STATI UNITI / LA STRAGE IN SIRIA. E L’ITALIA COLONIZZATA

La strage impunita. Silenziata da tutti i media occidentali. E’ quella degli Usa e dei suoi alleati in Siria, per la precisione a Raqqa. Secondo un recentissimo report di Amnesty International, sono ben 1.600 le vittime di una guerra, come al solito, scatenata per portare pace ed esportare democrazia.

 

COME SI ESPORTA LA DEMOCRAZIA

Da sempre gli stessi media hanno attribuito tutte le responsabilità a quel demonio di Bashar al-Assad, come tanti anni fa capitò con l’Iraq di Saddam Hussein. Le solite trovate a stelle e strisce (allora per l’invasione irachena fu fondamentale l’apporto del leader britannico Tony Blair) ed inventarsi il pretesto per scatenare un conflitto che porta miliardi di dollari all’industria bellica. Da mesi, se vedete, il nome di Assad è sparito dal maistream, rendendosi ben conto che le fake newsautentiche, le bufale doc, non possono durare più di tanto.

Bashar al-Assad. Sopra un bombardamento americano in Siria e in primo piano Donald Trump

Ma eccoci alle ultime, tragiche cifre elaborate da Amnesty Internationalin collaborazione con Airwars. Si tratta di una ricerca durata un anno e mezzo che, come sottolineano i promotori, “fornisce un resoconto brutalmente vivido di oltre 1.600 vite civili perse come conseguenza diretta di migliaia di attacchi aerei statunitensi, britannici e francesi e di decine di migliaia di artiglierie statunitensi nella campagna militare della Coalizione a Raqqa da giugno a ottobre 2017”.

“Le forze della Coalizione hanno raso al suolo Raqqa ma non possono cancellare la verità. Amnesty International e Airwarschiedono alle forze della Coalizione di porre fine alla loro negazione sulla scala scioccante delle morti e della distruzione dei civili causate dalla loro offensiva a Raqqa. Il gruppo per i diritti umani invita la Coalizione guidata dagli Stati Uniti a porre fine ai due anni di diniego e riconoscere la devastazione causata dalla sua campagna contro il gruppo terrorista Isis-Daesh in Siria”.

Un eccidio che comunque parzialmente la stessa Joint Tasf ForceOperation Inherent Revolve (JTF-OIR)ammette. “Almeno 1300 civili sono stati involontariamente uccisi dagli attacchi della Coalizione dall’inizio dell’Operazione Inherent Resolve”.

Altra tragica cifra ammessa concerne gli attacchi condotti in Siria e in Iraq, cifra che sfiora i 35 mila.

L’eccidio di Raqqa

Da rammentare che la campagna militare per riconquistare Raqqa è stata lanciata quasi tre anni fa, a giugno 2016, dalle forze “democratiche” siriane a guida curda (SDF), sostenute dalla coalizione guidata dagli Usa. L’operazione è culminata nella sanguinosa battaglia di Raqqa nel 2017.

Ecco la democrazia esportata dagli Usa e dai suoi eterni alleati, Inghilterra e Francia, i cui servizi di intelligence proseguono quasi sempre d’amore e d’accordo nel tessere trame & connection per destabilizzare i paesi “preda”. Come a lungo tempo è successo (e succede) con l’alleato-preda Italia.

 

LA PREDA PER GLI STATI UNITI

In occasione del 25 aprile abbiamo scritto del fondamentale contributo dei comunisti per la guerra partigiana di Liberazione. Una Resistenza dove ovviamente non c’erano solo comunisti ma anche altre forze d’ispirazione democratica. E abbiamo volutamente straminimizzato il contributo degli Alleati, in particolare degli Usa. Ci sono arrivati alcuni messaggi dove ci si chiede il perché di tale minimizzazione.

La spiegazione è proprio nei numeri di sangue prima elencati, e nel concetto di paese “preda”.

Portella delle Ginestre

Il giorno stesso in cui gli americani sono sbarcati per di “liberare” l’Italia, avevano uno scopo ben preciso, che nel corso degli anni si è sempre più dettagliato e – per chi lo abbia voluto vedere – manifestato. Ossia che l’Italia doveva essere il bastione a stelle e strisce nel Mediterraneo, l’avamposto a presidio dei mega interessi economici e strategici degli Usa.

Dalla nascita della mafia in Sicilia e dalla strage di Portella delle Ginestre è un’escalation inarrestabile, un’invasione in piena regola camuffata con i simboli della “democrazia” e del consumismo.

Una strategia della conquista che è passata per gli anni del tentato golpe e poi della tensione, con le ottime sponde (man mano infiltrate ed eterodirette) di terrorismo nero e rosso, con il sangue sparso da piazza Fontana in poi, e i servizi di casa nostra al perfetto servizio della Cia, un tavolo che si è sempre agevolmente allargato ai servizi francesi e inglesi.

