GIALLO MORO / “DOVEVA MORIRE”, LO RIBADISCE DON RAFFAELE CUTOLO

Il mega scoop del Mattinoper le rivelazioni bomba di Raffaele Cutolosulla possibile liberazione di Aldo Moro? Un tric trac. Perché quegli stessi fatti erano stati anticipati sei anni prima da FerdinandoImposimatonel suo libro “I 55 giorni che hanno cambiato l’Italia”.

Quindi i magistrati che nel 2016 hanno interrogato il capo della Nuova camorra organizzatanel super carcere di Parma erano già abbondantemente a conoscenza di quello scenario.

 

LE PROFEZIE DI IMPOSIMATO

Ma vediamo subito cosa aveva scritto Imposimato ad inizio 2013, visto che Newton Comptonpubblica il volume a maggio dello stesso anno.

Il libro di Imposimato

Pagina 209. “Il capo della Nuova camorra organizzata, Raffaele Cutolo, latitante perché evaso dal manicomio di Aversa il 3 febbraio 1978, si era offerto di collaborare alla liberazione di Aldo Moro, su richiesta del suo difensore di fiducia, l’avvocato calabrese Francesco Gangemi. Una strategia che – per quanto possa sembrare bizzarra – in realtà avrebbe funzionato nella gestione del sequestro del democristiano Ciro Cirillo, terminata con un successo e con la liberazione dell’ostaggio. Cutolo avrebbe incaricato quindi Nicolino Selis, suo uomo nella Banda della Magliana, di trovare la prigione di via Montalcini, non lontana dall’area di influenza del famigerato gruppo criminale romano. Avevo saputo, disse Cutolo a Gangemi, dov’era la sua prigione. Mi incontrai con il sedicente inviato di Cossiga che mi promise sconti di pena. Ma subito ricevetti una visita di Vincenzo Casillo(un altro affiliato alla camorra, n.d.a.) che portava un messaggio di alcuni politici campani. Il messaggio diceva: ‘Don Rafè, faciteve ‘e fatte vuoste’. L’inviato di Cossiga, sempre secondo Cutolo, era il sottosegretario Nicola Lettieri, in possesso di una lettera di ringraziamento del politico, oltre che di un biglietto di accompagnamento dell’onorevole AttilioRuffini. Documenti entrambi sequestrati dai carabinieri al momento dell’arresto di Cutolo nel rifugio di Albanella. Ma poi i due biglietti furono misteriosamente ‘persi’, forse proprio per evitate disagi ai loro autorevoli mittenti”.

Ciro Cirillo rapito dalle BR

C’è tutto, proprio di tutto, in quella ricostruzione effettuata da Imposimato sei anni e passa fa, con tanto di nomi, cognomi, indirizzi, fatti, dati e circostanze. E soprattutto un elemento balza agli occhi: Francesco Cossiga, che ha sempre sostenuto di non aver mai voluto entrare in contatto con un latitante come Cutolo, aveva inviato il suo messaggero Lettieri…

Nessuno, quando è uscito “I 55 giorni che hanno cambiato l’Italia”, ha mosso un dito e la politica ha taciuto, in modo che può omertoso, anzi complice, non si può.

Come del resto ha taciuto – stracomplice – quando lo stesso Imposimato eSandro Provvisionatonel 2008 hanno firmato “Doveva morire” dedicato al caso Moro, in cui venivano spiegate con la massima chiarezza documentale le complicità covate in casa DC affinchè Moro non venisse mai liberato, ma la sua vita fosse stroncata, per precisi interessi Usa ben condivisi da pezzi di quella Dc. Né un occhio è stato mai aperto quando Provvisionato e Stefania Limitihanno precisato nel successivo “Complici” le strategie “gladiatorie” di quei gruppi criminali ben orchestrati dai servizi segreti di casa nostra.

Francesco Cossiga

Una vicenda ormai ultrachiara, tranne che per i depistatori d’ogni sorta, anche quelli della Storia, che preferiscono parlare solo di BR assassine punto e basta, senza neanche essere sfiorati dall’ombra di una perfetta “eterodirezione”, come del resto anche nel caso delle stragi nere.

 

COME NASCONO LE VERBALIZZAZIONI DI DON RAFE’

Ma come saltano fuori, adesso, le dichiarazioni di Cutolo?

Tutto comincia con la fine della latitanza dorata ultratrentennale del suo braccio destro, PasqualeScotti, agevolmente scappato all’epoca dall’ospedale di Caserta e poi volato in Brasile dove nessuno si è mai sognato di cercarlo. Fino a che non è arrivata – come al solito – la “soffiatina” al momento giusto, Scotti è stato “preso”, estradato ed è tornato in patria. Sottoposto ad alcuni interrogatori, non ha mai detto niente di significativo: una tomba. Invece di insistere, domandare e cercare, i pm hanno presto alzato bandiera bianca e hanno pensato bene di fare un ricorso amministrativo al Tar – loro, gli inquirenti – per “ricusare”, “bocciare” in qualche modo il teste – lo Scotti che tutto sapeva – ritenuto ormai inutile. Prassi molto atipica, o se volete inusuale oppure anomala.

Avviata e portata avanti la procedura, a questo punto sono diventate pubbliche le verbalizzazioni rese da Cutolo nel supercarcere di Parma al capo della Direzione distrettuale antimafiadi Napoli Giuseppe Borrellie al pm Ida Teresi. Tutte basate – come riporta il Mattino– su fatti e circostanze ben note, del tipo “io ho salvato Cirillo”, “c’è stata la trattativa con Stato, Dc e Bierre per liberare Cirillo”, “Moro poteva essere salvato” ma “i politici dissero di fermarmi”.

