Mafia capitale, i grandi affari sulla pelle dei migranti. E al centro le coop “sociali”, quelle tutto Cara e Chiesa, caso mai con una passata di “rosso” che non fa mai male. E salgono alla ribalta, con maggior forza, due sigle, La Cascina e Auxilium. Prima “una cosa sola”, poi separate, ma sempre unite nel “business sociale”.
Guarda caso, la società ‘madre’ Auxilium e le sue controllate d’oro, in primis il gruppo La Cascina, erano già salite alla ribalta ben 6 anni fa, primi 2009, con una serie di fatti inquietanti poi finiti nel solito dimenticatoio giudiziario. La Voce, a giugno di quell’anno, scrisse un’ampia inchiesta di copertina, “John, Gianni e i Chiorazzo”, dedicata all’affaire e a tre protagonisti in campo: il pm John Woodcock, l’ex sottosegretario Gianni Letta e i fratelli Chiorazzo, ai vertici di Auxilium-La Cascina. Il primo numero de “il Fatto”, settembre 2009, aprì per i suoi due giorni d’esordio proprio con quella storia, di cui – veniva sottolineato – nessun organo d’informazione, tranne la Voce, aveva voluto (o potuto) scrivere prima.
Come mai – sorge ora spontanea la domanda – quei protagonisti adesso tornano in campo? Perchè nessuno ne ha “attenzionato” le gesta? Come mai siamo costretti ad assistere al solito spettacolo: personaggi sotto inchiesta che riescono regolarmente a farla franca, passano anni, rifanno le stesse cose, altra inchiesta e nessuno mai a dirci il perchè? Perchè il solito copione di saccheggi e risaccheggi? La storia dei centri per immigrati, delle coop bianco-rosse, di Chiorazzo & C. è un perfetto manuale dell’Italia di oggi: affaristi a piede stra libero, coperture eccellenti, inchieste flop.
Vediamo gli ultimi sviluppi. Secondo le ricostruzioni della procura di Roma, il “mondo di mezzo” che fa capo al tandem Carminati-Buzzi, sul fronte del business migranti-centri di accoglienza, può contare su una sigla di riferimento: il gruppo La Cascina, oggi guidato da Salvatore Menolascina, “il capo assoluto” dei centri, a partire da quello di Mineo (che ha in gestione), una fabbrica da milioni di euro. Il trait d’union è Luca Odevaine, il ‘compagno’ burocrate, ex braccio destro di Veltroni al Campidoglio e di Zingaretti alla provincia di Roma. Menolascina pensa bene di tenerlo a libro paga perchè Odevaine, in quanto membro influente del “Tavolo di coordinamento nazionale sull’accoglienza per i richiedenti asilo”, può molto, e soprattutto è in grado di “garantire benefici economici a un cartello d’imprese interessate ai centri d’accoglienza, determinando l’esclusione di imprese concorrenti”. Così Menolascina è molto generoso con Odevaine: prima gli promette uno ‘stipendio’ mensile da 10 mila, poi da 20 mila euro.
Fra le carte dell’inchiesta, ci sono alcune telefonate di marzo 2014 tra Odevaine e il responsabile della Cascina per il Mezzogiorno, Domenico Cammisa. I manager del gruppo – secondo il gip – sarebbero “partecipi degli accordi corruttivi con Luca Odevaine” e avrebbero commesso “plurimi episodi di corruzione e turbativa d’asta dal 2011 al 2014”, mostrando “una spiccata attitudine a delinquere per ottenere vantaggi economici”. Attenzione all’arco temporale, 2011-2014: e cioè almeno un paio d’anni dopo che erano già venuti alla luce i primi fatti inquietanti su Auxilium e La Cascina.
