TRASPORTI / L’EX CAPO MISSIONE CASCETTA NELLA BUFERA

Bufera sul re dei trasporti sia in Campania che a livello nazionale, Ennio Cascetta. La Corte dei Conti gli ha bloccato conti correnti per circa 800 mila euro e sequestrato un’imbarcazione da 12 metri, “Turchese”. Tutto perché – secondo le accuse – tra il 2012 e il 2015 è stato docente a tempo pieno dell’Università di Napoli Federico II e contemporaneamente avrebbe fatto incetta di incarichi professionali, una dozzina.

Per anni potente assessore regionale ai Trasporti durante l’era di Antonio Bassolino Governatore, Cascetta è poi passato alla strategica poltrona di coordinatore della struttura tecnica di missione al ministero dei Trasporti, quando titolare del dicastero era il Pd Graziano Delrio. Un incarico molto delicato, a lungo occupato dai uno dei più grossi grand commis di Stato, Ercole Incalza. Cascetta è stato quindi nominato presidente di Metronapoli, la sua storica “creatura” protagonista negli ultimi decenni per la contestatissima (sotto il profilo ambientale e non solo) realizzazione delle linee metro partenopee, un pozzo senza fine per drenare risorse dallo Stato.

Adesso c’è la brutta storia del doppio ruolo.

Le accuse a Cascetta sono formulate dal sostituto procuratore della Corte dei Conti di Napoli Davide Vitale.

Ma tutto nasce da una segnalazione di due anni fa del nucleo anticorruzione di Roma, che passa le carte alla guardia di finanza di Portici. Le fiamme gialle lavorano al caso, seguono il filo di una prima partita Iva del 1980 legata all’attività della “Studi di Ingegneria” che fa capo a Cascetta e da lì si dipanano una sfilza di incarichi ottenuti dal docente universitario.

La Corte dei Conti. In apertura Ennio Cascetta

Incarichi conferiti da società di grido, sia private che pubbliche. Dalla Tangenziale di Napoli presieduta dall’amico Paolo Cirino Pomicino, alla potente associazione dei costruttori napoletani ACEN, dal colosso Finmeccanica alla Regione Toscana passando per il Comune di Lucera, da Brescia Infrastrutture alla NTV prima in mano al trio Della Valle-Montezemolo-Punzo e poi passata agli americani, da NET Engineering International spa, alla AET che si occupa di sistemi veicolari e autostrade.

Un bel mix nel cilindro degli incarichi professionali ricoperti in quel quadriennio dal professore.

Incarichi professionali, contesta la Corte dei Conti, e non consulenze, come invece sostiene Cascetta.

Sentiamo le due campane. “Oltre alle condotte del dipendente pubblico è parsa significativa la passiva posizione dell’amministrazione di appartenenza (danneggiata) che non ha posto in essere nessuna attività volta al rispetto del dettato regolamentare dell’ateneo, nella parte appositamente dedicata alla disciplina degli incarichi extra-istituzionali, poiché condizionata dall’indiscusso potere accademico nonché politico del soggetto”.

Sostiene Cascetta: “Si tratta di una contestazione, a mio modo di vedere, palesemente infondata come dimostrato anche dall’accertamento condotto sul punto dalla stessa Federico II, soggetto particolarmente titolato per riconoscere la natura prettamente scientifica dell’attività da me svolta e, in quanto tale, consentita dalla norma”. Ossia la legge Gelmini.

Sarà il caso, una buona volta, di avere chiarezza sulla tanto “interpretabile” legge Gelmini? E, soprattutto, riusciranno mai le Università ad uscire dal degrado senza fine di nomine, incarichi & poltrone sempre assegnate nel peggiore dei mondi possibili, come un’altra maxi inchiesta portando alla luce?


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