Per fortuna nessuno del Pd si è nascosto dietro l’alibi del complotto pre elettorale, per coprire la magagna che ha portato agli arresti domiciliari del segretario dem dell’Umbria Giampiero Bocci e dell’assessore regionale alla sanità Luca Barberini. Indagata Catiuscia Marini, centrosinistra, governatrice della regione e con lei 35 persone. Con la “consulenza” di Emilio Duca ,direttore generale dell’azienda sanitaria di Perugia, la combriccola si era organizzata per gonfiare il curriculum dei candidati e in qualche caso nel fornire in anticipo le tracce delle prove da sostenere, complici dirigenti sanitari e docenti universitari, per essere assunti nel pianeta Sanità. Le accuse ipotizzate: associazione pe delinquere, rivelazione di segreti d’ufficio, peculato, abuso d’ufficio, favoreggiamento, falso. Questo racconta la cronaca, questi i risvolti giudiziari di un fattaccio che ai bei tempi del partito comunista si sarebbe concluso con effetto immediato in un terremoto politico. Nessun dubbio: oltre il rito ecumenico del commissariamento, deciso da Zingaretti per esautorare Bocci, segretario regionale, null’altro. Il provvedimento non avrà conseguenze durature, sommerso dal magma maleodorante del “tanto sono tutti uguali”, e via…L’episodio dice ben altro. Parla di un dissolvimento dell’etica che un tempo ha coinvolto quasi esclusivamente i partiti di governo di centro e centrodestra, ma che ha contagiato la sinistra post Berlinguer, inglobando anche personaggi del Pd nel girone infermale del malaffare. Certo, relativamente pochi se confrontati con il mondo affollato dei corrotti, degli interessi personali e di partito di altri soggetti politici. E’ anche possibile che a spingere per affidare ai media il doppio episodio dell’Umbria e della Puglia di Emiliano, abbia un ruolo il clima politico, che Salvini governa sostituendosi agli organi giudicanti o esercitando pressioni sulla magistratura in quanto ministro dell’Interno (il caso del sindaco di Riace fa testo). Il commento non giustifica comunque il Pd umbro o in generale il Pd. Negli anni del Pci, quando era ancora il partito dell’onesta, delle mani pulitissime, del “non c’è posto per chi sgarra” il rigore era forse esasperato. AI candidati era proibito fare campagna elettorale con manifesti autoreferenziali, o distribuire biglietti da con il proprio nome e numero di candidato. Nemmeno a parlarne di finanziamenti per le campagne elettorali e stipendi di funzionari di partito pari al salario di un metalmeccanico. Nostalgia? Nostalgia…canaglia. Meglio non ricordare, o meglio darsi una scossa, iniettare estratto di fior di loto nelle vene e, ottenuta la cancellazione del “reato”, ripartire dal “porta a porta” con sottobraccio uno degli ultimi giornali di sinistra, sinistra-centro sotto braccio.
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