Passiamo ai Chiorazzo. Così scrive, qualche giorno fa, Repubblica Bari: “Nelle carte di Roma spunta anche il nome di Angelo Chiorazzo. Un passato al gruppo La Cascina, ora è l’imprenditore cui è riconducibile Auxilium, che gestisce il Cari di Bari Palese”. Scrive il gip: “Salvatore Buzzi si è avvalso di Angelo Chiorazzo, con il quale ha stretto un patto imprenditoriale lecito: la costituzione di un’associazione temporanea d’impresa, una sorta di patto di non belligeranza”. E così viene vinto l’appalto per il Cara, 12 milioni di euro. Commenta Buzzi al telefonino: “In questa gara qua della Prefettura abbiamo fatto un cartello. Per tenere alti i prezzi abbiamo fatto un accordo con Auxilium, ci sono 1000 posti, 500 e 500”. E in modo più prosaico: “Io faccio pure i… a Chiorazzo, glieli ho fatti. Un modo come un altro per far capire al mondo – quello di mezzo, di sopra e di sotto – che il Cara-mercato è una faccenda privata: gestita dalla Carminati-Buzzi band, con il fondamentale supporto di Odevaine, e i bracci operativi La Cascina, quella di super fiducia, e Auxilium, ex gruppo Cascina e con la quale conviene dividere la torta.
Ma torniamo a sei anni fa. Anche allora come oggi – incredibile ma vero – bagarre tra i partiti sul tema immigrati. Al centro delle polemiche gli ex Ctp, poi diventati Cie e Cara, e il prolungamento nei tempi di permanenza previsto dal Viminale. “Un affare che s’ingrossa per chi gestisce quei centri”, scriveva la Voce. Ed è così che viene decisa l’apertura di una cinquantina di centri sparsi al Sud, 49 per la precisione, messi su in fretta e furia, evidentemente in odore del business. Ed ecco un primo, clamoroso fatto, regolarmente silenziato dai media: gli agenti del Noe fanno irruzione al dipartimento “Libertà civili” istituito proprio presso gli Interni, e sequestrano un mare di carte: vogliono verificare se le autorizzazioni e documentazioni sono in regola, perchè comincia già allora a puzzare la totale discrezionalità nella scelta dei soggetti che dovranno gestire i Cie-Cara. La prima inchiesta parte da Potenza, pm John Henry Woodcock, proprio perchè nel materano, a Policoro, è partito come un fulmine, “in tempo reale un centro promosso dalla Auxilium – scrivevamo – che fa capo ai Chiorazzo e ha ottenuto l’assegnazione dell’appalto per la gestione di quel centro prima ancora di aver presentato documenti e certificazioni necessarie”.
Silenzio totale. Poi, dopo qualche mese, a marzo 2009, Repubblica Bari parla di indagini sul Cara di Palese, fa cenno ai Chiorazzo, dà notizia di molte intercettazioni telefoniche. Come un pompiere arriva subito il prefetto di Bari, Carlo Schilardi, che mette la mano sul fuoco circa l’aggiudicazione della gara per la gestione. Già, i prefetti…
Man mano si fanno più chiari i contorni dell’inchiesta avviata da Woodcook. Al centro i fratelli Chiorazzo, Angelo e Pietro Francesco, più “un dipendente del gruppo” Auxilium, Salvatore Menolascina, che oggi in Mafia Capitale ritroviamo come capo de La Cascina. Tra gli indagati anche due nomi eccellenti: il capo del dipartimento per le Libertà Civili e l’Immigrazione presso il Viminale, Mario Morcone, casertano e prefetto di carriera (il Pd lo candiderà poi come rivale di Luigi de Magistris per la corsa a sindaco di Napoli), e nientemeno che Gianni Letta, allora potentissimo sottosegretario alla presidenza del Consiglio, il Gran Ciambellano di Silvio Berlusconi. Pesantissimo, allora, il capo d’imputazione: associazione a delinquere, corruzione e turbativa d’asta. Luogo del “reato” Policoro, dove a settembre 2008 parte, in un baleno, il Cara, neanche il tempo per la super fortunata Auxilium di firmare la convenzione con la prefettura di Matera. Santi in paradiso? Politici su questa terra? Fatto sta che il pedigree di Angelo, il capo, detto ‘o vaticanista, massone, è denso di amici che contano, e soprattutto in ambienti curiali: Giulio Andreotti, Gianni Letta, appunto, Clemente Mastella (per il quale – da uomo di mondo – organizza un paio di incontri con il cardinal Tarcisio Bertone). Un fedelissimo di Comunione e Liberazione, Chiorazzo; ne cura gli interessi al Sud, a stretto contatto col faccendiere Antonio Saladino, l’inquisito numero uno nell’inchiesta dell’allora pm di Catanzaro (e ora sindaco di Napoli) Luigi de Magistris. E ottimi i rapporti con il Comune di Roma, allora guidato da Gianni Alemanno, e soprattutto con il suo vice, Maurizio Cutrufo, senatore di An: tra gli appalti più seguiti, quello per la refezione scolastica.
