Caos-exit

Da Nobel dell’incoscienza chi per primo ha immaginato la secessione della Gran Bretagna, separata non consensuale con l’Europa. Ha innescato una dinamica politica che fa arretrare il Vecchio Continente al tempo della guerra fredda, del muro di Berlino, di tensioni internazionali esplosive, incompiute solo per la paura generalizzata della prevedibile catastrofe provocata da guerre nucleari. La personalità di chi ha inventato la Brexit si racconta in due righe: nostalgico imperialista, socio del club di Autarchia pseudo patriottica, associato alla congrega dei sovranisti, di fede separatista. Non è incredibile è che un soggetto del genere, da sottoporre all’abilità terapeutica di un post freudiano, abbia plagiato la maggioranza dei britannici. Sono parte di un popolo, che nel Tremila persiste nell’idolatria di regine, principi, aspiranti principesse e il loro seguito di nipoti, generi e nuore, suocere, rami nobiliari paralleli, sono gli stessi che rimpiangono la grandeur del colonialismo e rifiutano il ridimensionamento al ruolo di partner paritario dei soci europei. Avanguardia bellicosa dell’Exit è la quota consistente di ideologia della conservazione. Il termine comprende egocentrismo, orgoglio nazionalista, residua superbia post imperialista, miopia micro e macro economica, autoreferenzialità sostenuta dal nulla dell’inconsapevolezza. Il crac ha vissuto tempi di latenza brevi e il peggio arriva puntuale con le caotiche tappe che puntano senza via di uscita dalla Ue, per esplodere con prevedibile puntualità. Theresa May, tirata per capelli da Cameron nell’impossibile trattativa con Bruxelles e con il fuoco amico dell’Irlanda del Nord, assiste impotente alla tempesta che si abbatte sulla City, alla fuga di imprese e capitali, al caos parlamentare che boccia due volte l’esito di trattative per un esodo “dolce” dalla Comunità. Il finale di questa tragicommedia è tutto da scrivere. L’Europa è drastica: “Vi abbiamo concesso due rinvii, un’altra dilazione è fuori discussione”. I “no” alla linea May assume valori di definitiva bocciatura, i laburisti reclamano nuove elezioni, gli inglesi sentono sulla pelle le prime conseguenze di una dimenticata austerity, e soffia, per il momento a velocità moderata, il vento della recessione. Di sicuro c’è che in mancanza di un accordo, l’uscita dell’Inghilterra dalla Ue mette a in discussione la sua economia, che la sterlina crolla e come scrive l’editorialista di un quotidiano inglese “I conservatori sono in preda a demagoghi, analfabeti dell’economia, allucinanti propugnatori del libero mercato”. La fine dell’era May è molto prossima. Chissà se ne pensano i secessionisti nostrani, fan di esasperate autonomie regionali così simili alle motivazioni degli autonomisti britannici, illusi di trarre vantaggio dall’exit.

Iniziativa del Quirinale. Mattarella ha premiato tanti ragazzi italiani che al Paese degli egoismi, del razzismo e di altre patologie sociali, alimentate dalla cattiva politica, contrappongono il volto della solidarietà, dell’altruismo, della tolleranza. Grazie a loro, ha forza coinvolgente l’anatema del nostro Presidente, che ha lanciato il più autorevole allarme sull’incombente crisi climatica globale. Ai nemici della Terra, da Trump alla Cina, dai petrolieri a tutti gli altri inquinatori seriali del pianeta, rispondono i giovani. Oggi cortei in 150 paesi. Alla testa di questo movimento mondiale c’è la leader dell’ambientalismo: è una ragazza svedese di appena 16 anni, è Greta Thunberg, simbolo della protesta contro il letale masochismo della società degli adulti.


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