Un’intera paginata dedicata dal Corriere della Sera alle magnifiche sorti e progressive targate Gianfelice Rocca and dinasty.
L’occasione propizia è quella di illustrare – come neanche la più prodigiosa delle pubblicità sarebbe in grado di fare – i nuovi, spettacolari corsi universitari che verranno inaugurati da settembre prossimo nella avveniristica sede della Humanitas a Rozzano, nell’hinterland milanese.
Nel corso dell’intervista fiume firmata da un Nicola Saldutti genuflesso davanti al re dell’acciaio e dell’energia a bordo delle sue corazzate, in prima fila Techint, ecco subito una primizia.
Un uovo di Colombo perfettamente servito dagli chef di casa.
Osa chiedere Saldutti formato stuoino: “Avremo davvero bisogno di medici-ingeneri?”.
Il Vate risponde: “E’ una svolta culturale. La tecnologia serve per aiutare i medici ad avere più tempo per sollevare lo sguardo dallo schermo e guardare il paziente. E il settore delle scienze della vita è destinato a diventare sempre più decisivo nelle economie che invecchiano”.
E subito dopo: “Lo spazio della salute, dello star bene è una direzione inesorabile in una società che invecchia. Siamo passati dall’agricoltura all’industria, ora passeremo dall’industria alla scienza della vita”.
Esattamente 50 anni fa, a fine del 1969, al Politecnico di Napoli si tennero un paio di seminari su un tema che allora primeggiava ai tavoli accademici e scientifici. Quale futuro per la medicina, quale futuro per l’ingegneria. A quei tavoli, infatti, si parlava di “bioingegneria” come di una nuova prospettiva. Per il domani.
Oggi, 50 anni dopo, mister Rocca scopre l’acqua calda, che col passare degli anni s’è fatta ormai gelata.
Ma il prode Saldutti non si perde d’animo e segna sul taccuino, riga dopo riga, il Verbo del Profeta: “E’ mia profonda convinzione che la ricostruzione del senso dello stare insieme, in Italia e in Europa, parta dal basso, dalle comunità che con i loro valori e pragmatismo dialogano con il mondo globale della scienza, della tecnologia, dell’economia. Valori, passioni, forza. Innovazione, anche educativa”.
Ma cosa cavolo erano le tavole di Mosè?
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