Tra le altre ‘rivelazioni’, una riguarda un pezzo grosso della Nco,Enzo Casillo, al secolo ‘O Nirone, che – racconta Cutolo ai pm – “non venne ucciso solo da Carmine Alfierima anche dai servizi segreti”. E tira in ballo, l’ex boss di Ottaviano, anche il giallo sulla morte del banchiere Roberto Calvi, rammentando anche un messaggio fatto circolare a suo tempo tra i detenuti del carcere dove era ristretto il numero uno dell’Ambrosiano.

La copertina della Voce di febbraio 1986

33 anni fa e passa, in un’inchiesta di gennaio 1986, la Vocetitolava “Caso Calvi – L’ha ucciso Casillo”, riferendo di alcuni segnali lanciati allora da ambienti che gravitavano intorno alla Nco. “Vi ricordate di quel volantinaggio a favore di Roberto Calvi, a Milano, quando era detenuto? A distribuire quei volantini eravamo stati noi cutoliani! Eravamo stati mandati dal faccendiere Francesco Pazienza”.

E ancora, scriveva la Voce: “Alle domande dei magistrati che chiedevano se ci fosse un rapporto tra la presenza di Casillo a Londra e la oscura morte di Calvi, i pentiti hanno preferito, per ora, rispondere maliziosamente: ‘In Inghilterra, e questo lo abbiamo già messo a verbale con molti particolari, la NCOdisponeva di numerose basi e di forti amicizie per i suoi traffici di armi e droga. Certamente Casillo ‘o nironea Londra non era andato per godersi una vacanza e Calvi, questo è sicuro, è stato ammazzato…’”.

 

TANTE MORTI “NATURALI”…

Nello stesso anno, ottobre 1986, la Vocepubblicava un ampio reportage sul caso Cirillo scritto da Silvestro Montanaro, per anni nostro collaboratore, poi passato alla Samarcandadi Michele Santoroquindi autore di docufilm per la Rai. Scriveva Montanaro a proposito di tante ‘morti naturali’ avvolte nei più fitti misteri: “E’ morto d’infarto il brigatista Bosso che fece da mediatore tra la sua organizzazione e Cutolo per la liberazione di Cirillo. E’ saltato per aria Vincenzo Casillo, il luogotenente del boss di Ottaviano che di quella trattativa fu uno dei protagonisti. E’ scomparsa in una fosse di calce viva Giovanna Matarazzo, la sua amante, perché sapeva troppe cose. E’ defunto il generale Giuseppe Santovitoper una strana cirrosi epatica. E’ stata tagliata la testa al criminologo Aldo Semerari, in ottimi rapporti con la camorra e i servizi deviati ed anche lui implicato nel caso Cirillo. E’ evaso, in una fredda notte di Natale, in grande tranquillità, Pasquale Scotti, il delfino di Cutolo che tante cose avrebbe potuto raccontare. E’ stato assassinato a martellate Nicola Nuzzo, mentre si trovava ricoverato, super protetto, in una clinica romana: anche lui era un superteste nel caso Cirillo. Pochi mesi prima aveva ricevuto la visita del giudice Carlo Alemiche sul caso, da anni, indaga tra mille ostacoli. Già, troppi ostacoli. Per una verità che in troppi non vogliono”.

E di quei tanti ostacoli oggi Carlo Alemi parla con il Mattinoin una lunga intervista pubblicata il giorno dopo lo “scoop”. Ecco alcune frasi di Alemi.

Carlo Alemi

“Ricordo che quando venne arrestato Calvi, fu lui (Cutolo, ndr) a far circolare la notizia nel carcere lombardo che non doveva essere maltrattato, ma doveva essere trattato con rispetto”.

“Avrebbe potuto fornire (Cutolo, ndr) informazioni utili a trovare il covo della prigionia di Moro, ma solo se ci fosse stata la volontà politica di salvarlo. Purtroppo Moro serviva morto”.

“Ricordo il caso di un detenuto nel carcere di Matera, tale Salvatore Senese, alias ‘scarpariello’, che il 16 febbraio 1987 chiese di parlare ad un magistrato, al quale riferì di aver saputo che di lì a poco sarebbe stato sequestrato Aldo Moro. Sa cosa accadde? La polizia mandò un’informativa di polizia giudiziaria a Bari, non a Roma come sarebbe stato opportuno. Un documento che venne letto ma che rimase lettera morta almeno fino al 16 marzo, giorno in cui Moro venne realmente sequestrato. Solo a quel punto la relazione di pg venne trasferita da Bari a Roma”.

All’epoca il giudice istruttore del caso Cirillo, Carlo Alemi, subiva quotidiani attacchi frontali dal Mattinoallora diretto da Pasquale Nonno. E venne perfino querelato, Alemi, da un esponente di punta della Dc, il pluriministro (anche degli Interni) Vincenzo Scotti, proprio per via di quella ‘trattativa’.  Alemi stravinse.

Ma il potere di Scotti – nonostante l’abbandono del Viminale in occasione della strage di Capaci – restò inalterato. Anzi nella più totale “discrezione” è aumentato con il passare degli anni. Tanto che oggi è il nume tutelare della Link Universitydi Malta. Alla cui scuola di pensiero si formano oggi le nuove leve politiche.

 

 

P.S. Come mai una notizia del genere – pur se a scoppio abbondantemente ritardato – è stata del tutto ignorata e oscurata dai media di regime? Come mai su RepubblicaeCorseraneanche lo straccio di una velina da 7 righi? Sempre misteri.

 


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