La vita di Radio Radicale è a rischio. Quando il servizio della tivvù pubblica fa sempre più schifo e il cittadino non ha più diritto ad un’informazione degna di tal nome, l’unico presidio di democrazia in qualche modo “diretta” rischia di morire per mano del governo gialloverde.
Osserva il pentastellato Vito Crimi: “Radio Radicale non ha mai fatto una gare per ottenere l’affidamento delle dirette parlamentari”.
C’entra come il cavolo a merenda.
Quanti appalti e subappalti, nel corso dei decenni, sono stati affidati in via privata, senza lo straccio di una gara, ad amici di vertici, dirigenti e funzionari Rai? Non si contano, e se il maxi fascicolo potesse essere oggetto di un procedimento giudiziario ne uscirebbero fuori di tutti i colori, una Raiopoli in piena regola.
Mentre pochi ricordano che Radio Radicale, da decenni, svolge un ruolo fondamentale – per fare un solo esempio – trasmettendo le dirette di tanti processi fondamentali nella vita del Paese e altrimenti del tutto dimenticati, oscurati dai media di Palazzo.
Un servizio che più pubblico non si può e che, se Radio Radicale muore, nessuno renderà più.
Dai processo di mafia a quelli su tanti misteri di Stato. Un ultimo caso: l’eterno processo per il sangue infetto. Radio Radicale è stata presente con i suoi microfoni a tutte le udienze del processo napoletano durato esattamente tra anni, da aprile 2016 al 25 marzo 2019, quando è stata pronunciata la sentenza che ha assolto tutti gli imputati con la formula piena, “il fatto non sussiste”.
I cittadini italiani hanno potuto seguire le udienze, oppure ascoltarle il giorno dopo, o comunque avere in possesso una preziosa documentazione di “memoria”. Possono ad esempio riascoltate le testimonianze clou e farsi un’opinione: in quel caso se era giusto o meno emettere una sentenza di proscioglimento totale, se era fondato o no un tale colpo di spugna dopo quei fatti accaduti fra i 30 e 40 anni fa.
Il tempo lava tutto, forse anche una sentenza: ma per fortuna la “memoria storica” resta. Le responsabilità rimangono scolpite nel tempo così come le tante storie di vittime e familiari che non hanno avuto lo straccio di una giustizia.
E questo grazie all’impegno di Radio Radicale.
Che lorsignori gialloverdi oggi vogliono seppellire.
Ecco come si può calpestare impunemente quel poco che resta – le macerie – di una democrazia.
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