CAMPANIA – ABUSO CONTINUO, DAI MATTONI AI LOCULI

Non solo case abusive, a Napoli. Fabbricati illegali che spuntano come funghi, raddoppi di cubature, terrazze fuorilegge, piscine piovute dal cielo, balconi, verande e tutto quanto sia privo della pur minima autorizzazione. E in questi giorni, a quanto pare, mattone selvaggio è in pienissima attività, in tutta la regione, visto che in cima al programma di governo del futuro super presidente Vincenzo De Luca c’è un condono per 80 mila alloggi abusivi. “Quelli che avevano veramente bisogno e nemmeno un tetto”, giustificano i suoi. Trent’anni fa esatti un primo maxi condono ebbe effetti devastanti per la Campania, già afflitta da un ricostruzione post terremoto lasciata in mano – anche per i quartieri cittadini, da est a ovest – a consorzi capaci solo di smistare in subappalto a imprese di camorra.

Ma ora, a Napoli, è anche “cimitero fuorilegge”. Pezzi della memoria storica, dei ricordi e del dolore, intere cappelle private al centro di un commercio abusivo. Incredibile ma vera la vorticosa compravendita di loculi – è storia di questi giorni – con un’inchiesta che ora giunge alle prime conclusioni. In sostanza molte cappelle, non più visitate dai parenti dei defunti, sono state letteralmente svuotate dei resti (con ogni probabilità finiti in discarica), rimesse su, ristrutturate di tutto punto, cambiati nomi e intestatari, nonchè venduti i loculi a nuovi “inquilini”: un commercio alla Dario Argento, truffando morti e vivi. A quanto pare anche il Comune avrebbe subito un danno da oltre tre milioni di euro, essendo il titolare delle cappelle stesse. Un Comune, però, che non si è mai accorto di quello che faccendieri, imprese funebri e colletti bianchi (coinvolto un big tra i notai di Napoli, Filippo Improta) stavano facendo. Sembra che solo a inizio 2011 da palazzo San Giacomo, sede del municipio, sia partita qualche avvisaglia, i primi sospetti. Al solito la macchina – anche giudiziaria – ci mette parecchio a carburare e solo quattro anni dopo si arriva a scoperchiare il pentolone. Scritture taroccate, passaggi fittizi, un via vai di carte false per fare affari, gettando al macero ossa e memorie.

Un storia che continua come un rito macabro, quella del cimitero, anzi dei cimiteri di Napoli (vere città nella città). Con ricorrenti vicende di affari, mercimoni di loculi, regolarmente sotto la supervisione dei clan.

Schermata 2015-06-10 alle 20.28.19Cimiteri che hanno storicamente segnato il decollo di carriere politiche: la prima poltrona di Paolo Cirino Pomicino fu proprio quella di assessore ai cimiteri a Palazzo San Giacomo. Ecco cosa veniva dettagliato nel libro ‘O ministro: “Il ’79 è un anno che si chiude decisamente male: Pomicino infatti rimane coinvolto in un clamoroso caso giudiziario nella sua veste di assessore comunale ai Cimiteri che aveva ricoperto dal ’73 al ’74. Qualche anima buona dal cielo lo salva. L’autorizzazione a procedere, già richiesta, viene stoppata dal Parlamento. Chi ci lascerà le penne sarà il repubblicano Alfredo Arpaia, da allora sparito dalle cronache partenopee”. Successore di ‘O ministro ai Cimiteri a Palazzo San Giacomo, Arpaia, massone.

E la Voce ha puntato più volte i riflettori sugli affari cimiteriali. Una prima inchiesta è di fine anni ’70: quelle di una volta, fatte sul campo, autore una firma storica del giornale, Marina Guardati. E arrivò una delle primissime querele, merce rara per allora. Venivano documentati, quasi quarant’anni fa, traffici, compravendite, mazzette, imprese non proprio immacolate (i nomi, peraltro, dopo anni non sono cambiati…). E sempre tutto sulla pelle della gente, di chi è spesso costretto a morire due volte.

A fine anni ’80 un’altra inchiesta della Voce, sul cimitero di Fuorigrotta, vis a vis con lo stadio San Paolo, una partita per dare un senso anche al dopo vita. Ebbene, anche allora gradi affari, gestiti dalla diocesi di Pozzuoli, nella cui sfera ricadeva (e ricade) il complesso. E un vescovo in gran feeling con i mattonari dell’epoca. Erano gli anni di vacche grasse del dopo terremoto e, per quell’area flegrea, anche del maxi business di Monteruscello, la Pozzuoli bis, il lager messo su in fretta e furia sull’onda di un’emergenza bradisismica taroccata, con la complicità di progettisti, costruttori, politici & camorristi. La monnezza al cubo.

E oggi tornano alla ribalta, quelle bollenti aree flegree, da sempre vocate alla “geotermia”, per una serie di super trivellazioni. Che – assicurano gli scienziati – fanno bene all’ambiente e alla salute…

 

 


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