Pensate a cosa arriva il cinismo di Salvini. Ha tenuto in stallo per giorni e giorni l’imbarcazione a vela della Mediterranea, che ha salvato la vita di 59 profughi, nonostante sia inadatta a ospitarli a bordo, uno addosso all’altro, esposti a quaranta gradi di temperatura, disidratati, stremati. L’Alex ha forzato il blocco della guardia costiera, per evitare che le condizioni dei profughi mettessero a rischio la loro salute ed è entrata nel porto di Lampedusa, ma dal Viminale è arrivato l’ordine di impedire lo sbarco. Si è così prolungato e senza una ragione plausibile il calvario dei migranti. Il permesso di lasciare il veliero è arrivata a sera inoltrata e l’ignobile motivo è stato di oltrepassare l’orario dei principali telegiornali per evitare che raccontassero della seconda sconfitta del ministro dell’Interno nella prova di forza con le Ong, l’ennesima conferma della disumanità di Salvini per biechi scopi propagandistici. Nella sua guerra senza esclusione di colpi ci sono in sospeso un paio di mistificazioni. Eccole. Le navi salva vita sono sotto sequestro perché secondo il vice premier del Carroccio sarebbero colpevoli del reato di traffico illecito dei clandestini, accusa mai dimostrata e respinta dalle Ong che rispondono con il diritto e soprattutto il dovere di salvare i naufraghi come richiedono i principi fondamentali della solidarietà e del codice del mare. Seconda, gravissima questione: con il sequestro delle navi salva vita il rischio di altre decine di morti per mancato soccorso è certo e le vittime peseranno sulla coscienza di Salvini. Altre due considerazioni: i dati sull’emigrazione dei Paesi che s’affacciano sul Mare Nostrum dicono senz’ombra di dubbio che Francia e Spagna hanno accolto più profughi dell’Italia. Mente Salvini quanto afferma che sia un primato dell’Italia. I capitani coraggiosi delle Ong, anche per questa ragione e prima di tutto per il dovere umanitario di porre fine alla tragedia del Mediterraneo, cimitero di migranti, hanno scelto la disobbedienza, consapevoli di esporsi alla “vendetta” di Salvini, che però è alle prese con la querela di Carola Rackete per gli insulti da trivio ricevuti e per il conflitto interno al governo pentaleghista, con il ministeri della difesa, dell’economia e degli esteri.
L’anomalia è tutta grillina. Il pavido Di Maio si associa vigliaccamente alla linea del respingimento dei migranti, nell’illusione di risalire la china di un misero 17 percento di consensi ed è un calcolo demenziale. Inseguire il socio del Carroccio può solo peggiorare l’emorragia con l’esodo di grillini interessati a stare dalla parte del potere.
Il “povero” Salvini è in ambasce e prova a commuovere gli italiani con un disperato sos: “Io lasciato solo, ma pronto a morire”. Che eroe!
Proprio povero vice premier: le Ong lo gabbano. Forzano il blocco delle motovedette della Guardia costiera e c’è il sospetto che anche loro disobbediscano al Viminale, i ministri Tria e Trenta si dissociamo da quella che definisce incredibilmente “una battaglia di civiltà e legalità per salvare vite”. Dicono con rabbia: “Da giorni abbiamo offerto supporto al Viminale sulla situazione di queste ore e il Viminale lo ha respinto, in più di una occasione. Questi sono i fatti”. Il ministro degli esteri tedesco lo bacchetta e l’invita a tenere aperti i porti italiani. “In questo momento ci sono due imbarcazioni di ong con a bordo migranti, la Alan Kurdi e Alex. “Non possiamo rispondere a quelle navi con a bordo persone salvate facendole navigare per settimane nel mar Mediterraneo solo perché non trovano un porto”. E si moltiplicano in Italia le manifestazioni che contestano il ministro razzista e xenofobo. La sua accorata, ‘strappalacrime’, irricevibile autodifesa: “Darò anche la vita per difendere i confini, la sicurezza e il futuro dei nostri figli. Abbiamo storia, cultura, orgoglio e leggi che, piacciano o non piacciano, vanno rispettate. Combatterò all’interno del governo perché leggi e confini vengano rispettati, a meno che per qualcuno i confini italiani non contino”. Gli italiani pensanti commentano: “Ma ci fa, o ci è?” Ci è, ci è.
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