Scoppia l’incendio in Vaticano e subita arriva il numero uno dei Pompieri, alias Giuseppe Pignatone, fino allo scorso maggio al vertice della procura capitolina.
Fa pochi passi, adesso, l’ex procuratore capo al porto delle nebbie, per arrivare fra le mura vaticane e occupare anche qui la poltronissima di super 007.
Subito una maxi rogna da sbrigare. Lo scandalo che in queste ore sta divampando e si sta propagando tra le ovattate stanze della Santa Sede, dove da anni continuano a scorrere più bonifici e conti off shore che liturgie e sacre preghiere. Nonostante l’impegno massimo profuso da Papa Francesco di riportare un po’ di ordine e rigore in quelle bolge infernali.
E fresco fresco infatti – come scrive il vaticanologo dell’Espresso e Repubblica, Fabio Fittipaldi – “un clamoroso scandalo finanziario che rischia di travolgere il Vaticano. Insieme a pezzi da novanta della gerarchia ecclesiastica, e vertici laici di organismi fondamentali come l’AIF, l’Autorità di informazione finanziaria voluta da Benedetto XVI per combattere la piaga del riciclaggio nello IOR e all’Apsa”.
Tutti pesanti – anche se ovviamente poco noti al grande pubblico – i papaveri coinvolti: monsignor Mauro Carlino, capo dell’Ufficio Informazione e Documentazione della Segreteria vaticana; don Tommaso Di Ruzza, direttore dell’Autorità d’Informazione Finanziaria; don Vincenzo Mauriello, Minutante dell’Ufficio Protocollo della Segreteria di Stato; Fabrizio Tirabassi, Minutante dell’Ufficio amministrativo della Segreteria di Stato; Caterina Sansone, addetta di amministrazione della Segreteria di Stato.
A quanto pare da alcuni mesi andava avanti un’inchiesta tutta interna alle mura vaticane. Al centro le strane e anomale manovre finanziarie, a botte da milioni di euro, portate avanti da alcuni uffici della Segreteria di Stato. A coordinare le indagini i due “promotori di Giustizia” Gian Piero Milano e l’aggiunto Alessandro Diddi.
Sotto i riflettori, in particolare, alcune compravendite immobiliari di ingentissimo importo all’estero, soprattutto a Londra. Ma ai raggi x sono finite anche le donazioni per l’obolo di San Pietro e la loro allegra gestione.
Sembra che ad aver smosso le acque – oltre ad alcune denunce – sia stato anche l’ufficio del Revisore generale, una sorta di autorità anti corruzione voluta proprio da Papa Francesco.
Ora arriva il Pompiere Pignatone. Saprà spegnere il fuoco e fare tutte le pulizie del caso?
Certo, i suoi precedenti al vertice della procura di Roma non sono incoraggianti. Nel suo recente pedigree spiccano le non-indagini per il caso di Ilaria Alpi e Miran Hrovatin che a brevissimo dovrà vedere l’ultima, definitiva decisione del gip Andrea Fanelli, proprio sulla ennesima richiesta di archiviazione firmata dal pm Elisabetta Ceniccola e controfirmata da Pignatone in persona, uno degli ultimi atti della sua gestione.
C’è poi un altro buco nero della sciagurata storia giudiziaria di casa nostra. Il giallo di Emanuela Orlandi, con la tragica sceneggiata degli ultimi anni, a botte di false piste e riesumazioni senza capo né coda.
E soprattutto, in quella story, c’è una falla clamorosa: come mai la procura di Pignatone non ha mai indagato su carte & documenti della super cassaforte vaticana che dettagliavano un soggiorno, a metà anni ’90, in una casa di suore londinese, a riprova che Emanuela era ancora viva e vegeta? Perché gli inquirenti di Pignatone non hanno mai fatto chiarezza su quella story zeppa di misteri?
Ma forse adesso Pignatone, saltato dall’altra parte della barricata, riuscirà a far luce…
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