Ed era già molto folto, allora, l’elenco di società che ruotavano intorno ad Auxilium: in primis il gruppo La Cascina e la cassaforte, Cascina Global Service; poi la finanziaria ovunque Naer; quindi Vivendi spa, che poteva addirittura contare su una consistente partecipazione pubblica, poiché il 30 per cento delle sue quote era stato sottoscritto da Sviluppo Italia). Ed ancor più folto l’elenco dei clienti, ai quali fornire servizi, con il fior fiore delle istituzioni pubbliche e private (Presidenza del consiglio, Senato, bouvette del Campidoglio, e poi Regioni, Comuni, Università, ospedali, grosse aziende private). Ma si sa, l’appetito vien mangiando e – già si capiva allora, siamo nel 2009 – il business dei migranti e dei centri d’accoglienza era uno dei piatti più ghiotti: con tutto il fiume di danari pubblici stanziati dallo Stato che – l’abbiamo imparato solo anni dopo – invece di alleviare le sofferenze di tanti povericristi, andava ad ingrassare le tasche di faccendieri, imprenditori di comodo e dei loro protettori.
Sei anni fa, quindi, Auxilium e La Cascina erano una cosa sola. Con un Menolascina “dipendente” dei Chiorazzo. Poi manager in proprio, gestendo la Cascina con altri collaboratori oggi finiti sotto i riflettori.
Non sono in pochi a chiedersi, in ambienti giudiziari: “come hanno mai fatto i Chiorazzo a defilarsi così abilmente, fino ad oggi, in tutta la storia? Forse quelle amicizie potenti di un tempo contano ancora? E come mai nessuno ha collegato quelle storie, quelle inchieste poi abortite del 2009 con gli affari sporchi di Mafia capitale? Come mai, anche a distanza di pochi anni, tutto si dimentica e si comincia sempre daccapo?”.
Misteri di casa nostra.
Leggi l’inchiesta della Voce di giugno 2009
https://www.lavocedellevoci.it/?p=579
in pdf:
Inchiesta Chiorazzo giugno 2009
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2 pensieri riguardo “BUSINESS MIGRANTI / ANGELO CHIORAZZO, ‘O VATICANISTA. E QUELL’INCHIESTA DEL 2009”
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Se non eliminiamo il vaticano dall’Italia saremo sempre fermi alla mafia capitale e nazionale. La banda della magliana ha sede in vaticano da sempre.. quelli di sopra sono tutte le gerarchie della chiesa. Non sappiamo ancora nulla di Manuela Orlandi, di Calvi, Marcinkus. De Pedis ecc.
Siccome tutto parte da li… poi non lasciano entrare nessuno e tutto si blocca. Purtroppo ai cattolici, col battesimo, lavano via anche il cervello… E’ sempre il vaticano che decide chi governa… Renzi è stato benedetto in diretta h24 a reti unificate… una vergogna