“PAROLE, PAROLE… PAROLE …”

L’escursione aerea di un drone a elevata autonomia di propulsione decolla dal Parco Virgiliano. Lo guida un geografo del territorio accreditato come profondo conoscitore dell’area denominata Campi Flegrei, che nella loro più ampia dimensione includono il litorale di Bagnoli, la naturale prosecuzione nel golfo di Pozzuoli, per unirsi a Baia, Bacoli, Miliscola, e di concludersi con Monte di Procida e Capo Miseno. Non c’è luogo del Bel Paese, oltre le meraviglie della costiera amalfitana, stupefacente il paradiso terrestre che si affaccia  e lambisce il golfo a ovest di Napoli. La natura generosa che lo ha privilegiato, le  tracce della più sontuosa romanità extra Urbe, lo strabiliante alternarsi e inseguirsi di colline, laghi, tratti di mare e spiagge, si sommano tra loro in un  caso unico di suggestioni che menti e operatività di pari livello da un secolo in qua avrebbero potuto e dovuto inserire nel capitolo “Bell’Italia” come testimonianza di spettacolare eden in terra.
L’ignominia di chi si è avvicendato alla guida di governi d’ogni colore e  amministratori locali di basso profilo, ha replicato il reato di omissione con aggravanti, per aver abbandonato a se stessi i Campi Flegrei, che trasformati in prezioso tesoro, prolungamento a occidente di Partenope, avrebbe avviato un’eccezionale fonte di ricchezza per i napoletani e uno straordinario flusso di turismo d’élite.
Quando “ambientalismo” era ancora una parola presente al più nelle pagine del Devoto & Oli e frequentata da rari antesignani del rispetto per la natura, la corsa generalizzata al mito dell’industria toccò anche Napoli e in carenza di reti capillari del trasporto protetto da e per la città, l’area ovest a ridosso della città  fu stressata da susseguirsi di attività produttive senza soluzione di continuità, e in particolare dall’Ilva, macroscopico produttore di acciaio e di inquinamento, dall’Eternit e da altre fonti di aggressione alla salubrità, a un migliore destino del territorio. Gli anni settanta /ottanta, hanno segnato il declino e la morte dell’intero tessuto industriale di Bagnoli e il contemporaneo degrado, per  inerzia istituzionale, dell’intero comparto dei Campi Flegrei. Qualunque Paese del mondo, un attimo dopo il giustificato rammarico per la scomparsa di gran parte della classe operaria avvenuta senza alcuna compensazione, avrebbe superato lo sconforto con l’iniziativa esaltante di un progetto globale di valorizzazione dell’intera direttrice flegrea. Con  tentazioni esterofile da frustrazione, in molti ambienti di Napoli i più arrabbiati sfogano la delusione per il letargo della città, attribuito alla scadente qualità dei suoi amministratori e a un’Italia a  trazione nordista, alla disaffezione di governanti e parlamentari napoletani, che lontani dalla loro città l’abbandonano al suo destino di Cenerentola.
Nasce “Bagnoli futura” per il recupero dell’area sgombra di fabbriche e fallisce dopo aver ingoiato ingenti risorse senza produrre alcunché. È rissoso il rimpallo di responsabilità per i quarant’anni di chiacchiere al vento e di centinaia di milioni divorati dal nulla di vaghe idee sul futuro di Bagnoli. Entrare nel labirinto di proposte, progetti, intenzioni, dibattiti, contrapposizioni, litigi, nomine e defenestrazioni di personaggi chiamati al letto del malato in agonia, è impresa titanica, utile a chi volesse scrivere la storia del caso disastroso che neppure il più cupo pessimismo avrebbe potuto pronosticare. Per capire di che si parla: dopo quarant’anni è irrisolto il problema pregiudiziale della bonifica dell’area industriale di Bagnoli. La signora Lezzi, pentastellata, perché ora e  non  il giorno  dopo l’insediamento  al Ministero per il Sud, annuncia un nuovo rinvio di questo intervento propedeutico? Lei, che nulla  ha prodotto per il Mezzogiorno,  promette   (in linea con  la collaudata strategia grillina del rinvio ai posteri)  che il risanamento ambientale  sarà concluso nel 2024. Con sublimi accenti ecco come  immagina  il futuro  dell’area:  “Dall’alto della collina di Posillipo, in attesa di vedere alberghi, piscine, centri commerciali, vedremo grandi prati verdi lussureggianti e strade nuove di zecca”. Sognare è gratis, non e un ministro. Il proclama pre elettorale 5Stelle del Marzo 2018: “Una volta al governo il piano di bonifica andrà avanti spedito”. È la conferma che Di Maio e compagni dalle parole non passano mai ai fatti.

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