GIALLO EPSTEIN / VIA TETERBORO IL TRAFFICO DI BABY SCHIAVE

L’aeroporto per super vip di Teterboro, nel New Yersey, al centro dei traffici sessuali organizzati da Jeffrey Epstein. Centinaia e centinaia di voli per trasportare le schiave del sesso, anche ragazzine di 14 anni.

La circostanza è emersa dalle carte appena vagliate da un tribunale federale a stelle e strisce impegnato in una causa intentata da una delle vittime contro uno stretto collaboratore di Epstein. Tra quei voluminosi documenti c’erano anche i registri di volo che concernono la affollata flotta aerea a disposizione del magnate amico di tutti i presidenti statunitensi, a partire dai Bush, composta da un Cessna, un jet della Gulf Stream e un Boeing 727.

Quei registri, che documentano ben 730 voli tra il 1995 e il 2013, erano tenuti da uno dei collaboratori più stretti di Epstein, David Rogers, pilota ed a capo di una squadra composta da altri 5 piloti.

L’aeroporto di Teterboro è a meno di mezz’ora da Manhattan, e quindi dalla principesca dimora del magnate, che usava dividersi con l’immenso ranch nel New Mexico e la sua isola personale nei Caraibi, scenari ideali per ospitare i facoltosi ospiti, dagli stuoli presidenziali americani ai principeschi inquilini della real casa britannica, nei loro incontri con le schiave-teen.

Presidente e proprietario della General Aviation Company, oggi Meridian, a Teterboro, è un altro miliardario, John Kenneth Forester. Ossia il padre di lady Lynn, entrata a vele spiegate nella grande famiglia dei Rothschild. E il nome dei Rothschild fa capolino nella vicenda Epstein e in quel Deep State che fa da inquietante cornice a quegli ambienti non proprio trasparenti e adamantini.

Un’altra notizia sul giallo della “morte” del magnate. Ha parlato la guardia del corpo di Epstein, il quale ha così commentato la presenza di una piccola frattura ossea sul corpo del miliardario trovato cadavere nel carcere di massima sicurezza di New York: “si è trattato di un suicidio assistito”.

Come mai il caso è stato subito archiviato come un “chiaro suicidio”?

In cosa si sostanzia, allora, quella “assistenza”?


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