L’Università di Torino approva e sostiene la vivisezione su macachi, questa la terribile notizia che oggi la LAV – Lega Anti Vivisezione, rende nota ai cittadini. Infatti, il Dipartimento di Psicologia dell’Ateneo piemontese, ha ricevuto l’autorizzazione e il finanziamento per una ricerca dal titolo “LIGHTUP – Turning the cortically blind brain to see” (https://drive.google.com/file/d/1oqpMFYJM2OVmPOQMyO3m_9vaUo-9mcaj/view) che comporta l’uso di macachi da sottoporre a un lungo periodo di training (con immobilizzazione in più parti del corpo per ore, quasi tutti i giorni, per settimane o addirittura mesi) e all’asportazione chirurgica di aree della corteccia visiva al fine di rendere i macachi clinicamente ciechi. Lo studio viene fatto in collaborazione con l’Università di Parma presso la quale gli animali sono stabulati.
La LAV fa appello al Ministro della Salute Giulia Grillo affinché revochi immediatamente l’autorizzazione a questo progetto di ricerca e permetta la libertà di questi animali in un centro di recupero idoneo. La legge, il contesto politico e scientifico vedono prioritari i modelli non animali, una realtà sostenuta e voluta al di fuori dei nostri confini. L’Italia deve cambiare rotta se vuole avere un futuro.
Chiediamo a tutti i cittadini di sottoscrivere la petizione (change.org/civediamoliberi) su change.org. per mettere fine, subito prima che sia troppo tardi, a questo inutile vortice di dolore moralmente insostenibile, perché la scienza, come qualsiasi altra attività umana, non può prescindere dall’etica.
Il fine, presupposto, di questo invasivo, doloroso e lungo esperimento è quello ricreare un modello animale per lo studio delle persone affette da blindsight che, quindi, hanno perso la vista a causa di un danno cerebrale e non per problemi legati all’occhio. L’esperimento comprende, anche, volontari umani naturalmente portatori di questo tipo di cecità che vengono sottoposti a tecniche non invasive di rilevazione. Il ricorso in parallelo a persone fa decadere ogni giustificazione addotta al ricorso a scimmie, infatti se nei soggetti umani possiamo scoprire, con dati attendibili perché specie-specifici, ciò che è di interesse per la ricerca, perché utilizzare primati per studi più che discutibili?
Si possono, e si devono, implementare le tecniche innovative sull’uomo quali TMS, fMRI, elettrocorticografia (ECoG)/elettroencefalografia intracranica (EEG), magnetoencefalografia (MEG), registrazioni con microelettrodi di insiemi di cellule o singole unità, cortico-Cortical Evoked Potentials, diffusion tensor imaging e altre. L’errore metodologico si riflette anche nel fatto che quasi metà del cervello di macaco non è significativamente simile a quello umano, infatti i circuiti corticali si evolvono in modo indipendente nelle diverse specie.
Inoltre, gli esperimenti neurologici causano sofferenze enormi agli animali che sono costretti in dispositivi di immobilizzazione al fine di praticare brecce nel cranio per esporre il cervello o inserire astine per bloccare la testa durante le sedute di registrazione e stimolazione.
Per fare maggiore chiarezza su quanto sostenuto da fondi pubblici, che ogni cittadino finanzia con le proprie tasse, chiediamo da quasi un anno al Ministero di ottenere il protocollo e i documenti di autorizzazione da parte di tutti gli enti coinvolti, ma ci è sempre stato negato nonostante due ricorsi al TAR, prima dicendo che non esisteva nessuna autorizzazione e, poi, ammettendo clamorosamente che l’autorizzazione invece esisteva eccome, rifiutando però di darcela perché conterrebbe “dati sensibili”; noi, però, non chiediamo i nomi dei ricercatori, ma di avere i motivi per cui una pratica vietata dalla stessa legge, e cioè l’utilizzo di primati non umani nella sperimentazione animale, sia stata invece autorizzata e per quale motivo, alla luce di un principio obbligatorio espresso nella norma che legifera in materia: la trasparenza.
Infatti ricordiamo che lo stesso Ministero “può autorizzare l’impiego di primati non umani solo in via eccezionale” perché sussistano specifici motivi, anche etici, e la Commissione Europea ha prodotto un report molto restrittivo in merito, mentre un Istituto indipendente olandese, dietro richiesta del proprio Governo, ha addirittura affermato che si potrebbe interrompere l’uso delle scimmie già da subito, definendolo un modello non sostenibile, non solo per motivazioni etiche, ma anche scientifiche e legali3
Quante scimmie e quanti altri animali subiscono esperimenti in Italia?
Il Ministero della Salute ha pubblicato i numeri degli animali utilizzati nel 2017 a fini sperimentali e si tratta di dati allarmanti: in totale 580.073 animali nel 2017. Le scimmie sono tra le specie il cui utilizzo e uccisione è in crescita: già raddoppiate, salgono a 586. In aumento anche i cani (639) e i conigli. Procedure dolorose per il 46% degli animali. Aumentano a 2.538 gli animali allevati per il solo mantenimento di colonie geneticamente modificate. 1.598 gli animali ancora utilizzati a fini didattici. Da anni, infine, la LAV chiede che siano resi noti anche i dati sui test fallimentari.
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