Si inseguono le domande preoccupate dei pacifisti, ma non solo le loro, sui pericoli di tragiche estensioni dei tanti focolai di guerra ora culminati nell’aggressione militare di Erdogan alla Siria, guerra indotta anche dalla batosta elettorale delle ultime elezioni turche, inflitta da “nemici” curdi. Di là dall’intenzione vendicativa, tipica della presunzione di onnipotenza del tiranno che risponde picche con l’arma mafiosa del ricatto ai moniti di mezzo mondo perché desista. “Se mi fermate vi scarico milioni di migranti”. La risposta a tanta tracotanza non è per nulla univoca e il ras turco osa perfino chiedere altri finanziamenti, oltre quelli cospicui che riceve dalla Ue.
È da sempre inevaso il dubbio sulla responsabilità di aver accolto la Turchia nella Comunità, nonostante la consapevolezza di imbarcare un Paese governato da un despota molto prossimo a modelli di gestione del potere repressivi, a tirannia parafascista. Manca, tra i complici di relazioni ambigue con il tycoon turco il coraggio di confessare che sull’ostracismo nei suoi confronti hanno prevalso e prevalgono interessi economici, che al dio denaro si è disposti a sacrificare la realtà di un rapporto omertoso, cioè di inerzia nell’imporre a Erdogan di fermare l’invasione della Siria e la guerra ai curdi, protagonisti della lotta all’Isis sfruttati dagli americani e dagli occidentali nell’offensiva anti-islamista, poi abbandonati alla furia turca.
Il dio denaro. È solo propaganda ingannevole l’ “invito” di Conte alla Turchia di mettere fine alla guerra che ha già provocato morti, anche tra i civili e l’esodo di massa dalle zone di confine dove è concentrato l’attacco militare sferrato da Erdogan? L’Italia, questo è il nocciolo della questione è un importante partner commerciale della Turchia. L’interscambio ha raggiunto il livello record di circa ventuno miliardi e mezzo. Principali settori dell’import-export sono auto, ferro e acciaio, macchinari, materie plastiche, appalti di opere pubbliche.
Ide (Integrated Develoment Environment), ovvero ambiente di sviluppo integrato,
software che, in fase di
programmazione, supporta i
programmatori nello sviluppo del
codice sorgente di un
programma: abbiamo investito oltre cinquecento milioni di dollari per la presenza in Turchia di 1.500 imprese italiane. La nostra collaborazione economica prevede cinque direttrici principali. La consolidata presenza di grandi gruppi dell’industria manifatturiera con impianti produttivi nella rete telematica, l’attività nei progetti di produzione e connessione energetica, il determinante ruolo delle nostre banche, la partecipazione allo sviluppo infrastrutturale del Paese, la cooperazione nel settore della difesa. Non è poco. È tanto l’accordo dell’Europa con Ankara per arginare il flusso di migranti. Per questo impegno Erdogan ha già ricevuto sei miliardi di euro. La terza tranche, di tre miliardi, è rivendicata dal ‘sultano’ in contemporanea con l’aggressione alla Siria ed è l’oggetto di ricatto che provoca “prudenza” nell’imporgli di fermare la guerra in atto. Oltre trecento sono le vittime siriane nei primi giorni della guerra. 121 cittadini turchi saranno arrestati per aver contestato sui social l’operazione militare del loro governo. E siamo solo all’inizio di una guerra assurda.
Chi lo racconta ai curdi sotto attacco della Turchia, alle vittime civili dell’aggressione, ai centomila in fuga dalla guerra? Chi può rassicurare il mondo se è accertato il rischio che più di duemila terroristi, richiusi in carceri dei curdi precarie, fatiscenti, possono tornare in libertà, compresi cinque foreign fighter italiani?
A proposito di intolleranza antidemocratica, di repressione della libertà, Jane Fonda, ottantuno anni, celebre attrice americana, è stata arrestata durante una manifestazione di protesta per i mutamenti del clima, davanti al Campidoglio. Jane Fonda, protagonista di tante battaglie a favore dei diritti civili e contro le ingiustizie, è stata ammanettata insieme ad altri quindici attivisti. Le accuse formulate a loro carico dalle autorità sono ‘assembramento non autorizzato’, ‘intralcio alla circolazione’ e ‘schiamazzi’. E questa è l’America di Trump.
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