Parte domani in decine di città italiane la mobilitazione di sindaci e comitati civici per fermare l’avanzata del 5G, le maxi antenne del futuro definite dai Medici per l’Ambiente altamente rischiose. «A detta di ampia parte della comunità medico-scientifica internazionale – spiega Maurizio Martucci, portavoce dell’alleanza italiana Stop 5G – esiste la possibilità di effetti biologici sulla popolazione, che sarà irradiata in maniera massiccia, ininterrotta e ubiquitaria da una sommatoria multipla di radiofrequenze centimetriche e millimetriche».
La catena umana, che annuncia un secondo appuntamento per il 21 giugno, in Campania vede in prima fila numerosi comitati civici ed amministratori del Matese, in trincea contro quel nemico insidioso, l’elettrosmog, che minaccerebbe uno dei territori più incontaminati della penisola, proprio mentre il Parco Regionale del Matese si accinge ad entrare fra i Parchi Nazionali.
I primi a partire sono stati gli abitanti di Raviscanina (CE), che hanno già presentato ricorso al Tar per l’annullamento in autotutela della delibera comunale con cui la Giunta, il 21 febbraio scorso, approvava il contratto con la Wind per concedere in locazione nei prossimi 9 anni una porzione di terreno destinata ad ospitare una nuova stazione radio base.
A rilanciare la notizia è stato, sul periodico locale Macro News, il giornalista Francesco Mantovani: «Il caso non riguarda soltanto Raviscanina, ma anche altre due comunità matesine, Letino e San Gregorio Matese, che rientrano nell’elenco dei 120 comuni italiani scelti dal Mise per la sperimentazione del 5G. Comunità nelle quali gran parte degli abitanti ha paura che l’installazione di nuove antenne possa essere il cavallo di Troia per l’avvio della sperimentazione della tecnologia di quinta generazione».
Ed è già attesa, in tutta l’area, per la partecipazione di Maria Gioia Tomassetti, presidente del Comitato civico Raviscanina, alla terza conferenza stampa dell’Alleanza italiana Stop 5G che si terrà alla Camera il prossimo 25 giugno per rinnovare al Governo la richiesta di una moratoria sulla sperimentazione della tecnologia 5G.
Intanto la mobilitazione, specie fra i nuovi primi cittadini eletti il 26 maggio scorso all’insegna della tutela naturalistica, sale in tutta l’area matesina. Anche per merito della Tomassetti che – fa sapere Macro News – ha inviato un documento a tutti i sindaci del comprensorio invitandoli a sottoscrivere un atto pubblico per invocare il principio di precauzione, in base all’articolo 191 del Trattato sul funzionamento dell’Ue, «opponendosi in questo modo alla sperimentazione della tecnologia 5G e all’installazione di antenne del tipo 3G e 4G fino a quando i campi elettromagnetici a radiofrequenza non saranno classificati dallo Iarc come certamente non cancerogeni».
Non se lo è fatto dire due volte un sindaco come Damiano De Rosa, il penalista eletto a Prata Sannita con uno straordinario consenso popolare, noto per l’appassionata azione politico-amministrativa in difesa dei valori naturalistici dell’intera comunità montana del Matese. «Non saremo le cavie di nessuno – tuona De Rosa – chi pensa di poter alzare la voce solo perché siamo piccole comunità cittadine sbaglia e noi saremo lì a farlo notare, con tutti i mezzi possibili di amplificazione delle legittime proteste».
Del resto, è evidente che in un luogo come Prata Sannita, dove il sindaco De Rosa sta facendo rinascere a nuova vita autentici tesori naturalistici come l’antico pero capace di dar vita al magico “sidro”, l’intera popolazione non poteva che unirsi a difesa di verdi valli ed ubertose colline da onde elettromagnetiche di cui non sono ancora certi gli effetti.
Definito dagli antichi “nettare degli dei”, prodotto ancora oggi in alcuni stati del mondo ma finora poco coltivato in Italia, il sidro è una bevanda mitica, poco alcolica e rigenerante che si ricava dalla frutta e trova proprio nell’alto Matese il suo luogo d’origine e di elezione. Il Sidro di pere del Matese e le Pere r’ viernu sono infatti due prodotti tradizionali di livello nazionale riconosciuti con pubblicazione in Gazzetta Ufficiale. «Abbiamo già invitato a mettersi in contatto con noi – fanno sapere al Comune – coloro che possiedano ancora queste antiche piante autoctone», vale a dire il “Pyrus communis”, autentico tesoro tradizionale di queste terre dalla cui pigiatura si ottiene la ricercata e gradevole bevanda. La nuova produzione sarà realizzata secondo il metodo tradizionale, con la raccolta e la pigiatura a mano.
Altro che 5G…
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Un commento su “5 G e difesa della natura – In Campania la sfida parte dal Matese”