Storie di ordinaria disamministrazione. Per l’incapacità di affrontare il problema del centro di medicina polispecialistica locale, al comune di Torre Annunziata è stato appena spedito un commissario ad acta, il quale dovrà risolvere in breve tempo la questione che riguarda non solo la salute dei cittadini ma anche il destino di 69 occupati e delle loro famiglie.
Ecco cosa succede.
La vertenza che si trascina da mesi concerne il CMO, il centro sanitario dove sono occupati 69 lavoratori. E da mesi si trascina la vicenda del cambio dei locali, ritenuti non più idonei per ospitare la struttura. Ne è stata reperita una nuova, ma l’autorizzazione non arriva mai. Nel frattempo i lavoratori sono stati addirittura licenziati.
Quali sono, a questo punto, le posizioni degli enti e organismi coinvolti nella vicenda?
La città di Torre Annunziata sostiene di non poter rilasciare alcuna autorizzazione perché non ha ricevuto alcun parere dalla Asl.
L’Asl fa il classico scaricabarile e afferma di non poter rilasciare alcun parere al Comune perché a sua volta non ha ricevuto una risposta dalla Regione Campania.
La Regione Campania – terzo anello della estenuante catena burocratica – non risponde.
A questo punto il comitato dei lavoratori si è rivolto all’ufficio del Difensore Civico della Campania, incaricato per legge a dirimere le controversie fra i cittadini e la pubblica amministrazione.
Il difensore civico regionale, Giuseppe Fortunato, convoca una riunione ad hoc per il 18 giugno, dopo aver chiesto la partecipazione di tutti gli interessati.
Il sindaco di Torre Annunziata, Vincenzo Ascione, diserta l’incontro perché sostiene di essere impegnato in una seduta monotematica del suo Consiglio comunale dedicata ai problemi della sicurezza. Ma a quanto pare non è stato neanche lì. Anche la Regione non invia alcun suo rappresentante.
Visto lo stallo, il Difensore civico decide di mettere tutti in mora, inviando precise missive al sindaco Ascione, al dirigente incaricato di Salute e Tutela della Regione Campania, al direttore dell’Asl Napoli 3 Antonietta Costantini e al rappresentate del comitato dei lavoratori Emmanuele Sindona. Dà rispettivamente 20 giorni al Comune, 15 giorni all’Asl e 10 giorni alla Regione per mettere le carte in tavola e fornire risposte definitive.
Una mossa che serve per stanare chi fino a quel momento s’è nascosto di fronte alle proprie responsabilità.
La Regione Campania dice di entrarci come il cavolo a merenda, e di essere stata erroneamente tirata in ballo dall’Asl.
L’Asl fa presente di non ritenere regolare “una parte del macchinario” e per questo non può dare la sua autorizzazione. Cosa vuol dire? Del macchinario per la medicina nucleare o cosa? E cosa vuol dire “una parte”?
Il municipio di Torre Annunziata, come buon terzo, “invita” l’impresa ad annullare l’istanza di autorizzazione, ritenendo appunto che una parte del fantomatico “macchinario” non sia regolare, suggerendo in qualche modo di ripresentare l’istanza. Altre cortine fumogene.
Ma secondo l’ufficio del Difensore Civico tutto questo non può giustificare l’incredibile situazione di stallo e i lavoratori non possono pagare per questa totale inerzia burocratico-amministrativa.
Per questo motivo, senza perdere tempo, nomina un commissario ad acta – l’avvocato Vittorio Galatro, ex segretario generale della Provincia – che dovrà dipanare la matassa e fare in modo che l’attività al CMO riprenda al più presto possibile.
Sia per i lavoratori e le loro famiglie, che per la salute di tutti i cittadini. E per assicurare legalità dove spesso e volentieri dominano la non gestione o la malagestione.
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