L’ennesimo strafalcione dell’Unione Europea nel giro di pochi giorni. Dopo quello “storico” – che mette sullo stesso piano, in modo vergognoso, comunismo e nazismo – eccoci alla baggianata in campo economico.
Si tratta del tetto ai subappalti, che fino ad oggi era posto al 30 per cento dell’importo totale dei lavori.
Una norma adottata in Italia tre anni fa, per mettere un minino di argine alle infiltrazioni mafiose nel campo dei subappalti, che fioriscono sempre, dovunque e comunque.
Ora una sentenza della Corte europea stabilisce che ciò non va bene, limita la libertà d’impresa e loro possibilità di agire in autonomia, penalizzando soprattutto le piccole e medie aziende. In sostanza, una limitazione – a parere dei soloni europei – della concorrenza e della competizione.
Il ricorso era stato presentato alla Corte europea proprio dalla nostra ANCE, l’associazione dei costruttori di casa nostra (cioè dell’Italia), sentendosi penalizzata.
La stessa Commissione Ue ha ravvisato la violazione della direttiva europea sugli appalti e già nel 2018 aveva avviato una procedura d’infrazione nei confronti dell’Italia.
Nel frattempo, il decreto Sblocca cantieri d’inizio estate ha portato quel tetto dal 30 al 40 per cento.
Ma adesso cosa succede? Salta anche quel tetto? Ci sarà totale deregulation e sarà subappalto selvaggio a tutto spiano?
A questo punto le imprese dei clan stappano lo champagne. Nessun freno, nessuna limitazione più. Viva l’Europa libera: per mafie e corruttori d’ogni razza.
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