ROCCA 2 / E ORA LE FANFARE DI REPUBBLICA

Prima le campane a festa del Corsera, ora le trombe di Repubblica.

E anche stavolta un’intera paginata tutta miele e confetti per la dinasty dei Rocca, Gianfelice e Paolo a bordo delle corazzate di famiglia.

E’ l’occasione per esibire in modo trionfale tutti i numeri e le cifre delle eccellenze di casa nostra, i rosei dati dell’ultimo bilancio e il sontuoso corredo societario.

Così comincia la sinfonia. “Un tesoro che vale 23 miliardi di dollari di patrimonio netto”. Ne siamo lieti.

E va subito al cuore, l’autore, Andrea Giacobino. “Per capire le reali dimensioni dell’impero della famiglia Rocca, si deve risalire alla San Faustin, holding basata in Lussemburgo da cui parte la ragnatela di partecipazioni industriali che comprende anzitutto le quotate Ternium e Tenaris”.

E c’è un’altra star nel firmamento, Techint Holding, che decolla negli anni ’80, quando sul ponte si comando sale un amico che di strada ne farà tanta, Paolo Scaroni, poi ai vertici di Enel ed Eni, ora portabandiera del colosso Elliot in Europa e presidente del Milan.

Gianfelice e Paolo Rocca

La lunga story dei Rocca continua a marciare imperiosa nei decenni, mulinando utili su utili, vuoi lavorando e commerciando acciaio per il mondo (sono i re in Sud America), oppure primeggiando nell’impiantistica (soprattutto petrolifera), o ancora vendendo idrocarburi. Con la ciliegina sulla torta di Humanitas, il grande ‘polo della salute’ a Rozzano, nell’hinterland milanese.

La favola griffata Repubblica termina con l’ultimo successo legale ottenuto in Argentina per Tenaris, guidata da Paolo Rocca, del quale era stato chiesto il rinvio a giudizio lo scorso novembre per una storia di pagamenti del 2008 a funzionari argentini.

Ora, precisa Giacobino, “il tribunale di secondo grado ha revocato il rinvio a giudizio per assenza di prove necessarie e sufficienti per includere Rocca nel procedimento legale”.

Champagne.

Peccato che la ricostruzione non sia completa e alcune righe siano rimaste nella penna del solerte Giacobino. Dimentica, infatti, di narrare dell’inchiesta per “corruzione internazionale” avviata dalla procura di Milano, a carico di Techint, per i chiacchierati appalti in Brasile (sotto inchiesta anche Eni e la collegata Saipem).

Sempre a Milano è aperto un fascicolo sul ‘pozzo’ di San Faustin, nato addirittura nel dopoguerra in Uruguay per impulso del patriarca Agostino Rocca, poi acquartierato in Svizzera e ora in Lussemburgo.

Ed infine la stessa Lava Jato carioca, che vede coinvolti il colosso verdeoro Petrobras (il neo presidente Jair Bolsonaro lo vuole privatizzare), alcune big internazionali e le nostre Eni, Saipem e, appunto, Techint.

 


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