In tre minuti – Vendetta è fatta…

Vendetta è fatta

La fervente cattolica Maria Rosaria Bindi, Rosy in arte politica, è democristiana di nascita e democristiana di fatto anche dopo funambolici cambi di casacca, con salti successivi sui carri del Partito Popolare Italiano, della Margherita, dell’Ulivo e del Pd, dove approda alla corte di Bersani, l’ex segretario dei dem che difende l’indifendibile sortita della pubblicizzazione dei cosiddetti impresentabili a due giorni dal voto delle regionali. Il tiro mancino, la trappola, la mossa vendicativa prende di mira e colpisce De Luca, candidato Pd alle regionali in Campania. Com’è noto, lo storico sindaco di Salerno è apertamente sostenuto da Renzi, cioè dalla maggioranza del Pd e finisce per questo nella lista di proscrizione della Bindi che, anche se si ammettesse la legittimità dell’iniziativa, non precede, come dovrebbe, la presentazione delle liste da cui i partiti avrebbero potuto escludere tempestivamente candidati improponibili. In altre parole: se spettasse alla commissione antimafia individuare le pecore nere di quanti aspirano a rappresentare i cittadini nelle istituzioni, si dovrebbe dotare di strumenti d’accertamento capillari e soprattutto rapidi. Ma il punto è un altro e tocca il nervo scoperto della lotta intestina al Pd che forse per la prima volta nella storia della sinistra democratica si spacca in tronconi l’un contro l’altro armato. L’esito della guerra delle correnti ha sfiorato più volte l’evento di scissioni. Finora un solo esodo, la fuoriuscita di Civati, ma più deflagrante è certamente l’opposizione di Fassina che spara a zero su Renzi e il suo governo con violenza crescente e toni che neppure appartengono ai partiti dell’opposizione: appare più moderata la contestazione di Bersani alla leadership, ma è anche più sottile, al punto di servirsi della Bindi per colpire Renzi in un momento cruciale della campagna elettorale. Il cinismo di questa strategia confina molto da vicino con l’autolesionismo. Ne dovrebbe fare le spese De Luca, cioè lo stesso Pd in Campania, ma è probabile che il danno si estenda all’intera consultazione elettorale, con la conseguente conferma del prevalere di interessi personali sul quelli di partito. Una cosa è certa: la scaltrezza democristiana (leggi Bindi) è riuscita a mettere all’angolo Renzi, altro ex democristiano furbissimo e la sinistra, in agonia avanzata per inarrestabili deviazioni dalle sue origini, inglobata nella macchina tritatutto della globalizzazione liberista. Detto questo, rimane inevasa la domanda specifica sul caso De Luca: ma il Pd, non aveva davvero alternative da proporre per la candidatura alle regionali in Campania? (nella foto di navecorsara.it Rosy Bindi e Bersani)

 

C’era il ragazzo della via Gluck…

Il ragazzo della via Gluck in vecchiaia perde il pelo (sempre meno capelli) non il vizio di intromettere una componente ludica della vita sociale qual è la musica leggera nelle faccende della politica. E si scopre leghista. Così Celentano sul suo blog. Sembra che il tifo per Salvini e le sue sparate razziste nasca dall’episodio della corsa mortale di un’auto con a bordo i rom, in verità non molto dissimile da altri episodi di pari gravità commessi da italiani. La first lady Claudia Mori smentisce la conversione del marito al razzismo e ricorda quanto il “molleggiato” ha detto e fatto in direzione opposta ma azzarda la giustificazione della sortita enumerando il deficit della politica, Renzi compreso, nell’affrontare problemi insoluti: lavoro, scuola, salute, eccetera. Esattamente in sintonia con le accuse elencate in campagna elettorale da Salvini.

 

Vita grama per Pd, Forza Italia e compagnia bella (bella?)

Fatta la legge trovato l’inganno, recita un appropriato detto ad ampio spettro di destinatari. In particolare tocca gli appetiti dei partiti, in crisi per la fine traumatica del finanziamento pubblico. Dalla destra alla sinistra è pari lo scoramento e la corsa al risparmio: sedi lussuose abbandonate, dipendenti licenziati, spese elettorali ridimensionate, rimborsi ai politici di riferimento bruscamente tagliati. Commossa per l’”indigenza” dei partiti, l’Italia ha provato a rimettere nelle loro casse gli euro con il due per mille dei contribuenti. La mossa non ha però fatto i conti con la nausea degli italiani per la partitocrazia e il risultato è drastico. Nell’intero anno 2014 la miserrima somma da distribuire al tutte le forze politiche è di trecentomila euro e rotti. La parte del leone, espressione non proprio felice nella circostanza, è del Partito Democratico, destinatario di duecentomila euro. Ai finanziatori che decidessero di sostenere il proprio partito, la legge offre la seconda chance di “donare” fino a trentamila euro con uno sconto del ventisei percento sull’imposta relativa. Si può puntare sul ripristino del finanziamento pubblico e vincere perché prima o poi la vis propositiva dei partiti l’otterrà, con un accordo unanime, o quasi.


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