Giovanni Fasanella

Nel corso di una recente presentazione del libro “Il caso Lavorini” scritto dal più grande giornalista italiano d’Inchiesta, Sandro Provvisionato, Giovanni Fasanella, per anni redattore dell’Unità e poi di Panorama, ha parlato del ruolo “patologico” dei servizi francesi e inglesi in Italia, il tema intorno al quale ruoterà un libro di prossima pubblicazione. “Tutti i servizi segreti hanno trovato un terreno assai fertile nel nostro Paese, come ho cercato di dimostrare in quello che ho sempre scritto. E continuano a trovarlo, perché siamo stati e siamo un Paese a sovranità ultra limitata”.

 

ALDO MORO DOVEVA MORIRE…

Lo ha dimostrato ampiamente il caso Moro, assassinato 41 anni fa. Una verità storica ormai acclarata anche se i media lo dimenticano e la politica fa finta di non saperlo.

L’ultima Commissione parlamentare d’inchiesta presieduta dall’ex Dc, poi Margherita, quindi Pd, Giuseppe Fioroniha finito per cavare neanche un ragno dal buco, mentre i palazzi di giustizia – a cominciare da quello romano – hanno regolarmente dormito: assonnati, come lo erano del resto tutti i membri del Comitato di crisiall’epoca guidato dal ministro degli Interni Francesco Cossiga, e composto per i dieci undicesimi da piduisti doc. Ai confini della realtà.

Il libro di Imposimato e Provvisionato

E non è bastata la verità raccontata dall’inviato speciale di Henry Kissinger in Italia, Steve Pieczenik, che affiancò lo stesso Kossiga nell’operazione, a mandare in galera i pupari-mandanti a stelle e strisce targati Cia, e le marionette Bierre. Niente. Resta un mistero per la giustizia – sic – di casa nostra e per i tanti in doppiopetto con la litania “a rapire e ammazzare c’erano solo i brigatisti”!

E’ ormai storia, invece, che Moro “Doveva Morire”, come hanno titolato undici anni fa il loro capolavoro Ferdinando Imposimato e lo stesso Provvisionato, il quale poi ha stradocumentato la story con il successivo “Complici” (dettaglia soprattutto il ruolo di Gladioin quegli anni) scritto con Stefania Limiti.

Il super capo della Cia, Pieczenik, aveva deciso di vuotare dopo tanti e tanti anni il sacco. E infatti praticamente in contemporanea escono in Francia un libro-intervista del giornalista Emmanuel Amarae da noi “Doveva Morire”.

 

… ED ANCHE ENRICOBERLINGUER

Moro doveva morire perché dava fastidio agli americani e anche ai russi. E così se io ti faccio un piacere, tu me ne rendi un altro. In questa ottica va letto un altro giallo del tutto oscurato dai media e, soprattutto, dalla giustizia di casa nostra: la morte, 35 anni fa, di Enrico Berlinguer. Subito rubricata come una disgrazia, un fatele ictus per lo stress derivante da una accesa campagna politica proprio per le Europee del 1984. E quel tragico 11 giugno, durante un comizio a Padova, ebbe un malore, “una congestione”, un infarto oppure un ictus. Mai saputo. Perché tra l’altro mai è stata fatta un’autopsia. Tutto chiaro.

Enrico Berlinguer

Misteriosamente non venne subito portato con un’ambulanza in ospedale, ma in albergo, dove passò due ore, poi finalmente in ospedale e dopo tre giorni il decesso.

Parecchi poi hanno ricordato, attraverso gli stralci di un filmato misterioso acquistato dalla Rai ma mai trasmesso integralmente, che poco prima di sentirsi male il leader del Pci aveva bevuto un sorso d’acqua. E quel bicchiere non fu mai più ritrovato.

Come mai neanche lo straccio di un’inchiesta aperta?

Come mai neanche lo straccio di un dubbio?

Come mai tutto subito affossato e insabbiato? Anzi, neanche minimamente preso in esame?

Giovanni Fasanella, sul giallo, ha scritto nel 2007 un volume, “Deve Morire”, dettagliando in particolare il ruolo del Kgb in quella tragica fine mai chiarita. In particolare Fasanella punta i riflettori su un altrettanto mai chiarito “incidente stradale” avvenuto otto anni prima, il 3 ottobre 1973, durante una visita di Berlinguer a Sofia. La GAZ-13 Ciakasulla quale il numero uno del Pci si trovava con l’interprete e due membri del partito comunista bulgaro, viene investita da un camion militare delle forze armate. Due passeggeri muoiono sul colpo, miracolosamente Berlinguer si salva. E solo dopo anni un altro leader Pci, il novantacinquenneEmanuele Macaluso, rammenterà una confidenza fatta da Enrico alla moglie: “non è stato un incidente”…

Giorgio Napolitano

Sia Moro che Berlinguer dovevano morire. Sia Usa che Urss non avrebbero mai potuto sopportare l’affronto di un Pci che scalava la “democrazia” con oltre il 30 per cento dei suffragi: e quelle europee del 1984 addirittura lo rafforzeranno.

Ma dopo alcuni anni anche quel Pci morirà, grazie alla decisa volontà dei vertici forti, a partire dal poi capo dello stato Giorgio Napolitano, che negli anni precedenti era spesso e volentieri volato in “missione” a trovare i grandi amici americani.

Chi mai avrebbe potuto sopportare un Pci che con l’eurocomunismo stava costruendo una strada nuova e mai prima esplorata?

 


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