Le molte verità del governo dei veti incrociati

Dalla ribalta internazionale del G7 Conte silura il forno doppio e replica il no a ipotesi striscianti di pax con i 5Stelle. “Il nodo da sciogliere non è sui nomi, ma sui contenuti”. Più esplicito di così…Tradotta, la frase indica la disponibilità di rinunciare al mandato bis di premier, magari a favore della proiezione europea nel ruolo di commissario proposto dal Pd. Ma di Maio insiste e l’ostinazione a sfidare Zingaretti sembra nascondere il timore di perdere il vantaggio teorico di mettere sul tavolo della trattativa il numero doppio di deputati. Il segretario dem inventa una  contro provocazione e offre a Di Maio la soluzione Roberto Fico premier, interna al Movimento. Con quale arzigogolo del politichese i 5Stelle possono negare la proposta? Nessuno, ma cedere sarebbe sgradito all’ala del Movimento tenacemente ostile al Pd e arriva lo stop. Specialmente contro questa e ogni altra ipotesi di accordo è il globetrotter Di Battista, probabilmente stanco di guadagnarsi il pane quotidiano raccontando a pagamento le scorribande turistico-lavorative. I bene informati sono dell’avviso che il Di Ba, spingerebbe per il voto subito, con l’intento di rientrare nel circo magico degli “onorevoli” e delle relative prebende.
Osservati al microscopio, sottoposti a risonanza magnetica, a chek up totale i famigerati, presunti e ritenuti dirimenti titoli dei rispettivi pacchetti della trattativa, giudicati irremovibili, rivelano la loro machiavellica strumentalità.
Si possono contestare “l’appartenenza leale all’Unione Europea, il riconoscimento della democrazia rappresentativa, lo sviluppo basato sulla sostenibilità ambientale, il cambio nella gestione  dei flussi migratori con pieno protagonismo dell’Europa, la svolta delle ricette economiche e sociali in chiave redistributiva, che apra una stagione di investimenti?”, ovvero i cinque punti del Pd? Meno digeribile, ma occasione per ripensare ai sì a cui Salvini ha costretto i 5Stelle, è la richiesta supplementare di abolire i due decreti sicurezza, non l’altra, accettabile di concordare le misure della manovra economica prima di varare il governo. Solo da smussare è  il no al taglio dei parlamentari, se disgiunto dalla riforma elettorale.
Sul fronte opposto, detto del taglio dei parlamentari, ora “obiettivo di questa legislatura”, cioè aperto nel concordare temi e modi, chi si opporrebbe a una “manovra equa che preveda lo stop all’aumento dell’Iva, il salario minimo orario, il taglio del cuneo fiscale, la sburocratizzazione, il sostegno alle famiglie, alle nascite, alla disabilità e all’emergenza abitativa?” Verosimile il disaccordo sul “Cambio di paradigma sull’ambiente, un’Italia al 100% di energia rinnovabile?” Il Pd metterebbe il veto a “Una legge sul conflitto di interessi e una riforma della Rai ispirata al modello Bbc?” Mai. Nessun ostacolo al tema “Dimezzare i tempi della giustizia e riforma del metodo di elezione del Consiglio superiore della magistratura”, anzi convergenza. Altri punti dei 5Stelle: “Autonomia differenziata e riforma degli enti locali”, questi sì, titoli da discutere, ma con flessibilità. “Carcere ai grandi evasori, lotta a evasione e traffici illeciti?” No problem. E nessun distinguo sulla proposta di “Un piano straordinario di investimenti per il Sud”, o sulla “Riforma del sistema bancario che separi le banche di investimenti dalle banche commerciali”. Le banche d’investimento in Italia non esistono. Identità di vedute anche sulla “Tutela dei beni comuni, scuola, acqua pubblica, sanità, revisione concessioni autostradali”. Da dirimere solo le valutazioni discordi su ‘Atlantia’.
E allora, cosa c’è nel background che ostacola la nascita del governo giallorosso? Quasi certamente ostacoli paralleli dei due contraenti.
 L’incognita sul ruolo di Di Maio, non esattamente nelle corde dell’intero pianeta pentastellato, perché imputato della perdita secca di consensi, erosi dalla tracotanza di Salvini, e l’‘odio’ per il Pd, fomentato a suo tempo da Grillo, trasmesso a gran parte dei neofiti della politica populista del Movimento (chi non ricorda gli insulti al vetriolo della Taverna e non solo?)
In casa dem la non sedata guerra fratricida tra renziani e ‘anti’ che temono l’ipotesi di rivincita dell’ex segretario, ritenuto fautore con secondi fini dell’accordo con i 5Stelle, ovvero on in serbo l’intenzione di far fallire l’alleanza, passaggio propedeutico alla nascita di un soggetto alternativo al Pd.
Nel bel mezzo di questi scontri distanti anni luce dal bisogno di stabilità del Paese, gli italiani subiscono il plagio delle politica, agevolato dall’interesse della comunicazione televisiva, di quotidiani e dei periodici, che dal caos di dichiarazioni, smentite, proposte e controproposte, rumor, colpi di scena, inciuci, elucubrazioni di esperti e di politologi dilettanti, ricavano linfa per i loro record di ascolti,  per una montagna di pubblicità e picchi di vendite.

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