Non Ufo, ma oggetti non identificati

Per noi, esterni al frenetico evolversi delle tecnologie, l’incipit della rivoluzione nota con le cinque lettere d-r-o-n-e, è stato l’acquisto di un mini elicottero, giocattolo capace di decollare e librarsi azionato da un piccolo telecomando. Lo proponeva ai passanti un ambulante cinese, una decina di anni fa a Napoli, sui marciapiedi della via Toledo. “Drone”, nella lingua inglese significa fuco (maschio dell’ape), ma anche ronzio, tipico rumore degli oggetti volanti senza pilota che a molti sarà capitato di veder ronzare in cielo.

Giovedì, 20 Dicembre 2018, volo Napoli-Londra delle 18 e 55, aereo della British Airways, partenza alle 18 e 55. Voci di dentro informano che la partenza, forse, avverrà alle ore due della notte, ma si smentiscono presto. “Cancelled” annuncia il display nella sala di accesso al check in e l’annullamento era scontato per chi ha seguito con attenzione il caso Gatwick, grande e rinnovato aeroporto londinese chiuso dalla sera prima. Sulle piste di decollo la presenza di un grosso drone avrebbe causato disastri agli aerei in partenza e in arrivo.

I più hanno pensato per stima storica che l’efficienza britannica è grande e lo stop avrebbe avuto vita breve, ma la compagnia di bandiera inglese era tutt’altro che ottimista. Annullati decine di decolli, ha dirottato gli aerei in mezza Europa e ha comunicato che il volo delle 18 e 55 era stato rinviato a domenica, sempre che nel frattempo la polizia avesse scoperto chi telecomandava i droni e perché si avvicendano pericolosamente sulle piste.

Che fare? A salvare la vacanza natalizia è stata la fortuna, cioè l’acquisto degli ultimi due posti liberi sull’Easy Jet in partenza alle 19 e 44 e diretto a Londra, aeroporto di Luton. Nel frattempo il traffico aereo internazionale è stato sconvolto e il “go” all’aereo è arrivato alle 21 e 5 minuti. L’aereo ha impiegato oltre 3 ore per compiere il percorso che abitualmente richiede poco più di due ore, perché costretto a un largo giro di avvicinamento nei cieli del Belgio e di chissà quale altro Paese europeo. C’è stato tutto il tempo per riflettere sul rischio droni.

Il calvario del Napoli-Londra ha previsto altre tappe: il caos generale dilaga e coinvolge tutti gli scali londinesi, incluso Luton, dove le compagnie dirottano molti atterraggi previsti a Gatwick. Oltre mezz’ora è il tempo per accedere al controllo passaporti, altrettanto perché il nastro trasportatore restituisca i bagagli.

Nell’attesa non si parla che di droni. Questi aerei di dimensioni, potenza, autonomia e usi molteplici, hanno rivoluzionato attività storicamente costose e di ardua attuazione. La peggiore è di natura militare. In pratica consente di spedire in azioni distruttive aerei telecomandati, senza pilota. Per scopi pacifici, può eseguire rilevamenti, riprese fotocinematografiche, trasportare materiali, viveri, medicinali in zone impervie, spegnere incendi, e molto altro. Il pericolo: i droni si possono acquistare liberamente in megastore o semplicemente on line e il caso Gatwick fa scattare l’allarme. Per più giorni e non si sa ancora chi, qualcuno ha fatto sorvolare da droni un aeroporto internazionale. Avrebbe potuto sganciare bombe su obiettivi civili e militari, centrali nucleari, luoghi affollati. Non si chieda a un inglese cosa pensa dell’efficienza britannica, dell’intelligence, che non è riuscita a scoprire da dove sono stati lanciati i droni nel cielo di Gatwick e da chi. Non gli sarà facile mascherare l’imbarazzo per l’orgoglio ferito, ma il peggio è che episodi come quello dell’aeroporto inglese potrebbero ripetersi, per responsabilità di squilibrati, o peggio, di attentatori.


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