Un mondo di vulnerabilità

E’ la tragedia della vulnerabilità, simile e diversa dalla impossibilità di difendere i luoghi della Terra dalla violenza sanguinaria degli attentati, dall’ineluttabilità di catastrofi impropriamente catalogate come naturali, da tragedie di guerre che tolgono la vita a vittime innocenti, dalla casualità di venire al mondo in aree dove muore un bambino ogni quattro secondi, dove un maledetto difetto del software fa precipitare al suolo i Boeing, giganti dell’aria made in Usa, dove un vendicativo despota può ordinare al pilota di un suo aereo di premere sul pulsante di lancio e sganciare una bomba atomica sul nemico, dove la sontuosa, millenaria cattedrale di Notre Dame, icona della grandeur francese, brucia probabilmente per le fiamme innescate da un banale corto circuito.

E’ imperfezione dell’umanità, esposta al fanatismo jaidista, all’aggressività di guerrafondai, all’emarginazione della povertà, all’avidità di multinazionali dell’aviazione che pur di fare profitto mettono a rischio la vita dei passeggeri, a fanatici detentori di armi di distruzione totale. E’ responsabilità di chi non tutela un bene universale, chi non mette in totale sicurezza un bene mondiale come la cattedrale di Parigi.

Stupore e profondo dolore dei parigini per quelle fiamme devastanti che hanno cancellato quasi al cento per cento Notre Dame. Assordante il loro silenzio, al momento in cui la guglia della cattedrale, avvolta dalle fiamme, si è inginocchia e poi crolla in un mare di fuoco. Il dopo. Il tragico evento condizionerà il voto dei francesi, Macron uscirà indenne dal devastante evento dopo aver subito la violenta contestazione dei gilet gialli, sfociata in guerriglia, devastazioni, incendi? Per ora il “dopo” è anche e, soprattutto, nella gara di solidarietà per la ricostruzione della cattedrale. 100, 200, milioni donati da miliardari per le imponenti opere della rinascita.

In secondo piano ogni altra questione. Dalle nostre parti è scemata l’attenzione per il governo che s-governa e le risse tra soci in stato di reciproco odio. Perfino la puntata del commissario Montalbano, programma re della Rai, è stata sacrificata per lasciare spazio allo speciale del Tg1sul rogo di Notre Dame, conduttore Giorgino. Due sentimenti davanti ai televisori. Commozione per il terrificante evento e un sommesso sospiro di sollievo per aver risparmiato i venti minuti iniziali dei telegiornali abitualmente saturi di bla-bla esclusivi per Salvini e Di Maio. Sarebbe un bel sentire e vedere se questa volta il tribunale dei Ministri decidesse di processare il ministro dell’Interno per sequestro di persona e con lui Conte Di Maio, Toninelli, che hanno condiviso il “no” allo sbarco di 47 migranti soccorsi dalla Sea Watch. Intanto in Libia, flagellata dalla guerra intestina, migliaia di migranti rischiano la morte e sono costretti al pericolo di attraversare il Mediterraneo in condizioni disumane, senza la certezza di arrivare in salvo sulle nostre coste. Salvini intende respingerli, i 5 Stelle sono per il soccorso umanitario. Il nuovo scontro è solo l’ultimo capitolo di un disaccordo totale.


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