Razzi, missili e proiettili di varia foggia.
Tanto per rimanere in clima, eccoci alle creazioni firmate da Vivienne Westwood (forse cugina occidentale del grande regista di Mistic River): “I suoi ragazzi con tuniche impolverate, grandi camicie e maglie a scacchi sembrano muoversi in terre stravolte dalla guerra”. “La sua campagna in difesa del pianeta punta l’indice contro i politici criminali, causa del cambiamento climatico che a breve porterà all’estinzione della vita”. C’era poi bisogno dell’enciclica di papa Francesco?
Pacifista e arancione al punto giusto il fresco garcon made in Missoni: “Viaggia verso l’India, il ragazzo global di Missoni con giacche e pantaloni pigiama in Madras e i colori vivaci di questa terra”.
E’ un inno al green. “Tute e felpe raffinate, portate con scarpe da trekking, sono il must di Bottega Veneta, il marchio disegnato da Tomas Maier che inneggia alla natura”. Per fortuna il buco nell’ozono non è più un problema.
Ma è ancor più a bordo di Moncler che l’Arca si avvicina, caso mai accompagnata da uno stuolo di canoe, perchè “i modelli, in tuta da vogatore, arrivano in scena con un borsone e poi, a fianco di una mega canoa, si vestono. Hanno pantaloni seesucker dai colori pastello e giacche a vento reversibili e ultralight, un remake – apprendiamo trasecolando – del modello storico di Moncler anni ’50, con righe colorate, stampate e ricamate con pailletes e pelliccia”. Imperdibili. Consigliatissime per i migranti su scafi ultraleggeri e non (anche chiatte e barconi).
Per la linea Landini young-adult, poi, fichissima e freschissima l’ultima creazione. “Stravedono per il casual e le divise da lavoro i ragazzi N.21 di Alessandro Dell’Acqua”. Con emozione veniamo a sapere che indossano “salopette e tute giganti come del resto i bermuda e le t-shirt che arrivano al ginocchio e creano un effetto ‘gonna’”. “Ualler effect”, secondo i colori del vulcanico Bonito Oliva, alle prese col suo ‘Fuori quadro’ domenicale e il suo “tormentato e non tormentone Van Coch”, per l’inconfondibile giallo uovo (Van Gong, per i mercanti cinesi, ormai padroni del mercato).
Saremo anche in braghe di tela. Con i pantaloni che più abbassati non si può. Pronti, proni e “riceventi”, modello Altan. Ma le scarpe no. Quelle non ce le può fare nessuno. Tranne chi pensa anche alle gemme. Sono “i ragazzi di John Richmond che ai giubbini punk preferiscono giacca e bermuda con fantasie pop da cui occhieggia il volto di David Bovie. Le scarpe? Quelle da golf con frangia e cristalli Swarowsky”.
Cin cin, la crisi non c’è più. Ma perchè Renzi non passa la ricetta a Tzipras?
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