A meno di colpi di scena, sempre possibili fino all’ultimo secondo con tutti i governi, ben compreso quello gialloverde, nella manovra è stato infilato un bel regalo natalizio per i titolari di concessioni balneari. Una questione non da poco, che soprattutto d’estate fa sentire il suo peso.
Per i prossimi 15 anni, non una bazzecola, vengono prorogate le condizioni per gli attuali titolari. Una autentica follia, visto che in pratica diventano eterne, impediscono una libera concorrenza, e soprattutto gli stessi titolari potranno continuare a pagare cifre irrisorie per i canoni, a fronte di prezzi sempre maggiori per i cittadini, i quali vengono per di più privati della possibilità di accedere alle cosiddette “spiagge libere”, una vera chimera ormai anche in città dove il mare è di casa.
Prendiamo l’esempio più classico, Napoli, storicamente decantata per il suo mare blu, la pizza, gli spaghetti e i mandolini. Solo che il mare è ormai uno sbiadito ricordo, lontanissimo negli anni, un diritto del tutto negato ai napoletani e ai turisti che vogliano conoscerlo per davvero.
“Il mare non bagna Napoli”, scriveva profeticamente un bel po’ d’anni fa Maria Ortese. Oggi meno che mai.
Per rendersene conto basta fare una passeggiata di qualche chilometro tra via Caracciolo e via Posillipo, seguendo quindi tutto il fronte marino che da Castel dell’Ovo, passando per Mergellina, arriva fino alla zona di Coroglio-Bagnoli.
E’ un pullulare di stabilimenti privati, ai quali si può facilmente accedere pagando da un minimo di 15 euro per una sdraio, fino a 50 euro per due sdraio e un ombrellone. Un mordi e fuggi un po’ caro, sia per le tasche dei partenopei che dei turisti.
Ma quanto pagano i concessionari dei lidi? Cifre da far ridere i polli: dai 5 mila ai 12 mila euro l’anno. E anche prestigiosi e danarosi circoli (come ad esempio il Circolo Posillipo) godono di sconti stratosferici rispetto a quanto dovrebbero versare nelle casse comunali.
Sentiamo la voce di alcuni barcaioli che da una vita campano con la pesca. “E’ uno schifo per la gente. Che deve pagare un sacco per avere poco. Per di più quelli che tengono i lidi non rispettano la legge, perchè non riservano una quota, come previsto, per uno spazio di spiaggia libera. O se c’è mettono mille ostacoli per l’accesso. Capita ogni tanto che uno alza la voce e fa arrivare i carabinieri: solo allora fanno accedere dopo mille acrobazie a quel lembo. Adesso fanno festa i gestori, perchè potranno continuare così per altri 15 anni”.
Lungo tutto il tragitto ci sono pochissimi lembi di spiaggia libera. Qualche metro alla “Rotonda Diaz”, che pullula di ragazzini, ma l’acqua non è certo trasparente. Poi il celebre “Mappatella beach”, la classica ministriscia per il popolo napoletano. Quindi 4 metri per 4 a largo Sermoneta e se fate un tuffo rischiate di spaccarvi la testa su una barca.
C’è poi l’unico lembo che abbia le parvenze di una spiaggetta: il “Lido della Monache”, a ridosso dello storico Palazzo Donn’Anna, a un passo dal lussuoso castello su cinque piani di Alfredo Romeo – l’immobiliarista casertano finito nello scandalo Consip – e vis a vis con una super struttura su cinque piani in fase di ristrutturazione e di proprietà della Curia (un ex ospizio che è nel mirino di non pochi per farne un albergo a 5 stelle).
Il Comune di Napoli, due anni fa, ha pensato bene di issare un bel cartello prima della discesa che porta sia al “Lido della Sirene” (una delle tante concessioni) sia al Lido delle Monache. Ma non se ne è fregato minimamente, il Comune, di dotare il “suo” lido del minimo indispensabile: una doccia e soprattutto un bagno chimico. Commenta un assiduo frequentatore: “è un posto stupendo, nuotando per pochi minuti puoi raggiungere altre oasi bellissime. Peccato che d’estate il mare antistante la spiaggetta, dove tutti si tuffano e fanno il bagno, diventi un orinatoio: è ovvio, perchè se ci stai quattro ore, dove la fai? Cosa ci vuole a mettere un bagno chimico per motivi di igiene pubblica? Non ci sono i soldi per un wc e si buttano soldi dalla finestra per fiere paesane lungo via Caracciolo? Boh”.
Eppure niente, a palazzo San Giacomo sono sordi. Nonostante quest’anno ai primi di giugno una petizione firmata da quasi 5 mila cittadini abbia espressamente sollecitato una maggiore attenzione da parte del Comune.
Ma sono soprattutto preoccupati, i cittadini della zona, che in vista della prossima estate possa succedere qualcosa. “Vuoi vedere che qualcuno fa l’albergo e si prende anche la spiaggetta? Oppure che il lido a fianco si allunga e la concessione viene ampliata? Siamo realmente preoccupati perchè è rimasto l’unico posto dove è possibile trascorrere qualche ora per rinfrescarsi. Speriamo che la speculazione e gli interessi privati non vincano ancora una volta”.
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