Il Movimento 5 Stelle sulla questione vaccini ha tradito le sue promesse ma ha fatto un unico sforzo: inviare un suo emissario alla Conferenza Stampa
del 27 giugno 2019. Il partito della “legalità e della trasparenza” il cui Ministro ha firmato la Relazione finale della Commissione
“Uranio Impoverito” non ottempera ai suoi doveri e i suoi rappresentanti, parlamentari della Repubblica italiana, violano l’articolo 361 codice
penale, ovvero “omessa denuncia di reato da parte del pubblico ufficiale”. Già, perché due sono le cose: o noi abbiamo mentito, pertanto un
qualsiasi Parlamentare ci avrebbe dovuto denunciare per “Procurato allarme presso l’Autorità”, articolo 658 codice penale, oppure abbiamo
ottemperato a tutti gli obblighi di legge, per cui abbiamo agito nella legalità. Chi dei due non rispetta la legge?
I fatti: la nostra Associazione nel 2018 ha deciso di commissionare a due laboratori analisi qualitative di alcuni vaccini, a proprie spese. Dobbiamo
ripetere che abbiamo solo fatto ciò che lo Stato, mediante la sua Commissione Parlamentare di Inchiesta “Uranio Impoverito”, non ha fatto?
Dobbiamo ricordare che la medesima Commissione aveva le analisi dei vaccini tra gli scopi costitutivi? Dobbiamo ricordare che la relazione finale di
febbraio 2018 è stata firmata dall’allora deputata Giulia Grillo?
Ricordiamolo, male non fa. Con Delibera del 30 giugno 2015 è stata istituita la Commissione parlamentare di inchiesta che per brevità soprannominiamo “Uranio Impoverito”. All’Articolo. 1, lettera D di questa delibera, possiamo leggere che la Commissione aveva “il compito di indagare… componenti dei vaccini somministrati al personale militare”. Non solo: la relazione finale pubblicata il 7 febbraio 2018, nelle conclusioni del capitolo “vaccini”, diceva che “il completamento dell’analisi documentale sui dossier di registrazione fin qui svolta (dalla commissione ndr), richiede la verifica sperimentale su vaccini da prelevare a campione… solo in tal modo è possibile controllare la conformità alla scheda tecnica nonché la presenza di componenti non dosati… questo obiettivo, già prefissato dalla legge istitutiva della Commissione non ha trovato attuazione a causa delle limitate risorse economiche a disposizione della Commissione”.
Quindi lo Stato si pone un obiettivo, non lo finanzia e non lo rispetta.
Quando nel 2018 abbiamo ricevuto i primi risultati delle analisi, allarmanti, abbiamo prontamente avvisato tutti gli enti regolatori: EMA, Istituto Superiore di Sanità, Ministero della Salute e AIFA, enti che per mesi si sono rimbalzati tra loro il problema.
Oggi alcuni risultati sono stati confermati interlaboratorio e mediante standard di controllo certificato, ovvero, lo spieghiamo per i meno avvezzi
alla terminologia, abbiamo commissionato l’acquisto di alcuni composti per vaccino tra quelli rilevati per poterli confrontare e identificare. Di
più non potevamo permetterci, non essendo noi ente di ricerca e finanziando questi lavori con le sole entrate in donazioni e quote associative.
In questo modo abbiamo identificato alcuni composti che evidenziano palesi non conformità in base alle normative nazionali ed europee, ma il fatto
che solo questi siano stati acquistati e confrontati per identificarli non significa che tutti gli altri segnali emersi durante le analisi siano
inesistenti. Esistono e ci sono, ma per confermare la loro precisa identità si necessita di altri studi che onestamente non competono al cittadino
né per logica né per legge.
Vogliamo qui ricordare che viviamo in Italia, quel meraviglioso Paese fatto anche di leggi e norme, tra cui il programma di controllo annuale della composizione dei medicinali commercializzati, ai sensi dell’art. 53, comma 15 del D.Lgs. 219/2006, dove si prevede l’obbligo di garantire che i farmaci in commercio corrispondano esattamente alle specifiche di qualità delle procedure autorizzative, concetto ribadito dal “Piano di Attività per l’anno 2018 – AIFA”, dal “Piano di Attività per l’anno 2019 – AIFA” e il “Piano delle Performance 2019-2020 – AIFA” per il contrasto al crimine farmaceutico. Basti pensare che l’articolo 445 del codice penale, “Somministrazione di medicinali in modo pericoloso per la salute pubblica” e l’articolo 443 del codice penale, “Commercio o somministrazione di medicinali guasti”, prevedono pene fino a 10 anni di carcere.
Il cittadino ha la possibilità, e per noi il dovere, di segnalare possibili difetti di produzione e difformità nella composizione di qualsiasi
medicinale e l’ente preposto alla gestione di queste segnalazioni è proprio l’AIFA che, mediante il sistema di Rapid Alert, che recepisce
disposizioni europee, si è data l’obiettivo di rispondere alle segnalazioni entro ventiquattro ore e di gestirle al 100%.
Ovvero, dovrebbero rispondere ad ogni segnalazione entro ventiquattro ore dalla ricezione.
Ventiquattro ore… ed è passato un anno.
Corvelva non ha mai detto di avere ragione, abbiamo informato e chiesto aiuto alle istituzioni che si sono mostrate sorde e questo avrà un costo
politico certo, e lo avrà a maggior ragione nei confronti dei partiti che hanno costruito la propria propaganda elettorale sulla libertà di scelta e
contro l’obbligo introdotto dalla legge Lorenzin e del partito che si ergeva a paladino della democrazia diretta e che, non solo è rimasto sordo, ma
ha attaccato pubblicamente tramite un suo rappresentante un’associazione di privati cittadini, con accuse infondate e pretestuose in un contesto dai
toni pacati e rispettosi, qual era la conferenza stampa tenutasi alla Camera dei Deputati.
Le nostre domande restano tuttora inevase:
AIFA ha mai eseguito analisi sul prodotto finito?
Se sì, dove sono le analisi di AIFA o dell’Istituto Superiore di Sanità?
Quante altre segnalazioni dei cittadini sono pervenute ad AIFA o altro organo, e sono rimaste inevase?
Concludiamo dicendo che sono stati ritirati dal commercio 62 farmaci nel 2016, 54 nel 2017 e 40 nel 2018, per un totale di oltre 150 farmaci
ritirati dal commercio nell’ultimo triennio, e nella quasi totalità dei casi il ritiro è avvenuto su segnalazione spontanea del produttore stesso.
Ricordiamo che tutti questi farmaci avevano superato i requisiti degli standard internazionali ed erano pertanto «certificati e conformi alle
procedure e ai requisiti condivisi a livello europeo e internazionale sulla base delle conoscenze scientifiche disponibili». Eppure, non erano
sicuri, e sono stati ritirati dal commercio.
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